sabato 26 marzo 2011

I corsi della vita.


Imparare è una delle cose più belle della vita. E imparare direttamente dagli altri è ancora meglio.

Su questo non ci sono dubbi: è evidente che se siamo diventati quello che siamo, cioè uomini, è grazie alla capacità di costruire quella rete di relazioni e competenze che chiamiamo cultura. E la cultura, intesa come rete, è un apparecchio strano: uno di quei dispositivi che se li utilizzi non si deteriorano e non li devi portare al centro riparazioni. Al contrario: la cultura è una rete che per funzionare, e accrescersi, deve essere utilizzata (e rivista e aggiornata) continuamente, altrimenti deperisce.

Io adoro imparare specie direttamente dalle persone, interrogandole, tempestandole di domande: se incontro qualcuno che conosce bene una materia, o sa fare bene il suo mestiere, voglio immediatamente saperne tutto. Poi, quasi subito, capisco che questo è impossibile in pochi minuti e mi accontento di comprenderne le basi o qualche elemento.

Non è un furto il mio, perché il sapere, magicamente, invece di disperdersi come l'acqua, è proprio diffondendosi che si accresce, grazie anche alle domande, alle critiche, alle obiezioni, agli emendamenti, alle varianti, alla competizione darwiniana. Così come non è un furto “copiare le buone idee”, specie nelle pratiche sociali, ma questo discorso mi porterebbe un po' fuori tema...

So di non essere un'eccezione in questa mia fame di notizie e informazioni, ma sono tra quelli che hanno un'attitudine particolarmente sviluppata in questo senso. Nel giugno del 2008, prima di partire per la Cina, dove sarei dovuto andare a seguire le Olimpiadi, mi sono iscritto a un corso di cinese on-line che poi ho portato avanti per quasi due anni, solo per il gusto di imparare: la mia insegnante di mandarino, da Pechino, due-tre mattine alla settimana mi insegnava nuovi caratteri, pronunce e regole. Qualche tempo dopo mi sono messo a interrogare il professor Boldrin, sui fondamenti dell'economia e sulla natura della crisi e poi ancora un mio amico esperto di regolamento del gioco del calcio. Sono insaziabile.

Da qualche tempo però, vedo che faccio fatica: l'istinto è ancora quello del rapace di informazioni, ma poi mi scordo le cose, devo inventarmi trucchetti mnemonici per ricordarmi anche distinzioni facilissime, per non confondere ad esempio, come si dicono sinistra e destra in cinese oppure per non scambiare deficit e debito in economia (differenza banale, ma fondamentale).

È un fenomeno quasi certamente dovuto (oltre che a qualche aperitivo di troppo e a un'atavica predisposizione all'insonnia: se dormo bene, ricordo meglio) principalmente all'età: ormai ho 48 anni e la struttura delle mie cellule nervose, pure mantenute attive da questa frenetica curiosità, sembra più orientarsi a fornire AGLI altri, che non ad accogliere DAGLI altri (e poi mantenere ed elaborare...) nuove informazioni.

Diciamo che nell'imparare procedo ancora bene all'inizio, metto assieme rapidamente le informazioni di base, ma poi mi trovo davanti dei veri e propri muri. Forse è giusto così, mannaggia. Forse è arrivata l'ora di comprendere che non sono più fatto per imparare. Forse è arrivato il momento di ammettere che non è così vero, come dice il detto milanese che (traduco) “anche la vecchia non vuole mai morire, perché ne impara una nuova ogni giorno”. Forse è arrivata l'ora di incrementare la quota parte di restituzione di quel poco che ho imparato. Che palle! Perché, sì, certo è bello, ed è doveroso, anche insegnare ai giovani: ma non è così bello come imparare!

Il fatto è che bisogna essere anche realistici e sapere ottimizzare tempi e risorse. Anche perché imparare è bello di per sé, ma poi è giusto essere in grado anche di sfruttare quello che si è imparato. E io per imparare il cinese alla perfezione a 48 anni non solo faccio più fatica di un pischello, ma poi ho anche meno anni di vita davanti a me per utilizzarlo. E allora la prossima volta che devo investire 1200 euro in un corso, forse è meglio, forse è più giusto e più economico (in termini di tempo e di denaro), che li utilizzi per regalare un corso di inglese o di canottaggio o – perché no? – proprio di cinese, a mia figlia: ci metterà meno tempo e fatica e, a Dio piacendo, avrà più anni davanti per sfruttarlo. Non è la stessa cosa, porca zozza, ma c'est la vie: e la cultura è una rete: non dobbiamo essere egoisti: se c'è un ganglio (cioè un tipo giovane) più efficiente di me (un quasi anziano) è giusto che sia lui a operare e a imparare.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Davvero un bel post,complimenti :)

La penso esattamente come te,anche se mi spiace l'ultima parte del post. Mai tirarsi indietro,pensa che io utilizzavo persino le parole crociate per imparare più cose insieme. Anche se come hai detto tu,le persone sono la fonte migliore,oltre che più divertente da utilizzare!

Buona serata

Jane of All Trades ha detto...

I hope you don't mind but I just randomly came across your blog and read this. It's interesting how you expressed such a hunger for learning; I feel that too. I constantly want more and more and it's insatiable. What's it like to learn Mandarin?

Marco Ardemagni ha detto...

Hi Jane, I assume that your hunger for learning has lead you to learn some Italian and thanks to that you had the chance to read my post and to share your views with mine. And there is no debate that sharing views is another great thing, just like learning (and somehow deeply related to learning). So, as you can see, it works! Learning Mandarin Chinese is just challenging. At first my purpose was just to understand the basic structure of the grammar, later on I decided to go a bit more in depth, but I am definitely still a beginner.