Qui sotto la classifica della permanenza al governo dei Presidenti del Consiglio dal 13 luglio 1946 al 24 gennaio 2008. Cinque persone: Andreotti, De Gasperi, Moro, Berlusconi e Fanfani hanno governato (in totale) il 50% del tempo nell'Italia del dopoguerra. Sarà un po' anche colpa loro se le cose sono andate come sono andate, o no? O è stata colpa mia?
Andreotti 2582 giorni 11,59 %
De Gasperi 2556 giorni 11,48 %
Moro 2277 giorni 10,22 %
Berlusconi 2039 giorni 9,16 %
Fanfani 1658 giorni 7,44 %
Prodi 1504 giorni 6,75 %
Craxi 1352 giorni 6,07 %
Rumor 1106 giorni 4,97 %
Segni 1081 giorni 4,85 %
Amato 687 giorni 3,08 %
Colombo 560 giorni 2,51 %
D'Alema 542 giorni 2,43 %
Spadolini 521 giorni 2,34 %
Scelba 507 giorni 2,28 %
Cossiga 441 giorni 1,98 %
Ciampi 377 giorni 1,69 %
Dini 465 giorni 2,09 %
De Mita 486 giorni 2,18 %
Zoli 408 giorni 1,83 %
Altri 1121 giorni 5,03 %
E poi quale elefante, Lakoff è simpatico, ma parliamone lo stesso. Se i miei calcoli sono corretti, l'Italia è stata governata quasi sempre da Berlusconi o da gente per cui lui, e non io, votava. Sarà un po' più colpa sua, o è sempre colpa mia, dei sindacati e dei comunisti?
E poi ce lo vuole dire, o no, per chi votava prima? (Ogni tanto serve fare qualche domanda un po' meno prevedibile, un po' stramba)
E poi ce la vuole dire, così al volo, la cosa più utile al paese che ha fatto nei 2039 giorni del suo governo? Quello di buono che ha fatto per sé, Mediaset, l'A.C.Milan lo sappiamo... ma per il paese? Dai forza al volo, buttane una!
E poi anche il Milan: grandissimo quando deve vincere per se stesso, ma per vincere il mondiale abbiamo dovuto fare a meno di Maldini (immenso nel suo club) e Nesta ha dovuto essere sostituito dal nerazzurro Materazzi. Milan come metafora perfetta del suo presidente: splendido nel farsi gli affari propri, un po' meno utile al paese.
lunedì 28 gennaio 2008
domenica 27 gennaio 2008
Elezioni subito
I sondaggi dicono che se si va al voto il centrodestra vince facile. L'ultimo sondaggio disponibile sull'apposito sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri (pubblicato il 14 gennaio con interviste fatte il 9 e il 10) dice: 55% a 44% (e l'Udeur era ancora calcolata a sinistra, altrimenti si arriva a 55,5% contro 43,5%: sai che botta!).
E allora, fossi Veltroni, se si deve andare a votare ad aprile con questo sistema elettorale, perso per perso, farei solo due cose:
1) dopo una minuziosa opera di ablazione dei politici dalla moralità dubbia e/o palesemente inefficienti (vedi problema rifiuti) mi rivolgerei agli elettori dicendo: "Avete letto tutti scandalizzati Stella e Saviano e siete scesi tutti in piazza inneggiando a Beppe Grillo, beh ora quelli della Casta residui sono tutti dall'altra parte, volete votarli? Fate pure". Temo che però, con le dimissioni (consigliate?) di Cuffaro la sinistra si sia fatta rubare di qualche giorno anche questa idea. Anche se comunque, di là, un posto a Mastella dovranno pure garantirlo, con il regalino che gli ha fatto quindi si potrebbe iniziare a definire tutta la coalizione di destra come "I nuovi amici di Clemente Mastella" (come Mastella, voi siete come Mastella...)
2) Mi presenterei con un programma di 10 pagine che sia facilmente riconoscibile come "di sinistra" la cui sintesi però sia contenuta in massimo 5 punti, facili da ricordare, che stiano tutti su un foglio A4, dove i temi non vengano solo elencati e non ne venga solo auspicata la soluzione, ma venga espresso chiaramente in quale direzione ci si muoverà (es. diminuiremo le tasse/aumenteremo le tasse, riformeremo la legge elettorale/la terremo così, informatizzeremo la giustizia dando tutto in mano alla Apple o alla IBM, introdurremo la moviola in campo). Qualcosa tipo..., potremmo chiamarlo anche... che so, "Patto con gli italiani", ecco sì, suona bene.
E allora, fossi Veltroni, se si deve andare a votare ad aprile con questo sistema elettorale, perso per perso, farei solo due cose:
1) dopo una minuziosa opera di ablazione dei politici dalla moralità dubbia e/o palesemente inefficienti (vedi problema rifiuti) mi rivolgerei agli elettori dicendo: "Avete letto tutti scandalizzati Stella e Saviano e siete scesi tutti in piazza inneggiando a Beppe Grillo, beh ora quelli della Casta residui sono tutti dall'altra parte, volete votarli? Fate pure". Temo che però, con le dimissioni (consigliate?) di Cuffaro la sinistra si sia fatta rubare di qualche giorno anche questa idea. Anche se comunque, di là, un posto a Mastella dovranno pure garantirlo, con il regalino che gli ha fatto quindi si potrebbe iniziare a definire tutta la coalizione di destra come "I nuovi amici di Clemente Mastella" (come Mastella, voi siete come Mastella...)
2) Mi presenterei con un programma di 10 pagine che sia facilmente riconoscibile come "di sinistra" la cui sintesi però sia contenuta in massimo 5 punti, facili da ricordare, che stiano tutti su un foglio A4, dove i temi non vengano solo elencati e non ne venga solo auspicata la soluzione, ma venga espresso chiaramente in quale direzione ci si muoverà (es. diminuiremo le tasse/aumenteremo le tasse, riformeremo la legge elettorale/la terremo così, informatizzeremo la giustizia dando tutto in mano alla Apple o alla IBM, introdurremo la moviola in campo). Qualcosa tipo..., potremmo chiamarlo anche... che so, "Patto con gli italiani", ecco sì, suona bene.
mercoledì 16 gennaio 2008
anything goes
Non era certo facile immaginare che il filosofo che mi ha regalato il titolo del blog finisse al centro di una polemica così tipicamente italiana. Eppure Paul K. Feyerabend, che lanciò il suo "anything goes", reductio ad absurdum contro le rigidità del metodo scientifico, è lo stesso della frase su Galileo che, a 18 anni di distanza dalla citazione, ha tenuto Ratzinger fuori dalla Sapienza.
Premesso che sarebbe auspicabile, come propugna da anni il mio amico Stefano, una Santa Sede itinerante come la corte di Federico II: un anno in Italia, l'anno dopo in Brasile, poi in Germania e così via (perché tenere il privilegio tutto per noi?), premesso che sarebbe da capire perché il Papa non potrebbe accettare un contraddittorio fuori dagli ambienti canonici (in Chiesa non accetta repliche dai fedeli, e va bene, son regole loro, ma se viene in università potrebbe anche ascoltare e, perché no, fare qualche domanda, su tante cose c'è chi ne sa più di lui), premesso che non è una grande idea invitarlo proprio all'apertura dell'anno accademico (quella è la sede in cui dovrebbero essere espresse le linee guida di chi guida l'accademia, un po' come l'editoriale su un giornale che è cosa diversa dall'intervento di un ospite, per quanto autorevole), premesso tutto questo, ci sono anche un paio punti che forse avrebbero deposto a favore della possibilità di un intervento del papa, anche se magari non proprio all'apertura.
Il primo è questo: era ormai stato invitato. Se mia moglie invita una amica antipatica a casa, una volta uscita me la prendo con lei, ma non la spubblico davanti al mondo e soprattutto non davanti all'amica.
Va bene, però poi mi deve dire perché l'aveva invitata. E non è chiaro se Ratzinger era stato invitato come studioso cioè, per intenderci, anche se non fosse stato eletto papa tre anni prima o proprio in quanto papa (e in quanto papa gli andrebbe ricordato che, storicamente, in ambito scientifico i papi non solo non ci hanno preso quasi mai, e questo passi, ma si sono anzi spesso incaponiti con chi ci prendeva). Perché è sì vero che io non sono d'accordo con le tue idee ma mi batterò perché tu possa esprimerle ecc. ecc. ma tu non solo non ti sei battuto nei secoli perché io potessi farlo, ma hai spesso tappato la bocca, mentre tu, ancora oggi, anche se non dalla Sapienza, puoi tranquillamente esprimerti in mille e un modo diverso dal tuo finestrone romano, che se mi metto a fare uguale da una via lì vicino mi portano dentro.
L'altra ragione per invitarlo è che un'università, come ente privato, può sentire chiunque, e molti citano il caso del discorso di Ahmadinejad alla Columbia. Ma non credo abbia parlato a un'inaugurazione. Anzi sarà stato certamente visto come un esotico oggetto di studio da parte di molti, mentre il papa all'inaugurazione sarebbe stato certamente integrato, almeno nel vissuto, con gli officianti la cerimonia, rendendola inevitabilmente meno laica.
No, non ci siamo: anche le due ragioni che ho preso in considerazione non reggono.
E poi, comunque, va ricordato che è la terra che gira attorno al sole e non viceversa.
Premesso che sarebbe auspicabile, come propugna da anni il mio amico Stefano, una Santa Sede itinerante come la corte di Federico II: un anno in Italia, l'anno dopo in Brasile, poi in Germania e così via (perché tenere il privilegio tutto per noi?), premesso che sarebbe da capire perché il Papa non potrebbe accettare un contraddittorio fuori dagli ambienti canonici (in Chiesa non accetta repliche dai fedeli, e va bene, son regole loro, ma se viene in università potrebbe anche ascoltare e, perché no, fare qualche domanda, su tante cose c'è chi ne sa più di lui), premesso che non è una grande idea invitarlo proprio all'apertura dell'anno accademico (quella è la sede in cui dovrebbero essere espresse le linee guida di chi guida l'accademia, un po' come l'editoriale su un giornale che è cosa diversa dall'intervento di un ospite, per quanto autorevole), premesso tutto questo, ci sono anche un paio punti che forse avrebbero deposto a favore della possibilità di un intervento del papa, anche se magari non proprio all'apertura.
Il primo è questo: era ormai stato invitato. Se mia moglie invita una amica antipatica a casa, una volta uscita me la prendo con lei, ma non la spubblico davanti al mondo e soprattutto non davanti all'amica.
Va bene, però poi mi deve dire perché l'aveva invitata. E non è chiaro se Ratzinger era stato invitato come studioso cioè, per intenderci, anche se non fosse stato eletto papa tre anni prima o proprio in quanto papa (e in quanto papa gli andrebbe ricordato che, storicamente, in ambito scientifico i papi non solo non ci hanno preso quasi mai, e questo passi, ma si sono anzi spesso incaponiti con chi ci prendeva). Perché è sì vero che io non sono d'accordo con le tue idee ma mi batterò perché tu possa esprimerle ecc. ecc. ma tu non solo non ti sei battuto nei secoli perché io potessi farlo, ma hai spesso tappato la bocca, mentre tu, ancora oggi, anche se non dalla Sapienza, puoi tranquillamente esprimerti in mille e un modo diverso dal tuo finestrone romano, che se mi metto a fare uguale da una via lì vicino mi portano dentro.
L'altra ragione per invitarlo è che un'università, come ente privato, può sentire chiunque, e molti citano il caso del discorso di Ahmadinejad alla Columbia. Ma non credo abbia parlato a un'inaugurazione. Anzi sarà stato certamente visto come un esotico oggetto di studio da parte di molti, mentre il papa all'inaugurazione sarebbe stato certamente integrato, almeno nel vissuto, con gli officianti la cerimonia, rendendola inevitabilmente meno laica.
No, non ci siamo: anche le due ragioni che ho preso in considerazione non reggono.
E poi, comunque, va ricordato che è la terra che gira attorno al sole e non viceversa.
giovedì 10 gennaio 2008
Premier League
Non riesco a decidere per quale squadra inglese tifare. Bel problema, eh?
Premesso che non provo nessuna simpatia per il Chelsea...
1) Mio nonno e mio padre oltre che per l'Inter (tifo che ho ereditato) tenevano per il Tottenham e stasera (andata di Carling Cup all'Emirates Stadium: Arsenal-Totenham 1-1) ho sperato che gli Spurs rompessero la maledizione che li vede non-vincenti da otto anni contro i Gunners. Grande Berbatov e ancora un po' d'affetto per Robbie Keane, ma sono stati raggiunti a dieci minuti dalla fine. La maledizione.
2) Il mito però è ovviamente lo United: i Busby Babes dell'incidente aereo di Monaco del 1958, la Coppa Campioni del 1968, Pete Best, Roy Keane, la rimonta con due gol nel recupero contro l'odiato Bayern in finale Coppa Campioni del 1999. E poi Manchester è pur sempre la città di Morrissey. (Il quale ne ha pure cantato dei Red Devils e dell'incidente aereo di Monaco: "We love them / We mourn for them / Unlucky boys of Red", mentre l'altra canzone "Roy's Keen" dovrebbe solo giocare con l'assonanza con Roy Keane). Però, però, però un mio amico inglese (tifoso dello Sheffield Wednesday!) mi garantisce che per anni sono stati la Juve d'Inghilterra (super-protetti dagli arbitri). E questo chiude la partita.
3) Poi Nick Hornby ci ha insegnato ad amare anche i Gunners, che hanno una loro allure e Londra è sempre Londra... ("Home of the free or what?"). Insomma in fondo, Your Arsenal è anche un po' il mio Arsenal.
4) E poi come si fa a non tremare quando si sentono i tifosi del Liverpool (che è pur sempre la città dei Fab Four) cantare "You'll Never Walk Alone". E poi l'epopea di Istanbul! E i Reds sono stati anche la prima squadra di club che ho avuto al subbuteo... (assieme al Celtic). Ma non si può dimenticare il 1985 dell'Heysel.
5) Quest'anno, alla fine, ho deciso: bizzarria per bizzarria che sia Manchester City. Eriksson mi è sempre stato simpatico (non è lui che ha tolto lo scudetto alla Juve di Perugia?) poi Bojinov e Rolando Bianchi (uno s'è rotto subito, l'altro gioca poco) poi Elano, poi quel fenomeno di Mikah Richards in difesa (che però adesso è stato implicato in una brutta storia, si chiarirà tutto...). Fondamentalmente, va riconosciuto, i ragazzi sono delle discrete pippe, checché ne dicano gli Oasis (ai quali tra l'altro - Wonderwall a parte - ho sempre preferito i Blur) eppure stanno facendo il miglior campionato da millenni.
Dicevo: bel problema eh? Comunque forza Citizens (per ora).
Premesso che non provo nessuna simpatia per il Chelsea...
1) Mio nonno e mio padre oltre che per l'Inter (tifo che ho ereditato) tenevano per il Tottenham e stasera (andata di Carling Cup all'Emirates Stadium: Arsenal-Totenham 1-1) ho sperato che gli Spurs rompessero la maledizione che li vede non-vincenti da otto anni contro i Gunners. Grande Berbatov e ancora un po' d'affetto per Robbie Keane, ma sono stati raggiunti a dieci minuti dalla fine. La maledizione.
2) Il mito però è ovviamente lo United: i Busby Babes dell'incidente aereo di Monaco del 1958, la Coppa Campioni del 1968, Pete Best, Roy Keane, la rimonta con due gol nel recupero contro l'odiato Bayern in finale Coppa Campioni del 1999. E poi Manchester è pur sempre la città di Morrissey. (Il quale ne ha pure cantato dei Red Devils e dell'incidente aereo di Monaco: "We love them / We mourn for them / Unlucky boys of Red", mentre l'altra canzone "Roy's Keen" dovrebbe solo giocare con l'assonanza con Roy Keane). Però, però, però un mio amico inglese (tifoso dello Sheffield Wednesday!) mi garantisce che per anni sono stati la Juve d'Inghilterra (super-protetti dagli arbitri). E questo chiude la partita.
3) Poi Nick Hornby ci ha insegnato ad amare anche i Gunners, che hanno una loro allure e Londra è sempre Londra... ("Home of the free or what?"). Insomma in fondo, Your Arsenal è anche un po' il mio Arsenal.
4) E poi come si fa a non tremare quando si sentono i tifosi del Liverpool (che è pur sempre la città dei Fab Four) cantare "You'll Never Walk Alone". E poi l'epopea di Istanbul! E i Reds sono stati anche la prima squadra di club che ho avuto al subbuteo... (assieme al Celtic). Ma non si può dimenticare il 1985 dell'Heysel.
5) Quest'anno, alla fine, ho deciso: bizzarria per bizzarria che sia Manchester City. Eriksson mi è sempre stato simpatico (non è lui che ha tolto lo scudetto alla Juve di Perugia?) poi Bojinov e Rolando Bianchi (uno s'è rotto subito, l'altro gioca poco) poi Elano, poi quel fenomeno di Mikah Richards in difesa (che però adesso è stato implicato in una brutta storia, si chiarirà tutto...). Fondamentalmente, va riconosciuto, i ragazzi sono delle discrete pippe, checché ne dicano gli Oasis (ai quali tra l'altro - Wonderwall a parte - ho sempre preferito i Blur) eppure stanno facendo il miglior campionato da millenni.
Dicevo: bel problema eh? Comunque forza Citizens (per ora).