Però, colto da curiosità, ieri sera ero andato a consultare uno dei miei siti preferiti: proprio quello dell'archivio de La Stampa. La domanda che mi ponevo era: come avrà commentato il quotidiano degli Agnelli il 21 marzo 1921 la nascita del nipotino Gianni ?
Prima però di aprire l'archivio de La Stampa ho verificato su Wikipedia per scoprire che, innanzitutto, il 21 marzo 1921 La Stampa non era ancora il quotidiano degli Agnelli. Il senatore Giovanni Agnelli, fondatore dell'azienda, nonno di Gianni, al momento della nascita del nipote ne deteneva solo una quota di minoranza, rilevata tra l'altro solo pochi mesi prima (il 1 dicembre 1920). Gli Agnelli diventeranno proprietari della Stampa solo nel 1926, con l'avallo delle autorità fasciste. Infatti su La Stampa del 22 marzo 1921 non si parla affatto della nascita di Gianni Agnelli.
Ma la vera notizia, ricavabile dall'archivio della Stampa, è che al tempo della nascita di Gianni Agnelli la Fiat era in grave crisi: una crisi che, per certi versi, ricorda quella dei nostri tempi.
Nell'ottobre 1920 il senatore Agnelli, visto l'alto livello di politicizzazione delle maestranze, propone addirittura la trasformazione dell'azienda in cooperativa, cedendone di fatto il controllo ai lavoratori, "per il bene dell'azienda". Chavez ne sarebbe stato entusiasta!
La FIOM, invece, pare colta alla sprovvista dall'insolita proposta che la Stampa del 2 ottobre 1920 riporta attingendo pari pari dal quotidiano socialista L'Avanti (qui l'articolo integrale) in un pezzo intitolato Sul progetto del Cav. Agnelli di trasformazione della Fiat
Eccone alcuni passi.
Il cav. Agnelli, amministratore delegato della Fiat (…) propose di iniziare trattative per trasformare l'azienda da lui amministrata in ente cooperativo (…) dato il diffondersi tra le masse delle idealità rivoluzionarie. Da alcuni mesi i dirigenti della Fiat si sentivano assillati dall'incubo di avere in officina alcune decine di migliaia non di collaboratori, ma di nemici (…). Tentando un esperimento di gestione collettiva, in forma cooperativa, la crisi sarebbe superata.Qualche mese dopo (siamo all'inizio di aprile 1921, gli Agnelli hanno acquistato le quote della Stampa e il piccolo Gianni Agnelli è nato da qualche giorno) della proposta di cooperativa non si sa più nulla: Giovanni Agnelli è in controllo dell'azienda e decide di licenziare 1.500 operai (con la prospettiva di licenziarne a poco fino a 4-5mila dei 20.000 totali). Ma con quale criterio sceglie gli operai da licenziare? Tutti e solo quelli dei reparti in crisi indipendentemente dal credo politico, come vorrebbero i (tutto sommato docili) sindacati?
Macché! Decide di farlo scegliendoli tra le teste più calde. (La storia si ripete eccetera).
Ne rende conto ancora La Stampa in un articolo del 7 aprile 1921 (qui il testo integrale) intitolato Calmo atteggiamento delle Maestranze della "Fiat" dopo la chiusura delle officine
(...) Ciò che dicono gli operaiNon vi ricorda qualcosa?
Uno dei nostri interlocutori, intelligente figura di operaio moderno e vivace parlatore ci disse: - Agnelli ha avuto torto di far questo colpo di testa. Egli avrebbe dovuto separare le due questioni: quella dei licenziamenti con quella della disciplina. Ieri mattina i nostri rappresentanti avevano accettato di massima i licenziamenti e chiedevano soltanto di discutere e possibilmente concordare i criteri coi quali essi sarebbero stati effettuati. Per esempio, i nostri delegati avrebbero voluto che nei reparti dove effettivamente non c'era da fare si fossero licenziati tutti gli operai socialisti, comunisti, popolari o qualunque altra diavoleria essi rappresentassero. Agnelli non accettò. Egli voleva fare una scelta, lasciando così trasparire la volontà di colpire determinati individui.
(Nella foto la mia Fiat Multipla a Porto Rotondo nell'estate del 2011).