Da Tuttosport 14 aprile 2009: "Rivogliamo la Juve! - Secondo posto e coppa Italia non possono essere obiettivi all'altezza del glorioso passato".
Appunto.
ps: Bocche e porte chiuse.
mercoledì 22 aprile 2009
mercoledì 8 aprile 2009
Abruzzo - I dubbi dell'8 aprile
Nel migliore dei mondi possibili non ci sono terremoti, né case costruite male. Ma se ci fossero anche lì, nel migliore dei mondi possibili la Protezione Civile sarebbe l'unico ente, autorità assoluta, efficientissima ed infallibile, a fornire (o quanto meno a coordinare) assistenza e soccorsi. Sulla carta è già così. Ma noi italiani non ci fidiamo mai. Forse facciamo bene, perché conosciamo le debolezze e le inefficienze delle nostre macchine (carrozzoni?) ufficiali. Ma allo stesso tempo, non fidandoci, indeboliamo costantemente le nostre macchine ufficiali.
Stamattina, a Radio Popolare, un responsabile di Rifondazione Comunista ha raccontato che, già dieci ore dopo il sisma, un gruppo di militanti aveva allestito a Tempera, una delle località colpite, una cucina da campo che distribuiva alimenti, colmando, in quella specifica località, la lacuna di intervento della Protezione Civile il cui funzionario, una volta sul posto, si era limitato a fare le pulci sulle certificazioni sanitarie della cucina da campo. In ogni caso il gruppo di Rifondazione aveva proseguito nella distribuzione del cibo. Solo in un secondo tempo anche questo gruppo si era coordinato meglio con la Protezione Civile, nel frattempo organizzatasi a Tempera, i funzionari della quale avevano indicato al gruppo di Rifondazione Comunista di raggiungere una seconda località ancora sguarnita di cucina da campo (spero di avere riassunto bene il contenuto della telefonata tra Bacchetta di Radio Popolare e il rappresentante di Rifondazione, ma penso proprio di sì, avevo già preso un paio di caffè).
Ho una grande ammirazione per chi realizza questi interventi: testimoniano la celebre elasticità italiana che ci permette, con un enorme cuore e con una certa diffidenza nei confronti delle autorità preposte, di sopperire alle carenze strutturali del paese. Ma questa continua (e spessissimo legittima) diffidenza forse contribuisce a indebolire le autorità preposte innescando un circolo vizioso da cui uscire sembra impossibile. Azzardo una domanda: questo agire sempre "all'italiana", non è addirittura partecipe di quella stessa cultura che ci fa costruire case meno sicure, perché tanto poi ci arrangiamo col geometra e con il tecnico del comune, che poi magari sono generosissimi (cuore grande all'italiana) quando c'è da partecipare ai soccorsi, ma molto laschi e poco rigorosi quando devono fare il noioso lavoro di controllo ufficiale cui sono preposti?
Anche le raccolte di fondi... dovrebbe esserci un unico numero in tutto il paese dove mandare i soldi, coordinato dalla Protezione Civile. E infatti il numero c'è: con un sms al 48580 si dona un euro. Sapranno ben loro a chi dare i soldi.
E invece perché non c'è un quotidiano, un partito, una associazione, un ente religioso, un gruppo di tifosi che non stia organizzando, ognuno per conto proprio, un'altra raccolta fondi? A chi mandano questi soldi? Immagino che ognuno di questi enti si creda più accorto della Protezione Civile nel selezionare i beneficiari della colletta. Nel migliore dei mondi possibili dovrebbe essere un unico centro a raccogliere i soldi e poi valutare le esigenze della comunità e dei soccorsi.
E ci dovremmo fidare? Forse per ora no, ma continuando a fare ognuno di testa propria dove crediamo di andare? Ma forse sto sbagliando tutto io e dovremmo solo portare rispetto per chi sta facendo qualcosa, in qualsiasi modo.
Stamattina, a Radio Popolare, un responsabile di Rifondazione Comunista ha raccontato che, già dieci ore dopo il sisma, un gruppo di militanti aveva allestito a Tempera, una delle località colpite, una cucina da campo che distribuiva alimenti, colmando, in quella specifica località, la lacuna di intervento della Protezione Civile il cui funzionario, una volta sul posto, si era limitato a fare le pulci sulle certificazioni sanitarie della cucina da campo. In ogni caso il gruppo di Rifondazione aveva proseguito nella distribuzione del cibo. Solo in un secondo tempo anche questo gruppo si era coordinato meglio con la Protezione Civile, nel frattempo organizzatasi a Tempera, i funzionari della quale avevano indicato al gruppo di Rifondazione Comunista di raggiungere una seconda località ancora sguarnita di cucina da campo (spero di avere riassunto bene il contenuto della telefonata tra Bacchetta di Radio Popolare e il rappresentante di Rifondazione, ma penso proprio di sì, avevo già preso un paio di caffè).
Ho una grande ammirazione per chi realizza questi interventi: testimoniano la celebre elasticità italiana che ci permette, con un enorme cuore e con una certa diffidenza nei confronti delle autorità preposte, di sopperire alle carenze strutturali del paese. Ma questa continua (e spessissimo legittima) diffidenza forse contribuisce a indebolire le autorità preposte innescando un circolo vizioso da cui uscire sembra impossibile. Azzardo una domanda: questo agire sempre "all'italiana", non è addirittura partecipe di quella stessa cultura che ci fa costruire case meno sicure, perché tanto poi ci arrangiamo col geometra e con il tecnico del comune, che poi magari sono generosissimi (cuore grande all'italiana) quando c'è da partecipare ai soccorsi, ma molto laschi e poco rigorosi quando devono fare il noioso lavoro di controllo ufficiale cui sono preposti?
Anche le raccolte di fondi... dovrebbe esserci un unico numero in tutto il paese dove mandare i soldi, coordinato dalla Protezione Civile. E infatti il numero c'è: con un sms al 48580 si dona un euro. Sapranno ben loro a chi dare i soldi.
E invece perché non c'è un quotidiano, un partito, una associazione, un ente religioso, un gruppo di tifosi che non stia organizzando, ognuno per conto proprio, un'altra raccolta fondi? A chi mandano questi soldi? Immagino che ognuno di questi enti si creda più accorto della Protezione Civile nel selezionare i beneficiari della colletta. Nel migliore dei mondi possibili dovrebbe essere un unico centro a raccogliere i soldi e poi valutare le esigenze della comunità e dei soccorsi.
E ci dovremmo fidare? Forse per ora no, ma continuando a fare ognuno di testa propria dove crediamo di andare? Ma forse sto sbagliando tutto io e dovremmo solo portare rispetto per chi sta facendo qualcosa, in qualsiasi modo.
venerdì 3 aprile 2009
Il triangolo di Piacenza Sud 2
Per chi avesse mancato la prima puntata, di quando mi sono perso nella falla spazio-temporale della A21, il link è qui.
Com'è, come non è, il giorno successivo mi reco al Punto Blu. Scelgo, ovviamente, quello più comodo, quello al km 4 del tratto urbano milanese della A4, che si trova sul tragitto da casa mia alla Sede Rai di corso Sempione.
Tutti gli addetti sono occupati, ma non c'è nessuno in coda, io sarò il prossimo a essere servito. Prendo il numerino e mentre attendo una signorina mi fa segno di avvicinarmi e mi spiega che Telepass è anche un gestore telefonico ed essendo io proprietario di un telepass potrei utilizzare una tariffa a 10 centesimi verso tutti. Le dico che ci penso.
Dopo cinque minuti è il mio turno. Ma all'addetto bastano pochi secondi di spiegazione dell'accaduto per decidere che quel Punto Blu non fa al caso mio perché la A4 è gestita da Autostrade per l'Italia mentre la A21 dove è successo l'inconveniente è gestita Autostrade Centro Padane SPA o da Centropadane SPA (in Internet si trovano entrambe le denominazioni). Faccio presente all'addetto che la sera prima la signorina dell'interfono mi aveva detto di recarmi a un "Punto Blu", non a un "Punto Blu Centropadane" e io mi trovo per l'appunto in un "Punto Blu". Ma l'addetto mi risponde che non sono la stessa cosa. All'obiezione: "Perché non vi date dei colori diversi così la gente non si confonde" non ottengo risposta. Anche fare notare che, nel giro a vuoto che ho effettuato, è compreso un tratto di A1 gestita da Autostrade per l'Italia, non smuove né commuove l'addetto. Anche l'ultima obiezione: "Se persino un aggeggino come il telepass riesce a vedere tutte le Autostrade come un'unica rete, perché non potete farlo anche voi?" viene respinta con la seguente motivazione: "Il telepass è un servizio".
L'addetto comunque mi consegna un post-it con scritto a penna il numero del Punto Blu delle Centropadane. Risalgo in macchina e chiamo. Mi risponde, da Brescia, un cortese signore che mi spiega che il problema è arcinoto. Ma è colpa di Autostrade per l'Italia (hai capito? gli stessi che mi avevano rimandato alle Centropadane) che avrebbe progettato i nuovi svincoli (dalla A21 alla A1) nei pressi di Piacenza Sud in modo tale che sia possibile riportarsi sulla A21 senza passare da alcun casello. E adesso, chiedo, come posso regolarizzare la mia posizione? Sulle prime mi suggerisce di passare dal Punto Blu Centropadane di Cremona, ma gli faccio notare che dovrei fare due ore di strada per un errore di altri. Poi inizia a dettarmi un numero di contocorrente postale dove effettuare un versamento con il pedaggio dovuto. Ma non ho una biro, rimaniamo d'accordo che lo richiamo dopo un quarto d'ora.
Un quarto d'ora dopo richiamo, ma non risponde nessuno, faccio un po' di ricerche in Internet e raggiungo ancora il Punto Blu Centropadane, questa volta però quello di Cremona. Qui lo scenario cambia completamente. L'addetto mi conferma che sì, gli svincoli permettono questo tipo di problema, ma mai e poi mai dovrei fare un versamento postale. Devo invece compilare un modulo che dovrei ritirare a Cremona e che poi loro invieranno a Firenze a una sorta di centrale del telepass. Ottengo di farmi inviare il modulo via fax e di rispedirglielo sempre via fax.
Sul modulo mi viene richiesto di indicare il numero di telepass e il codice cliente telepass che riesco a ottenere in pochi minuti al centralino (a pagamento) del Telepass e rispedisco il fax. Ne approfitto per ottenere utenza e password del sito Telepass (ultimamente non mandano più i resoconti cartacei).
Ed eccoci qua. Il secondo addetto della Centropadane mi esorta a monitorare nei prossimi mesi che non mi siano stati addebitati quaranta e passa euro per l'intera tratta, ma solo i pochi euro da Castelvetro a Piacenza Sud e ritorno.
La verità è che è il problema è conosciutissimo dagli addetti ai lavori.
Ed è ormai acclarato che se uno vuole può percorrere venti volte un triangolo di autostrada tra Castelvetro, Piacenza Sud e svincolo, e alla fine del giro uscire, che so, a Caorso e pagare solo una tratta da Castelvetro a Caorso.
Sì ma perché farlo poi? Per dadaismo, no?
Com'è, come non è, il giorno successivo mi reco al Punto Blu. Scelgo, ovviamente, quello più comodo, quello al km 4 del tratto urbano milanese della A4, che si trova sul tragitto da casa mia alla Sede Rai di corso Sempione.
Tutti gli addetti sono occupati, ma non c'è nessuno in coda, io sarò il prossimo a essere servito. Prendo il numerino e mentre attendo una signorina mi fa segno di avvicinarmi e mi spiega che Telepass è anche un gestore telefonico ed essendo io proprietario di un telepass potrei utilizzare una tariffa a 10 centesimi verso tutti. Le dico che ci penso.
Dopo cinque minuti è il mio turno. Ma all'addetto bastano pochi secondi di spiegazione dell'accaduto per decidere che quel Punto Blu non fa al caso mio perché la A4 è gestita da Autostrade per l'Italia mentre la A21 dove è successo l'inconveniente è gestita Autostrade Centro Padane SPA o da Centropadane SPA (in Internet si trovano entrambe le denominazioni). Faccio presente all'addetto che la sera prima la signorina dell'interfono mi aveva detto di recarmi a un "Punto Blu", non a un "Punto Blu Centropadane" e io mi trovo per l'appunto in un "Punto Blu". Ma l'addetto mi risponde che non sono la stessa cosa. All'obiezione: "Perché non vi date dei colori diversi così la gente non si confonde" non ottengo risposta. Anche fare notare che, nel giro a vuoto che ho effettuato, è compreso un tratto di A1 gestita da Autostrade per l'Italia, non smuove né commuove l'addetto. Anche l'ultima obiezione: "Se persino un aggeggino come il telepass riesce a vedere tutte le Autostrade come un'unica rete, perché non potete farlo anche voi?" viene respinta con la seguente motivazione: "Il telepass è un servizio".
L'addetto comunque mi consegna un post-it con scritto a penna il numero del Punto Blu delle Centropadane. Risalgo in macchina e chiamo. Mi risponde, da Brescia, un cortese signore che mi spiega che il problema è arcinoto. Ma è colpa di Autostrade per l'Italia (hai capito? gli stessi che mi avevano rimandato alle Centropadane) che avrebbe progettato i nuovi svincoli (dalla A21 alla A1) nei pressi di Piacenza Sud in modo tale che sia possibile riportarsi sulla A21 senza passare da alcun casello. E adesso, chiedo, come posso regolarizzare la mia posizione? Sulle prime mi suggerisce di passare dal Punto Blu Centropadane di Cremona, ma gli faccio notare che dovrei fare due ore di strada per un errore di altri. Poi inizia a dettarmi un numero di contocorrente postale dove effettuare un versamento con il pedaggio dovuto. Ma non ho una biro, rimaniamo d'accordo che lo richiamo dopo un quarto d'ora.
Un quarto d'ora dopo richiamo, ma non risponde nessuno, faccio un po' di ricerche in Internet e raggiungo ancora il Punto Blu Centropadane, questa volta però quello di Cremona. Qui lo scenario cambia completamente. L'addetto mi conferma che sì, gli svincoli permettono questo tipo di problema, ma mai e poi mai dovrei fare un versamento postale. Devo invece compilare un modulo che dovrei ritirare a Cremona e che poi loro invieranno a Firenze a una sorta di centrale del telepass. Ottengo di farmi inviare il modulo via fax e di rispedirglielo sempre via fax.
Sul modulo mi viene richiesto di indicare il numero di telepass e il codice cliente telepass che riesco a ottenere in pochi minuti al centralino (a pagamento) del Telepass e rispedisco il fax. Ne approfitto per ottenere utenza e password del sito Telepass (ultimamente non mandano più i resoconti cartacei).
Ed eccoci qua. Il secondo addetto della Centropadane mi esorta a monitorare nei prossimi mesi che non mi siano stati addebitati quaranta e passa euro per l'intera tratta, ma solo i pochi euro da Castelvetro a Piacenza Sud e ritorno.
La verità è che è il problema è conosciutissimo dagli addetti ai lavori.
Ed è ormai acclarato che se uno vuole può percorrere venti volte un triangolo di autostrada tra Castelvetro, Piacenza Sud e svincolo, e alla fine del giro uscire, che so, a Caorso e pagare solo una tratta da Castelvetro a Caorso.
Sì ma perché farlo poi? Per dadaismo, no?
mercoledì 1 aprile 2009
Il triangolo di Piacenza Sud
Questa sera ho scoperto una falla spazio-temporale del sistema autostradale italiano. In premio, invece del Nobel, ho ricevuto un invito a presentarmi a un Punto Blu a "regolarizzare la mia posizione". Ma andiamo con ordine.
Al termine di una corrispondenza dalla prefettura di Cremona per Caterpillar(Radio2) verso le 19.50 saluto il prefetto e i suoi gentili ospiti e salgo sulla mia Multipla a metano, diretto verso la mia residenza brianzola. Seguendo le indicazioni del Garmin, percorro qualche chilometro e imbocco la A21 Torino-Brescia a Castelvetro Piacentino, direzione Torino, passando, ovviamente, dall'entrata del telepass, visto che ne ho uno in dotazione.
Percorro una decina di chilometri, supero una sola uscita: quella di Caorso, ma una volta giunto nei pressi dell'area di servizio "Nure" mi ricordo di aver lasciato un cellulare sulla scrivania del prefetto. Chiamo subito il centralino della prefettura dove due cortesi piantoni di servizio si premurano di recuperare il cellulare.
Devo tornare indietro. La soluzione classica prevede di abbandonare l'autostrada alla successiva uscita e di rientrare nella direzione opposta.
E così decido di fare: procedo ma l'uscita successiva è, di fatto, un doppio raccordo con la A1: a distanza di pochi metri c'è prima l'uscita di raccordo per la A1 direzione nord, verso Milano per intenderci, e subito dopo l'uscita di raccordo per la A1 direzione sud, verso Piacenza Sud-Bologna.
Tirando a indovinare e seguendo un po' il Garmin, che però si perde, snobbo l'uscita verso Milano e imbocco il raccordo verso sud. Temo di aver sbagliato, quando circa un chilometro dopo, forse meno, sempre procedendo ancora sulla corsia del raccordo, trovo la freccia a destra per Brescia che mi rimanda sulla A21 nella direzione giusta, quella che mi permette di tornare a Castelvetro Piacentino, dove ero entrato.
Una volta giunto a Castelvetro, la sbarra del telepass non si apre. Un cartello mi intima di non abbandonare il veicolo. Attendo istruzioni. Dopo un paio di minuti una voce femminile mi chiede da un interfono dove sono entrato in autostrada. Cerco di spiegare il giro, ma lei mi segnala che essendo entrato e uscito dallo stesso casello le risulta un'inversione in autostrada e mi consiglia di recarmi, nei prossimi giorni, a un Punto Blu a "regolarizzare la mia posizione".
Non era previsto che qualcuno dimenticasse il telefono sulla scrivania del prefetto.
Non era previsto che qualcuno percorresse il triangolo di Piacenza Sud.
Quello che succede quando poi tento di "regolarizzare la mia posizione" è un'altra piccola odissea che racconto qui.