sabato 25 maggio 2013

Un caso che fa scuola

Marco Ardemagni
Berlino, marzo 2013: un papà porta a scuola il suo bambino.
Vorrei provare a svolgere un ragionamento non banale riguardo al referendum consultivo sui finanziamenti comunali alle scuole d'infanzia che si terrà domani a Bologna. Premetto subito che non ho risposte definitive e mando mia figlia alla scuola pubblica (tranne gli ultimi due anni di materna perché alla materna comunale, il primo anno, la obbligavano a dormire dopo il pranzo e lei non ce la faceva proprio).

Butto lì subito la mia ipotesi, a partire proprio dall'esempio bolognese, che è questa. 

Per i sostenitori della scuola pubblica i problemi non sono a) le sovvenzioni alla scuola privata ma b) i tagli alla scuola pubblica (cercherò di dimostrare che a e b non sono direttamente in rapporto di causa-effetto) e c) il fatto che le scuole private, in Italia, siano in larga parte confessionali.

Partiamo dal caso di Bologna: il cuore del discorso sono i famosi 1.736 bambini che vanno alle materne paritarie bolognesi (pari al 21% o 23% - secondo le fonti - del totale dei bambini che frequentano le scuole d'infanzia a Bologna), per cui si riceve dal Comune poco più di un milione di euro (esattamente 1,055 cioè 607,72 euro/anno per bambino). Queste scuole paritarie (private) sono in tutto 27 di cui 25 confessionali, 1 laica, 1 steineriana (vedi Repubblica.it). Le rette, che sono pagate dalle famiglie, vanno da poco più di 100 euro a un massimo attorno ai 1000 euro al mese (a seconda della scuola).

Gli altri bambini, grosso modo, vanno al 60% alle materne comunali, gli altri (circa il 17%) alle statali. Il costo bambino/annuo per le comunali è stato calcolato in 6900-7000 euro annuo a carico del Comune. (Va detto che non tutti i bambini di cui stiamo parlando sono residenti nel Comune di Bologna, ma questo cambia di poco i termini della questione).

Qualcuno ha calcolato che il Comune con gli eventuali 607,72 euro x 1736 bambini= 1,055 milioni di euro risparmiati (qualora decidesse non di sovvenzionare più le materne paritarie) potrebbe dare posti a scuola per non più di 145 bambini. Non so se questo sia vero, comunque difficilmente arriverebbe a 1736. Ma vediamo meglio.

Ora, io genitore di un bambino che va alle Scuole d'infanzia comunali, e che voglio continuare a fare così, in cosa devo legittimamente sperare? 
1) Che il comune stanzi i 7000 euro per l'educazione di ogni bambino bolognese A PRESCINDERE da dove i genitori lo mandano! Poi, alle famiglie che, in cambio di soli 607 euro (passati alle scuole, poi verosimilmente convertiti in rette più basse), decidono di mandarli alle private, farei ponti d'oro. Purché i restanti 6400 euro risparmiati per ogni bambino che non va alle comunali, vengano spalmati sulle scuole comunali e vadano a migliorare la qualità dell'insegnamento e delle strutture destinati a quelli che restano alle scuole comunali.
2) Oppure potrei sperare che il comune decida di spalmare i 6400 euro risparmiati anche su altre cose (es. 2000 per ridurre le tasse ai cittadini (tra cui io), 1000 per riparare le buche stradali (tra cui quelle in cui viaggio io) e 3400 per gli asili comunali eccetera. 
3) Potrebbe venirmi addirittura voglia di sperare che il comune incentivi ancora di più la quota, ad esempio a 1200 euro, invogliando ancora un numero maggiore di cittadini a "fare da sé", lasciando nelle casse degli asili comunali sempre più soldi (in questo terzo esempio: 7000-1200=5800 euro risparmiati per ogni bambino che va in un'altra scuola, ma moltiplicati per un numero ancora più alto rispetto ai 1736 bambini attuali) per migliorare la qualità di quelli che rimangono.

Capisco le obiezioni all'ipotesi 3)
Obiezione 1: Faremmo una scuola per i ricchi e una per i poveri.
Risposta: A parte che già adesso è così. Senza finanziamenti, i bambini alle private forse scenderebbero un po', ma i più ricchi, per cui i 607 euro/anno di retta in più non fanno la differenza, continuerebbero a mandarli alle private. Se invece si aumentassero i finanziamenti alle private invogliando sempre più genitori a mandarli alle private (SENZA PERO' stornare fondi alle pubbliche!) alle fine, con i risparmi accumulati avremmo delle comunali di lusso!

Obiezione 2 (più sensata): Questa scelta innescherebbe un meccanismo di impoverimento complessivo della scuola pubblica: Bologna non potrebbe mantenere a lungo i 7000 euro/bambino su tutta la popolazione se poi alla scuola pubblica vanno in quattro gatti (bambini) a godersi questo enorme patrimonio. Rispsta: Però, pensateci: scatterebbe anche un meccanismo opposto. L'avere fondi a disposizione con pochi bambini porterebbe anche molti genitori a tornare alla scuola pubblica proprio perché poche teste (bambini) si spartirebbero un grande finanziamento.
Obiezione 3) perché finanziare noi, stato laico, un'educazione prevalentemente orientata in senso religioso?
Risposta: Ma qui il problema è: perché è così poco redditizia l'educazione materna che QUASI solo istituzioni con un immenso patrimonio (come la Chiesa Cattolica) e animati da secondi fini (la diffusione della cultura cattolica) più che non da criteri imprenditoriali e di efficienza, possono permettersi di fondare scuole materne private?


La mia posizione, ovviamente, è che il costo dell'educazione materna e dell'obbligo deve essere totalmente (o in larghissima parte) a carico dello stato, ma l'educazione non deve essere necessariamente fornita direttamente dallo stato (o dai comuni) e che dobbiamo fare di tutto perché una pluralità di attori, siano messi in grado di competere ad armi pari e attirare quanto più possibile il favore di famiglie e studenti, anche con proposte educative differenti (nell'ambito di linee guida condivise) e con la possibilità di selezionare puntualmente il corpo insegnante aldilà dei punteggi e delle graduatorie (e chi intende invece mantenere questo "stile di selezione", poi ne ottenga il giusto feedback in termini di disaffezione dell'utenza/clientela).

PS: ho già postato questo intervento sulla mia pagina facebook, ma con alcuni refusi che sono stati qui emendati.

Alcuni utili contributi alla discussione. Un intervento molto orientato al no (scelta A del referendum): su Internazionale (si vedano anche i due articoli precedenti linkati nel testo). Il riepilogo di Repubblica.it. La posizione dei sostenitori della mozione B, l'Amaca di Michele Serra di oggi e qui la posizione di un blogger de Il Fatto Quotidiano.

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