venerdì 7 marzo 2014

Compagni di merenzi


A tutta prima, quello pubblicato oggi su Il Fatto Quotidiano, sembra l'abituale articolo di spalla di Marco Travaglio capace di suscitare le abituali reazioni contrapposte tra i suoi tanti estimatori (tra cui molti dei miei amici ed io stesso) ed i suoi tanti detrattori (tra cui molti dei miei amici).

Leggendolo meglio però, forse più di altre volte, sorge abbastanza spontanea alla mente una serie di domande, alcune delle quali assolutamente inseribili nel solco della visione del mondo di Travaglio, tranne una che è invece di senso opposto, e che io trovo strano che lo stesso vicedirettore de Il Fatto Quotidiano non si sia posto. Ma partiamo dall'inizio.

Il motivo del contendere questa volta è il governo Renzi (e della relativa risposta di Maria Elena Boschi a una interrogazione del M5S): perché anche "il Rottamatore" non riesce a evitare di includere nella compagine di governo cinque indagati, tra cui uno già rinviato a giudizio?

Questa è la prima domanda. La seconda è una variante della prima e la stendo con le parole di Travaglio: davvero Renzi e i partiti che l'appoggiano (soprattutto il suo, con 4 indagati su 5) non conoscono 62 incensurati tutti insieme?

La terza è ancora una variante della prima: perché gli elettori sono disposti ad accettare nel Governo personaggi che non vorrebbero mai come amministratori del loro condominio in quanto indagati? Immagino che qualunque cittadino preferisca non avere un indagato come amministratore e nel dubbio (in attesa dei tre gradi di giudizio, pur con tutto il garantismo del caso) ne sceglierebbe un altro. Renzi ne prende addirittura cinque e non per un normale palazzo di 3 piani, ma nel Governo del Paese. La risposta probabilmente è che molti vedono il Governo come un'entità lontana (e quindi, un po', chi se ne frega) mentre il condominio è lì vicino.

Detto questo però resta un dubbio (quarta domanda): se bastasse essere indagati (nemmeno rinviati a giudizio) per essere fatti fuori dal governo, chiunque potrebbe avere la possibilità teorica, con un paio di denunce ben studiate e piazzate al momento giusto, di far fuori, (almeno temporaneamente, fino all'archiviazione) un ministro scomodo (e magari particolarmente efficiente). Come la mettiamo in questi casi?

Questa credo sia l'unica contro-deduzione vagamente sensata che Renzi potrebbe contrapporre alle obiezioni di una buona parte dell'opposizione e degli organi di stampa, visto che altre obiezioni, più strettamente attinenti ai profili dei ministri, viceministri e sottosegretari renziani apparirebbero decisamente naif (nelle immagini tre quadri naif di Zenone dal sito firenzeart.it).

Ad esempio quella relativa alla carenza di skill nel resto della popolazione: "Non mi interessa che la Barraciu sia indagata, una brava come lei non la si trova nei restanti 60 milioni di italiani" non ha, evidentemente, molto senso.

Improbabile anche l'argomento che questa scelta sia un tributo che Renzi deve pagare alle grandi alleanze "Me l'ha chiesto Alfano", visto che quattro dei cinque indagati sono del suo stesso partito.
E perfino attribuire la scelta a una risoluta affermazione, da parte di Renzi, della propria indipendenza apparirebbe capziosa: "Vi dimostro che sono in perfetto controllo della situazione, nessuno può dirmi cosa fare e non fare, tanto che se voglio includere uno o più indagati lo faccio. Ed ecco, l'ho fatto, visto?". No, non ha senso. 

E infatti non è credibile. Resta in piedi solo la rivendicazione (del tutto teorica, visto che questi erano indagati già da prima di essere chiamati al governo) del fatto che un Primo Ministro non possa accettare che dall'esterno si riesca ad arrivare a mettere fuori gioco un ministro scomodo con calunnie costruite ad hoc. Ma poi, scorrendo i profili dei membri del governo, ti rendi conto che questa forse non è nemmeno da prendere come ipotesi di scuola. Nessuno può veramente volere mettere fuori gioco i nostri cinque eroi in quanto scomodi.

Ma allora, perché?

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