domenica 12 febbraio 2017

Cinque o sei cose che ho capito sul sisma nell'Italia centrale (segue: tre testimonianze)

Fermo - Palazzo dei Priori (inagibile 12.2.17)

Ieri ho pubblicato un lungo post su alcuni aspetti del sisma nell'Italia Centrale che a mio avviso non sono particolarmente noti a chi vive lontano. Quasi tutto quello che ho scritto deriva soprattutto da conversazioni con persone che vivono lì vicino e in piccola parte da qualche viaggio in quell'area, in particolare nelle Marche, la regione che conosco meglio tra le quattro colpite. Ho però invitato alcuni dei miei amici di quella zona a completare il mio quadro e sono già arrivati alcuni contributi, certamente più pertinenti. Il primo da Michele, che vive a Macerata, grande amico e una delle mie fonti nella zona: molti dei suoi spunti erano stati già inclusi nel mio post e sono stati confermati da lui, ma mi faceva piacere sentire anche la sua voce diretta; gli altri vengono da due amici di Facebook: Daniele di Senigallia (AN) e Alessandro. Altri arriveranno, ne sono certo.


Macerata, 11 febbraio 2017
Sono tante le parole che si potrebbero scrivere su quello che il terremoto ha suscitato e sta suscitando sulla nostra gente. Le sensazioni. Le paure. Quel guardarsi intorno ad un tavolo e cercare gli sguardi di sconosciuti in un bar e sorridere dicendosi compiaciuti…”questa volta era solo un camion”. Dormire in macchina in un parcheggio di un centro commerciale, in attesa che qualcuno ti dica “torna a casa che se crolla la vostra crolla mezza città”. Oppure perdere l’abitudine di una doccia calda e rilassante. La mia è diventata rapida per paura che accada qualcosa. Fortunatamente. Per chi vive in tenda o in un container… un miraggio! 
Potrei parlare della nevicata che ha peggiorato le cose qualche settimana fa, o di genitori che non sanno dove faranno scuola i propri figli. Oppure potrei parlare della mancata vincita di Recanati candidata a Capitale Italiana della Cultura in favore di Palermo. Sarebbe stata occasione di sostegno al turismo del territorio, ma si è preferita la bella Palermo. 
Palermo come Milano: città da migliaia di abitanti. Milano addirittura come gli abitanti dell’intera Regione Marche. Siamo pochi e probabilmente per questo non facciamo notizia. Non importa. 
Non vogliamo fare notizia, perché sappiamo da sempre che se crolla il campanile di Norcia o una cantina storica di Serrapetrona (per chi non lo sapesse terra unica in Italia per la sua vernaccia), l’importante è sapere se le scuole di Roma lunedì prossimo apriranno. 
Non vogliamo fare notizia. Quello che ci serve è la speranza! 
La speranza per gli anziani. Di poter vivere la propria vecchiaia con le abitudini di sempre. La speranza per quelli della mia generazione che suda per inventarsi un lavoro. 
Non fateci leggere che le casette arriveranno tra 10 mesi. Non diteci “i bandi non escono perché ci sono iter burocratici”. Queste sono terre in cui è urgente ricreare il tessuto produttivo: senza quello non si può vivere. Allevamento, Università, artigianato creativo, turismo culturale ed eno-gastronomico. Ecco cosa bisogna sostenere. Sostegno ai privati, accesso al micro-credito, tempistiche e burocrazia snelle. Collaborazione tra territori colpiti. Mutui e tassi di interessi ridotti all'osso. Agevolazioni fiscali per chi investirà ed assumerà. 
Non farà notizia se la nostra gente si rialzerà tra 10-15 anni. Molti vogliono mollare. Non tutti ce la faranno. Ma lasciateci almeno la speranza di poterlo fare. 
E una richiesta… a voi che leggete queste righe. Siate curiosi! Curiosi di scoprire questa terra, i suoi prodotti e le sue storie. Date speranza a questa gente che chiede di non essere abbandonata. 
Noi continueremo. In silenzio. Ma continueremo.  Anche se la terra trema ancora.
Dimenticavo. Lunedì le scuole a Roma sono aperte.
(Michele, un incurabile ottimista)
Essendo marchigiano puoi capire quanto questa situazione mi abbia preoccupato da subito, anche se Senigallia è tutto sommato lontana dalle zone colpite (ma il duomo pare avere dei problemi). Come ingegnere edile ho sentito l'esigenza di dare tutto il mio supporto possibile a quella gente in difficoltà, e grazie anche al fatto di essere abilitato alle verifiche di agibilità degli edifici per conto della Protezione Civile (gruppo IPE) ho potuto essere attivamente presente per aiutare con le mie competenze. 
Ho visitato più volte come volontario quelle aree, addirittura sono passato per Castelluccio e Visso pochi giorni prima della scossa del 30 ottobre (paradossale, il 30/10/1930 un forte terremoto quasi rase al suolo Senigallia) che poi le ha seriamente danneggiate, e mi pareva quasi un miracolo che a così poca distanza dalle distruzioni di Arquata si fossero avuti danni nulli e spavento. Invece dopo il 30...
Puoi immaginare la mia tristezza provata a rivedere quei posti fantastici trasformati in città fantasma e devastati, ma ancora di più a vedere quella gente con le loro difficoltà quotidiane. 
Hai sintetizzato molto bene la situazione, nonostante il sisma nelle Marche abbia colpito un'area più vasta e tutto sommato abbia coinvolto (anche marginalmente), una maggiore parte della popolazione si è sempre parlato maggiormente di altri posti. La mia gente si è rimboccata le maniche ed ha resistito, ma si sente il peso della burocrazia che blocca tutto. 
Le stalle, anche temporanee, promesse non sono arrivate, le case in legno per un temporaneo sollievo nemmeno (si parla di fine anno 2017!), i sindaci che volevano fare in proprio per accelerare le procedure ed aiutare i propri cittadini si sono ritrovati col rischio di vedere le nuove costruzioni demolite dalla Regione perché abusive nonostante tutto. 
È ancora un gran caos, e non sappiamo ancora come e quando se ne uscirà. 
È questo che sconfigge. 
E gli ultimi decreti, che pare non permettano di realizzare delle free tax area nelle "zone rosse " ma anzi prevedano la possibilità di accedere a finanziamenti per pagare le tasse (se ho capito) sono l'ultima goccia di un continuo stillicidio. Ora sono di nuovo per qualche mese in UK, ma non vedo l'ora di tornare e dare ancora una mano. 
E ancora...
E ancora...
E ancora........
(Daniele Sole, Senigallia)

Ottima analisi Marco. Ai numeri che hai degnamente elencato ne aggiungo uno particolarmente significativo. I comuni marchigiani che hanno subito i danni maggiori, quelli racchiusi nel cosiddetto cratere, sono 134 su un totale di circa 250. Localizzati per lo più nelle tre province meridionali, anche se la provincia di Ancona, nella parte collinare e montuosa è stata colpita e non poco (un nome su tutti Fabriano). Per comprendere la situazione complessa e carica di punti interrogativi che viviamo, anche se per quello che mi riguarda vivo vicino alla costa, pur spostandomi quotidianamente per motivi di lavoro all'interno della provincia di Ancona e in parte di quella di Macerata, basti pensare che ogni singolo movimento, vibrazione, rumore improvviso è fonte di allarme e di preoccupazione. Chiudo dicendo che sono poi molti i paesi e le città della fascia collinare (quella da te definita fascia 2) che, pur non facenti parte del cratere, hanno subito danni sia per quello che riguarda le abitazioni civili, sia per ciò che riguarda il tessuto economico e il patrimonio culturale. Un esempio, probabilmente non noto ai più, è la città di Ancona relativamente lontana dagli epicentri, ha ben 110 sfollati, numero poco significativo in se, ma molto rappresentativo del caos e del clima che si respira ovunque. Fortunatamente, non sentirete i marchigiani lamentarsi più di tanto, in quanto gente abituata a rimboccarsi le maniche e reagire alle avversità con le proprie forze, ma quello che chiediamo a tutti è di non abbandonare la nostra regione e continuare a venire in vacanza qua. Non ve ne pentirete.
(Alessandro Mariotti, Agugliano (AN), comune a c
irca 10 km dalla città e dal mare, nella fascia collinare subito prima della zona colpita, che ha avuto danni tutto sommato marginali, vicino a Jesi e alla Vallesina, la quale termina a Fabriano, che si trova a 50 km di distanza circa, confinando sia col maceratese che con l'Umbria).



1 commento:

hystrix ha detto...

Noi viviamo nelle Marche ma non siamo marchigiani. Abitiamo a Fabriano, e a fine agosto abbiamo dormito in auto per qualche giorno. Casa nostra fortunatamente non ha subito danni. A fine ottobre, dopo le prime scosse importanti, abbiamo deciso di concederci una breve vacanza a Venezia, per fortuna non abbiamo vissuto la scossa del 30. I miei suoceri invece l'hanno sentita bene, loro abitavano a Camerino. Sono anziani, mio suocero vive tra il letto e la sedia a rotelle. Sono scappati a Grosseto, vicino ad altri parenti, è molto probabilmente non torneranno più qui. Sono spaesati, si perdono, hanno perso ogni punto di riferimento.
E noi siamo rimasti qui, a Fabriano, senza alcun legame particolare. Siamo stanchi. Dormiamo male la notte, ogni refolo di vento o camion che passa per strada ci fa sobbalzare. Ogni fine settimana ci muoviamo, un po' per andare a trovare i suoceri, un po' per cercare di dormire lontano dal sisma.
Il mio lavoro sta risentendone molto, faccio il rappresentante di commercio, sia come giro di affari che concentrazione nel quotidiano. L'economia dell'entroterra ha subito una mazzata enorme e non si vedono prospettive di rilancio. Già non ce ne erano prima, figuriamoci adesso.
Probabilmente lasceremo questi posti, abbiamo bisogno di vivere tranquilli, stiamo studiando dove spostarci.