Non sono così ingenuo da non vedere che dentro al tormentato iter, parlamentare e non, dell'Italicum si concentrano, sia in ambito istituzionale che politico, anche all'interno degli stessi partiti, una serie di battaglie che non possono essere ridotte a meri calcoli matematici.
Certo è che in una legge elettorale, girala come vuoi, alla fine la matematica è molto importante.
Quali saranno le percentuali di "deputati nominati" e di "deputati scelti con le preferenze" se l'Italicum dovesse entrare in vigore così com'è, è stata materia di grandi contese. Sono girate simulazioni e cifre molto diverse l'una dall'altra. C'è chi prospetta (temendo questa eventualità) un parlamento composto in larga parte da "nominati" e chi invece porta percentuali di nominati molto più basse.
Ovviamente il tema politico sottostante è il controllo dei vertici dei partiti sul singolo deputato e, in ultima istanza, dell'esecutivo sul parlamento. Ma tralasciamo un attimo questi aspetti fondamentali e concentriamoci sulla matematica.
Un politico razionale e intellettualmente onesto su questo specifico punto avrebbe dovuto stabilire la propria posizione attenendosi a questa sequenza logica:
1. Per prima cosa avrebbe dovuto attribuire un valore (positivo o negativo) all'opportunità di avere una presenza di politici "nominati" alla Camera. Idealmente un bravo politico si sarebbe potuto spingere addirittura all'individuazione di una propria percentuale ideale di politici nominati (molti avrebbero detto: "lo zero percento, meglio averli tutti eletti con le preferenze", altri avrebbero scelto una diversa percentuale: 20%, 50% e così via);
2. In seconda battuta avrebbe dovuto calcolare, in maniera il più possibilmente scientifica, (e indipendente dalle proprie preferenze di cui al punto 1) la potenziale percentuale di eletti "nominati" che l'Italicum genera;
3. Infine avrebbe dovuto prendere una decisione sull'Italicum (o meglio: su questo specifico aspetto dell'Italicum) in base al rapporto tra i due valori dei due punti precedenti. (Ad esempio se per me il numero ideale di deputati nominati è 30% e l'Italicum genera grosso modo il 30% di deputati nominati, i capilista, allora - almeno da questo punto di vista - io dovrei essere un fautore dell'Italicum),
Ora, appare del tutto evidente che ogni politico può determinare il primo valore (la percentuale ideale di deputati nominati) in modo assolutamente autonomo, in base alle proprie propensioni politiche in tema di preferenze elettorali, mentre il secondo valore (la percentuale prevista di nominati eletti) è meramente scientifico, derivante da simulazioni matematiche e non ha senso che ogni politico lo calcoli per proprio conto: innanzitutto perché non ha quasi mai le competenze specifiche per farlo (spesso non ha nemmeno quelle di validare calcoli fatti da specialisti) e in secondo luogo perché, inevitabilmente, finirebbe per farsi influenzare eccessivamente dai propri timori e dalle proprie speranze. E infatti...
E infatti cosa è successo? Tutti i detrattori dell'Italicum (grillini in testa) hanno - guarda caso - calcolato che la Camera sarebbe stata ricolma di nominati, mentre gli alfieri dell'Italicum (renziani e affini) hanno proposto - guarda caso - calcoli al ribasso. (Ad esempio oggi, 29 aprile 2015, a Radio anch'io Emanuele Fiano, responsabile nazionale del PD con delega alle Riforme, ha detto che dei 340 eletti della lista di maggioranza relativa "io penso dì più, ma come minimo 240" saranno eletti tramite preferenze).
Su punti così specifici sarebbe stato di gran lunga meglio affidare i calcoli a istituti terzi (ma terzi veramente), che so, alle tre migliori facoltà di matematica del paese (perché non europee?), e poi, una volta ottenuta la percentuale più probabile (28% o 40% o 55% che fosse), considerarla come un dato di fatto condiviso da tutti, su cui ogni politico avrebbe potuto eventualmente combattere la propria battaglia. Ad esempio: "Un 40% per me è troppo, voglio una Camera con al massimo un 10% di nominati". E così via.
Ora però, dato che molti politici si sono travestiti da matematici e si sono spinti su un terreno ignoto, spinti dalla voglia di voler dire la propria in merito ai calcoli, io penso che un domani, quando l'Italicum sarà in vigore (ammesso e non concesso che lo sarà mai), questi signori dovranno essere chiamati a rispondere delle loro previsioni. E quelli che avranno sbagliato maggiormente dovranno avere l'onestà di dimettersi per una triplice colpa: 1) essersi per l'appunto travestiti da matematici; 2) avere perdipiù sbagliato i calcoli; 3) avere infine intrapreso una battaglia politica a partire da calcoli erronei, fatti da un matematico scadente di loro fiducia (spesso loro stessi).
Sono proprio curioso, un domani, di vedere chi avrà sbagliato di più (intanto conservo in una busta le varie previsioni). Ma chissà se quel domani arriverà mai.