venerdì 31 gennaio 2014

Bankitalia, armate sponde

In questi giorni (di fatto da alcune settimane) sono decisamente andato in fissa con la storia di Banca d'Italia, come racconto in versi la mattina a Caterpillar AM. Mi piacerebbe però che molti condividessero con me quest'ossessione (fissa comune mezzo gaudio). E allora per chi volesse farsi un'idea sulla reale portata (a mio avviso assolutamente negativa) della rivalutazione delle quote di partecipazione di Banca d'Italia, portata a compimento con il decreto IMU-Bankitalia, approvato ieri alla Camera (grazie alla "tagliola" utilizzata dal Presidente della Camera Laura Boldrin), ecco una serie di link utili che coprono abbastanza bene lo spettro delle informazioni e delle opinioni disponibili in natura. 
Il porto di Ponza

Prima l'elenco, poi alcuni consigli per una lettura più proficua.

1) Cos'è Banca d'Italia viene spiegato tutto sommato bene nella voce di Wikipedia;

2) Questa è la legge che istituisce Banca d'Italia nell'agosto del 1893;

3) Questo è un estratto della legge che nel 1936 dichiara la Banca d'Italia in un Istituto di diritto pubblico, (tra l'altro rimborsando ai vecchi proprietari le quote di partecipazione, mentre le nuove quote verranno assunte, sempre nel 1936, da un nuovo consorzio formato da casse di risparmio, istituti di credito di diritto pubblico e banche di interesse nazionale, istituti di previdenza e istituti di assicurazione);

4) Questa è l'ultima relazione annuale di Bankitalia (del 2012) e già che ci siamo linkiamo anche il nuovo statuto;

5) Sulla natura di Banca d'Italia e sul concetto di signoraggio si veda questo bell'articolo di Francesco Lippi comparso su noisefromamerika.org il 20 dicembre 2013;

6) Questi sono tre articoli, molto chiari, apparsi su lavoce.info di Marcello Esposito, Giovanni Siciliano e Tito Boeri (usciti tra ottobre e novembre 2013). Questi articoli sono contrari alla rivalutazione, proprio mentre Banca d'Italia (con l’ausilio di un comitato di esperti) su richiesta del ministro dell'Economia e delle Finanze Saccomanni stendeva un rapporto sull'aggiornamento del valore delle quote di capitale della Banca d’Italia;

7) E questa è appunto la relazione degli esperti di Banca d'Italia che ha delineato l'impostazione poi seguita da Saccomanni per la stesura del decreto. Come si potrà notare nella prima pagina, simpaticamente, il Ministero dell'Economia e delle Finanze, dopo aver ricevuto il documento riservato dalla Banca d'Italia, lo ha pubblicato mantenendo la dicitura "riservato"!. Lo stesso documento si può trovare, leggibile più chiaramente, sul sito della Banca d'Italia (che a quel punto lo ha pubblicato pure lei) qui.

8) Dal Fatto Quotidiano del 24 gennaio 2014, Dl Imu-Bankitalia, ecco perché il decreto del governo è un regalo alle banche, un articolo divulgativo, ma piuttosto chiaro, contrario alla rivalutazione delle quote è apparso a firma C. Iotti, G.Scacciavillani, A questo articolo è linkato anche quest'altro, ben fatto, di un blogger del Fatto Quotidiano, e redattore de lavoce.info Angelo Baglioni. 

9) Ancora più risolutamente contrario al decreto c'è è uscito il 30 gennaio su noisefromamerika a firma Alberto Bisin, Michele Boldrin e Andrea Moro un chiarissimo pezzo dall'esplicito titolo Le quote di Bankitalia: la solita porcata (lì ho provato anche a rispondere a un paio di commenti di due lettori: speriamo di non aver scritto troppe stupidaggini, finora nessuno ha avuto da dire). Lo stesso Francesco Lippi (autore, sullo stesso sito, dell'articolo di cui al punto 5, solleva alcune osservazioni tra i commenti).

10) Cercando articoli più possibilisti sulla bontà del decreto c'è un articolo senza firma (quindi di Luca Sofri) del Post che tende un po' a minimizzare gli effetti negativi del decreto. Il titolo (e soprattutto il sottotitolo) sono piuttosto irritanti: La questione Banca d’Italia, spiegata bene - Il decreto approvato mercoledì è davvero "un regalo alle banche", come dice il M5S? (non lo dicono solo loro, come si può notare anche solo scorrendo questo elenco), ma poi l'autore viene incalzato efficacemente dal commento di tautology (il secondo dall'alto);

11) Una posizione autoassolutoria del PD la si può leggere sulla pagina Facebook di Emanuele Fiano;

12) Ancora su Europa si parla in termini positivi del decreto, e talvolta in termini ancora più propagandistici: l'obiettivo è sempre Grillo, troppo facile.

13) E qui l'on. Causi, relatore del provvedimento ne spiega i razionali in una breve intervista.

14) Pippo Civati si sofferma su un aspetto apparentemente marginale, ma condivisibile: no ai decreti "omnibus" (quelli che mettono assieme IMU e Bankitalia) ad esempio;

15) Last but not least, torniamo ai contrari, con questo bell'articolo di Mario Seminerio, che mi era sfuggito (con relativo aggiornamento del 30 gennaio) ma che ho trovato linkato sul pezzo del Post (meno contrario di Seminerio al decreto).

La verità, secondo me, è che il decreto è davvero una porcata, come ben spiega l'articolo di noisefromamerika (inumero 9). Forse per farsene un'idea conviene dare un'occhiata prima ai tre articoli della lavoce.info (numero 6) quasi altrettanto critici. E se non si sa nulla di nulla di Banca d'Italia meglio partire dalla voce wikipedia su  Banca d'Italia (numero 1). update dell'8/2/14: suggerisco la lettura anche dei nuovi articoli di noisefromamerika (al numero 21 e 22), meno severi sul provvedimento, ma molto perplessi sulla politica di distribuzione dei dividendi inaugurata nella seconda parte degli anni '90.

Insomma: contrari al decreto, oltre alle opposizioni in parlamento (da SEL, a M5S a Fratelli d'Italia), sono altresì un gran numero di economisti dei più disparati orientamenti (per dire non solo Tito Boeri, Michele Boldrin, Luigi Zingales, Mario Seminerio, ma anche Loretta Napoleoni, che non linko perché non mi piace, ma che pure ha degli estimatori). Personalmente riesco ad accogliere con favore nessuna delle argomentazioni degli amici del PD a favore di questo decreto. Boh, sarà un limite mio. Per me è regalone.

16) Segnalo un sedicesimo documento, che per me taglia la testa al toro. Pur con i limiti imposti dal ruolo e dalla competenza limitata sulla materia, lo stesso Mario Draghi, in un breve documento della BCE Parere della Banca Centrale Europea del 27 dicembre relativa all'aumento di capitale della Banca d'Italia, chiude commentando "La BCE prende atto che la possibilità, per Banca d’Italia, di effettuare tali operazioni, può comportare un trasferimento di risorse finanziarie agli azionisti." e aggiunge, con un tono che ci fa confidare in una futura vigilanza particolarmente attiva, "Le modalità di tali operazioni non sono definite nel decreto legge, tuttavia esse, per quanto di carattere temporaneo, dovranno essere conformi a tutte le pertinenti normative dell'Unione."

17) Via, via, i lettori mi mandano nuovi documenti. Ce n'è un altro interessante di Michele di Salvo, tra i meno negativi sul provvedimento (che comunque lo giudica borderline) che ci segnala, tra le altre cose, una cosa che non sapevo è che le riserve della Banca centrale italiana (Bankitalia, insomma) sono le terze al mondo per consistenza. L'errore che fa è di assumere Grillo (Le balle di Grillo su Bankitalia) come benchmark di chi si oppone al provvedimento. Lo si può fare, e qui ne ho dato ampia nota, con ben altri argomenti.

18) Concludo con uno dei miei preferiti, scritto da Luigi Zingales, sul Sole 24 ore del 20/12/2013 che confuta due presupposti dei "saggi" di Banca d'Italia (vedi punto 7). I saggi dicono che la legge, inattuata, del 2005 che prevedeva la nazionalizzazione di Bankitalia, avrebbe avuto effetti negativi. Per Zingales invece sarebbe stata "la soluzione logica" (seguita non dagli USA, ma da Germania, UK, Spagna e Francia). E poi perché i saggi sarebbero partiti dal presupposto "altamente discutibile" che i dividendi distribuiti da Bankitalia aumenterebbero del 5% a partire da oggi per ogni anno (come hanno fatto negli ultimi 10 anni) per ulteriori 20-30 anni? L'articolo è pagamento sul sito del Sole 24 Ore, ma li si trova a pagina 63 di questa rassegna stampa.

19) update del 4/2/2014: infine ieri è uscito un documento ufficiale della Banca d'Italia che dovrebbe chiarire tutti i punti dubbi, ma ne lascia alcuni aperti che cercherò di trattare in un prossimo post.

20) sul comunicato di Bankitalia (19) questo è il commento di Mario Seminerio su phastidio.net. Al suo interno è linkato un suo più vecchio (del 2007) post su Bankitalia a cui hanno attinto in molti, ma che purtroppo ignora la vera magagna di tutto il discorso: la quintuplicazione dei dividendi di Bankitalia ai propri "partecipanti" tra il 1996 e il 2000.

21) update dell'8/2/2014: sono usciti due nuovi fondamentali post su noisefromamerika.org il primo, del 6 febbraio di Giovanni Federico: Il capitale della Banca d'Italia. Una breve storia

22) il secondo articolo comparso sempre su noisefromamerika.org è a cura di Francesco Lippi (lo stesso dell'articolo di cui al numero 5 di questa lista) e Brighella dal titolo Le quote di bankitalia: un approfondimento che è forse tra tutti gli articoli quello con cui concordo maggiormente anche per essermi confrontato sul sito e personalmente con entrambi gli autori. Le due figure allegate sono molto significative. Perché alla fine degli '90 Banca d'Italia ha iniziato a distribuire dividendi molto significativi ai partecipanti delle proprie quote (leggi: banche appena privatizzate) portando la componente sulle riserve dallo 0,1% (1982-1996) allo 0,5% (dal 1999 a oggi, con due anni addirittura allo 0,55%)?

23) concludo con un articolo storicamente interessante di Massimo Mucchetti (allora commentatore del Corriere della Sera, ora senatore (eletto nelle liste del PD) scritto il 10 dicembre 2006, quando Banca d'Italia, banche che ne possiedono il capitale e lo stesso governo di centrosinistra decidono di evitare la nazionalizzazione di Banca d'Italia imposta (entro tre anni) dalla legge 262/2005 voluta da Tremonti.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

e' un giudizio piuttosto superficiale che non tiene conto;
di un capitale definito decenni fa a livelli irrealistici;
di una situazione di possessori di quote del tutto stravolta rispetto a quella iniziale<;
dei rischi della legge Tremonti sulla statalizzazione della Banca centrale

Marco Ardemagni ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco Ardemagni ha detto...

Scusi ma a cosa si riferisce? Gli istituti che detengono quote di Banca d'Italia si sono limitati a effettuare un esborso totale di 300 milioni di lire nel 1936, (che equivarrebbe grosso modo a 300 milioni di euro, visto che curiosamente la rivalutazione 1936-2013 è vicina a 2000).
Nel frattempo hanno ricevuto dividendi a fronte di che?
Come giustamente ci fa notare Andrea Moro (nei vari commenti all'articolo 9 della mia lista).
Volendo fare un calcolo equo, oltre alla rivalutazione (circa x 2000), un rendimento annuo dell'1% (stiamo parlando di un investimento privo di rischio), e tenendo conto appunto dei dividendi annuali, la valutazione di 7,5 miliardi costituisce un discreto regalone (per ora potenziale ma quasi certo) + un rafforzamento dello stato patrimoniale da leccarsi i baffi.