Finlandia. Anche se non si è qualificata per i Mondiali di calcio, la Finlandia occupa ancora i miei pensieri. Visto che questo è già il quarto post sul tema Euro, chiedo agli appassionati di andarsi a vedere i tre (1, 2, 3) precedenti e in particolare l'ultimo in cui si apriva il discorso sulla Finlandia.
Comparazioni. Considerato che io di economia capisco veramente poco, ho preso in simpatia la Finlandia (anche se Bagnai la chiama, non del tutto ingiustificatamente, "il paese delle zanzare") soprattutto per un motivo: perché tra le nazioni dell'Eurozona è quella che ha nei propri paraggi alcuni altri Paesi (i Paesi scandinavi) con geografie, dimensioni e culture (tranne la lingua) abbastanza simili, ma che o 1) sono rimasti fuori dalla UE (Norvegia, Islanda); o 2) sono nella UE, ma non nell'Eurozona (Svezia, Danimarca). Mentre la stessa Finlandia è sia nella UE sia nell'Eurozona. Il che ci dovrebbe permettere, almeno teoricamente, di fare delle comparazioni decenti.
Comparazioni. Considerato che io di economia capisco veramente poco, ho preso in simpatia la Finlandia (anche se Bagnai la chiama, non del tutto ingiustificatamente, "il paese delle zanzare") soprattutto per un motivo: perché tra le nazioni dell'Eurozona è quella che ha nei propri paraggi alcuni altri Paesi (i Paesi scandinavi) con geografie, dimensioni e culture (tranne la lingua) abbastanza simili, ma che o 1) sono rimasti fuori dalla UE (Norvegia, Islanda); o 2) sono nella UE, ma non nell'Eurozona (Svezia, Danimarca). Mentre la stessa Finlandia è sia nella UE sia nell'Eurozona. Il che ci dovrebbe permettere, almeno teoricamente, di fare delle comparazioni decenti.
QED. Un paio di frequentatori del blog di Alberto Bagnai mi hanno segnalato, via twitter, un articolo (della serie QED) del professore che, espandendo alcune pagine del suo Il tramonto dell'Euro, lo scorso gennaio analizzava più in dettaglio, guarda un po', proprio il caso finlandese. Mi hanno detto, grosso modo: "Ardemagni prima di parlare a vanvera di Finlandia, vatti a vedere quell'articolo". (Nella foto a destra l'autore del post poco dopo il rinvenimento di un Boletus Edulis, volgarmente detto Porcino).
Fuori discussione. Prima di tuffarci nella analisi del post, visto che mi arrivano critiche di vario tipo dai frequentatori del blog di cui sopra, (tra cui quella di amante dell'aneddotica da cui cercherò di difendermi con questo post) ecco alcune cose che accetto tranquillamente e che vorrei pertanto "togliere" dal dibattito in quanto non più oggetto di disputa: 1) concordo che l'Unione Europea, e la moneta unica in particolare, non sono tutte rose e fiori come una certa stampa e una certa politica ci hanno fatto credere per anni; 2) il fatto di poter svalutare quando serve, o più in generale avere una propria sovranità monetaria, rispetto a sottostare alla BCE, comporta anche (e sottolineo anche) dei vantaggi (qui non ci interessa valutare quanto profondi e permanenti) che noi abbiamo perso adottando l'Euro; 3) anche la Finlandia non è il paradiso in terra, e fondamentalmente la Finlandia non m'interessa più di tanto se non per farci dei ragionamenti sopra e per vedere se e quali danni ha fatto l'Euro in quella nazione; 4) io non sono pregiudizialmente contrario all'intervento pubblico, anzi in certi ambiti è assolutamente indispensabile (tipo infrastrutture molto costose, difesa, istruzione, eccetera). Ho voluto aggiungere anche questo quarto e ultimo punto anche se non è strettamente correlato all'Euro perché mi arrivavano osservazioni anche in questo senso. Ovviamente sono contro l'eccesso di spesa pubblica (e nel nostro paese siamo ben oltre il limite) e sono contro lo spreco di risorse pubbliche. Quindi per favore non torniamo a dibattere su questi quattro punti.
Permanenti perplessità. Ovviamente sullo sfondo ci sono sempre le mie perplessità di base. Se è ormai attestato che l'Euro non è tutto "rose e fiori", sarà anche così vero che l'Euro è precisamente Belzebù? O, per dirla un po' più lineare, non è che Bagnai (e Giordano e Borghi ecc). stiano sovrappesando il fattore-Euro rispetto a una ventina di altri fattori (rimando agli altri post) che possono spiegare meglio la nascita e lo sviluppo della crisi in Italia e/o nell'Eurozona e che andrebbero fronteggiati con priorità più alta rispetto al prendere in considerazione l'uscita dall'Euro? E ancora: non è che, anche psicologicamente, alcuni stiano ricadendo nell'antico errore di trovare un facile capro espiatorio "esterno"? Questi dubbi irrisolti (anche se una risposta provvisoria me la sono data) restano per me fondamentali e sono quelli che mi spingono a riflettere (e a cercare) oltre.
Il debito estero. Veniamo ora alla Finlandia e al testo di Bagnai che mi è stato suggerito come risposta implicita al mio precedente post. Dico subito che per ora non tratterò tutti gli aspetti, ma partirò dal punto fondamentale: il debito estero.
Andiamo alle ultime righe del post di Bagnai. Qui ci viene ricordato molto chiaramente che già dal 2010 il Professore ci aveva segnalato, sul Centro di Pescara, che "la variabile più importante per monitorare lo stato di salute di un paese è il suo indebitamento estero" (il grassetto è mio).
Tornando su alle prime righe dell'articolo troviamo un estratto de Il tramonto dell'Euro (a partire da pagina 29 nella versione cartacea in mio possesso) in cui viene espresso lo stesso concetto. Per essere ancora più chiaro, e ribadire ancora meglio il punto, Bagnai avrebbe potuto estrarre la citazione dal proprio libro partendo da un paio di pagine prima. Anche lì sul libro, infatti, Bagnai ci invita a non concentrarci troppo sul debito pubblico e a focalizzarci su quello estero. Ad esempio a pagina 27, cercando di smontare alcuni luoghi comuni come "La crisi è causata dal debito pubblico", egli scrive: "I dati non dicono questo. Certo il debito pubblico italiano è relativamente elevato in rapporto al PIL, ed è chiaro che ciò vincola l'azione della politica fiscale. Ma prima dell'Italia sono stati colpiti dalla crisi Paesi con debito pubblico molto piccolo (come la Spagna e l'Irlanda)...".
Quindi il debito pubblico non è il problema dei problemi. E allora qual è un indicatore significativo? Ce lo ribadisce ulteriormente poco più sotto: "I Paesi più fragili, cioè, non erano quelli con maggior debito pubblico, ma con maggior debito estero (pubblico e soprattutto privato)". Il fattore chiave è il debito estero.
E arrivando a pagina 29, Figura 2, ci mostra una tabella del FMI 2010 (ma i dati si riferiscono al 2007) con la Posizione finanziaria netta/PIL di undici nazioni. Si tratta della stessa tabella riprodotta in testa all'articolo, in cui si evidenzia che solo Belgio e Germania sono "creditori netti", mentre "la Finlandia viene a trovarsi in mezzo al gregge delle pecore nere"". Insomma: occhio al debito pubblico e soprattutto privato verso l'estero. Solo Belgio e Germania sono messi bene da quel punto di vista.
Da quella tabella Bagnai parte per dire: ragazzi noi non siamo affatto sorpresi della crisi attuale della Finlandia. "La crisi non è arrivata in Finlandia. La Finlandia era già in crisi."
In altri termini: la Finlandia ha appena avuto due anni negativi (-1.0% e -1.4% nel PIL reale del 2012 e 2013, dati Eurostat) e cede i suoi gioielli, come la telefonia della Nokia a Microsoft (ricordiamo che la Nokia nel 2009 rappresentava ben il 1,6% del PIL finlandese) per colpa del suo debito estero. Un bel disastro, ma Bagnai dice che lo sapeva, che potevamo arrivarci a partire dai dati del 2007.
Riflettendoci meglio però mi salta all'occhio una cosa strana che non avevo notato leggendo il libro. Perché mai ci vengono mostrati i dati del 2007? Passi nel libro che è del 2012, e usa i dati FMI del 2010 riferiti al 2007. Ma l'articolo è del 2014. Perché troviamo ancora i dati di sette anni fa?
In che misura è possibile stabilire un nesso causale tra una posizione finanziaria netta piuttosto negativa nel 2007 (perché, come vedremo, è tale solo nel 2007) e una crisi di crescita nel 2012-13?
E allora sono andato a cercare i dati attuali e, già che c'ero, quelli storici. La "Posizione finanziaria netta" in inglese si chiama "Net International Investment Position" (NIIP). Non sono riuscito a trovarla né sul sito del FMI o dell'OECD (dove ci sono valanghe di altri dati analoghi o "linitrofi", ma non ho trovato questo) e nemmeno, in quanto tale, negli Stability Report semestrali del FMI (che pure contengono altri dati interessanti che potremmo discutere più avanti). Ho però trovato un riepilogo recente su Wikipedia (con moltissime fonti incluse), ma soprattutto ho trovato il migliore report in merito per l'Europa che è questa tabella dell'Eurostat che contiene non solo i dati del 2007 (quelli correttamente estrapolati da Bagnai), ma anche quelli a partire dal 1971 (ove disponibili) fino al 2013. Che pubblico qui sotto. Oltre agli undici paesi scelti da Bagnai ho aggiunto UK e Svezia (questa per contiguità geografica). Nella figura ho messo i dati solo dal 2002, perché i dati di alcune di nazioni non sono presenti dall'inizio. La Finlandia è la riga arancione che ho evidenziato rendendola più spessa. La colonna del 2007 rappresenta esattamente, con diversa grafica, la Figura 2 del libro di Bagnai, ma qui ci sono anche gli altri anni.
Il debito estero. Veniamo ora alla Finlandia e al testo di Bagnai che mi è stato suggerito come risposta implicita al mio precedente post. Dico subito che per ora non tratterò tutti gli aspetti, ma partirò dal punto fondamentale: il debito estero.
Andiamo alle ultime righe del post di Bagnai. Qui ci viene ricordato molto chiaramente che già dal 2010 il Professore ci aveva segnalato, sul Centro di Pescara, che "la variabile più importante per monitorare lo stato di salute di un paese è il suo indebitamento estero" (il grassetto è mio).
Tornando su alle prime righe dell'articolo troviamo un estratto de Il tramonto dell'Euro (a partire da pagina 29 nella versione cartacea in mio possesso) in cui viene espresso lo stesso concetto. Per essere ancora più chiaro, e ribadire ancora meglio il punto, Bagnai avrebbe potuto estrarre la citazione dal proprio libro partendo da un paio di pagine prima. Anche lì sul libro, infatti, Bagnai ci invita a non concentrarci troppo sul debito pubblico e a focalizzarci su quello estero. Ad esempio a pagina 27, cercando di smontare alcuni luoghi comuni come "La crisi è causata dal debito pubblico", egli scrive: "I dati non dicono questo. Certo il debito pubblico italiano è relativamente elevato in rapporto al PIL, ed è chiaro che ciò vincola l'azione della politica fiscale. Ma prima dell'Italia sono stati colpiti dalla crisi Paesi con debito pubblico molto piccolo (come la Spagna e l'Irlanda)...".
Quindi il debito pubblico non è il problema dei problemi. E allora qual è un indicatore significativo? Ce lo ribadisce ulteriormente poco più sotto: "I Paesi più fragili, cioè, non erano quelli con maggior debito pubblico, ma con maggior debito estero (pubblico e soprattutto privato)". Il fattore chiave è il debito estero.
E arrivando a pagina 29, Figura 2, ci mostra una tabella del FMI 2010 (ma i dati si riferiscono al 2007) con la Posizione finanziaria netta/PIL di undici nazioni. Si tratta della stessa tabella riprodotta in testa all'articolo, in cui si evidenzia che solo Belgio e Germania sono "creditori netti", mentre "la Finlandia viene a trovarsi in mezzo al gregge delle pecore nere"". Insomma: occhio al debito pubblico e soprattutto privato verso l'estero. Solo Belgio e Germania sono messi bene da quel punto di vista.
Da quella tabella Bagnai parte per dire: ragazzi noi non siamo affatto sorpresi della crisi attuale della Finlandia. "La crisi non è arrivata in Finlandia. La Finlandia era già in crisi."
In altri termini: la Finlandia ha appena avuto due anni negativi (-1.0% e -1.4% nel PIL reale del 2012 e 2013, dati Eurostat) e cede i suoi gioielli, come la telefonia della Nokia a Microsoft (ricordiamo che la Nokia nel 2009 rappresentava ben il 1,6% del PIL finlandese) per colpa del suo debito estero. Un bel disastro, ma Bagnai dice che lo sapeva, che potevamo arrivarci a partire dai dati del 2007.
Riflettendoci meglio però mi salta all'occhio una cosa strana che non avevo notato leggendo il libro. Perché mai ci vengono mostrati i dati del 2007? Passi nel libro che è del 2012, e usa i dati FMI del 2010 riferiti al 2007. Ma l'articolo è del 2014. Perché troviamo ancora i dati di sette anni fa?
In che misura è possibile stabilire un nesso causale tra una posizione finanziaria netta piuttosto negativa nel 2007 (perché, come vedremo, è tale solo nel 2007) e una crisi di crescita nel 2012-13?
E allora sono andato a cercare i dati attuali e, già che c'ero, quelli storici. La "Posizione finanziaria netta" in inglese si chiama "Net International Investment Position" (NIIP). Non sono riuscito a trovarla né sul sito del FMI o dell'OECD (dove ci sono valanghe di altri dati analoghi o "linitrofi", ma non ho trovato questo) e nemmeno, in quanto tale, negli Stability Report semestrali del FMI (che pure contengono altri dati interessanti che potremmo discutere più avanti). Ho però trovato un riepilogo recente su Wikipedia (con moltissime fonti incluse), ma soprattutto ho trovato il migliore report in merito per l'Europa che è questa tabella dell'Eurostat che contiene non solo i dati del 2007 (quelli correttamente estrapolati da Bagnai), ma anche quelli a partire dal 1971 (ove disponibili) fino al 2013. Che pubblico qui sotto. Oltre agli undici paesi scelti da Bagnai ho aggiunto UK e Svezia (questa per contiguità geografica). Nella figura ho messo i dati solo dal 2002, perché i dati di alcune di nazioni non sono presenti dall'inizio. La Finlandia è la riga arancione che ho evidenziato rendendola più spessa. La colonna del 2007 rappresenta esattamente, con diversa grafica, la Figura 2 del libro di Bagnai, ma qui ci sono anche gli altri anni.
Sorpresa. Se accettiamo la posizione di Bagnai (vedi citazione a pag. 28 sopra riportata) che questo specifico parametro del NIIP sia così importante per valutare la "fragilità" di un'economia, beh, allora l'economia finlandese, oggi, dovrebbe essere una delle meno fragili d'Europa: la Posizione finanziaria netta finlandese è invidiabile. Si tratta della sesta (su un totale di 28) in Europa dietro Lussemburgo, Olanda, Germania, Belgio e Danimarca, ma davanti alla vicina Svezia. (Vicina ma fuori dall'Euro: e allora come mai fa peggio della Finlandia sia nel NIIP che nello spread sui bund tedeschi?). Per essere ancora più precisi la posizione della Finlandia è invidiabile non da oggi, ma dal 2008, ovvero, con Lapalisse, dall'anno seguente a quello mostrato nella tabella del 2007.
Prego infatti tutti di dare un'ulteriore occhiata: degli ultimi dieci anni, il 2007 (l'anno preso in considerazione da Bagnai) è l'anno peggiore per la Finlandia: è l'unico in cui scende sotto l'undicesimo posto tra i 28 Paesi dell'Eurozona (quell'anno fu addirittura quindicesima). Ma già a partire dal 2008 il debito estero finlandese quasi si azzera (ricordo che i dati sono di stock di debito/credito, ovvero quello accumulato negli anni, non il flusso specifico dell'anno in oggetto) per poi passare in positivo stabilmente a partire dal 2009. Ed in positivo è ancora oggi (dati 2013). Recentemente infatti (2009-2013) la Finlandia, per questo specifico parametro, è stata stabilmente tra il quinto e il settimo posto dei 28 paesi dell'Eurozona e tra i pochi Paesi sempre in positivo negli ultimi cinque rilevamenti. Cosa che - fra l'altro - non le era riuscita mai nella propria storia: era stata un paese sempre moderatamente debitore fin da quando i dati sono disponibili - 1975 - con numeri fondamentalmente stabili. I dati storici sono pubblicati nella tabella qui sotto.
Dopo una tradizione di moderato debito estero, si osserva una parentesi particolarmente negativa a partire dal 1990 in cui si verifica un aumento del debito verso l'estero/PIL, con un picco particolarmente negativo nel 1999. Ma da quel momento risale e nel 2003 torna ai valori tradizionali, per poi migliorare ulteriormente in maniera costante, tranne la caduta (quel piccolo avvallamento) del 2007 (in cui peraltro, all'interno di un trend positivo, si limitava a ricadere sui suoi tradizionali valori moderatamente negativi 1975-1990).
Quindi delle due l'una: o non è vero che quel parametro, di per sé, sia così importante in termini predittivi oppure dispiega i suoi effetti in tempi molto lunghi. E in ogni caso prendere il debito estero particolarmente negativo proprio del 2007 come base per considerazioni sulla crisi attuale Finlandia mi sembra particolarmente fuorviante, perché tutti gli altri anni di quel periodo storico sono messi meglio. Strano che nessuno dei suoi amici l'abbia fatto notare a Bagnai.
C'è anche un'altra possibile spiegazione: la Finlandia, poco dopo il 2007, ha avuto un altro anno molto negativo ovvero il terribile, un po' per tutti: l'anno 2009. In quell'anno il PIL reale finlandese ha fatto -8.5%. Allora, magari è lì, in quella occasione, che è stato "pagato" il tributo in termini di crescita al dato relativamente negativo della Posizione finanziaria netta del 2007. Sembra più ragionevole, anche per i tempi più ravvicinati. Se però poi andiamo a vedere il 2009, la Germania che è stata sempre positiva nella Posizione finanziaria netta ha comunque fatto un disastroso -5.1% e l'Olanda, che avrebbe dovuto fare peggio della Germania, in quanto nel 2007 aveva una Posizione finanziaria netta negativa, ha fatto relativamente meglio: -3,7%.
Ovviamente, non c'è bisogno di dirlo, è abbastanza limitativo prendere quella variabile da sola (ma non sono stato io ad additarla come fondamentale): occorre, volendo seguire i ragionamenti a livello più globale, considerare quanto meno le dinamiche di PIL e inflazione, e soffermarci anche sui saldi settoriali e magari studiare anche le tappe di avvicinamento all'Eurozona dei vari paesi. Dato che però questa, per me profano, è materia particolarmente ostica, ci andrò con i piedi di piombo nei prossimi giorni. Ma sarà un bagno di sangue.
Raccomandazione per tutti: se ho cannato qualcosa, fatemelo notare con calma, non crocifiggetemi: sono un ragazzo sensibile. E qualsiasi spiegazione che possa aiutarmi a capire meglio è benvenuta.
Sfida. (Anzi no: gentile richiesta). Poi però, visto che sono anche un ragazzo frizzantino, lancio una piccola sfida. Anzi no, è una gentile richiesta. Chi si sente in grado di ricostruire la terza tabella del QED di Bagnai (quella sui saldi settoriali finlandesi) a partire dai dati grezzi che si possono trovare sul sito del FMI ovvero qui? Io l'ho fatto e posso garantire che si tratta di un'esperienza istruttiva e che potrà tornarci utile in seguito. Dai, chi se la sente? Non vorrete passare solo per abili polemisti, vero?
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