In questi giorni cupi una delle poche cose che riesco a guardare in tv senza irritarmi all'istante è la pubblicità del Campari Soda. Per fortuna lo spot viene proposto molto di frequente, con vari tagli, sia sui canali pubblici, sia su quelli privati e persino dalla tv del magnate australiano. Se fosse per me, lo manderei ancora più spesso. Per sedare la scimmia ogni tanto me lo riguardo anche su youtube.
Perché è bello? Intanto per la canzone, che io credevo fosse una falsa canzone degli Anni Trenta scritta ai giorni nostri e che invece, come Sergio Ferrentino mi ha fatto notare, non solo è una canzone originale dell'epoca (L'ora del Campari di Crivel, che si può trovare qui in versione integrale, comprensiva di testo), ma è un pezzo che addirittura avevamo mandato più volte in onda in un programma di Radio Popolare tanti anni fa.
Oltre alla canzone ci sono altre due fotogrammi che mi piacciono molto, due immagini illuminate da due mezzi sorrisi: quello sornione della ragazza che solleva il bicchiere (a 00:48 su youtube) e quello rassegnato del ragazzo sconfitto che entra nel bar (a 00:53 su youtube).
Riassumiamo brevemente la trama sollevando alcuni interrogativi.
Il concept è che un gruppo di amici si danno appuntamento verso le sette al bar per prendere l'aperitivo e... "l'ultimo che arriva paga da bere".
1. Il primo a scattare alle sette meno due minuti è A, il ragazzo con la tracolla, che chiude il negozio (prima domanda: che negozio è? sembra un negozio di articoli regalo o una cartoleria...) e si precipita in un taxi. (00:00-00:07)
2. Il taxi è guidato da un altro amico, B, riccio con la camicia a quadri, che riconosce al volo il trasportato come un possibile competitor, lo chiude dentro al taxi e si mette a correre verso il bar. (00:07-00:13)
3. Il ragazzo con la tracolla A riesce a uscire dal taxi passando dal tetto e insegue il tassista B. (00:13-00:17)
4. Nel frattempo l'impiegata C con la camicetta bianca e lo chignon nero, ostentando indifferenza, ma con frenesia crescente, passa tra i tavoli dell'open space, lancia la cartelletta alla segretaria e lascia l'ufficio, nervosa per il ritardo dell'ascensore. (00:17-00:22)
5. Un altro amico, D, anche lui vestito da "impiegatino" (camicia mezzemaniche beige e cravatta scura) e verosimilmente - ma non necessariamente - proveniente dallo stesso ufficio, scende vorticosamente una scala anti-incendio esterna a chiocciola. (00:22-00:23)
6. Sotto la scala, per la via, E, una bella ragazza con la camicia e i capelli scuri sciolti, corre a perdifiato verso il bar. (00:23-00:24)
7. Anche l'impiegata C, col suo chignon corre. (00:24-00:25)
8. Corre anche B il tassista (siamo sicuri che sia ancora lui?), che vediamo prima di fronte, e poi anche dall'alto questa volta assieme con il "trasportato" A il quale corre con la tracolla ormai alle calcagna (ma sono davvero loro? Sembra proprio di sì). (00:25-00:27)
9. Nel frattempo il barista coi baffi Z prepara un certo numero (un numero decisamente troppo alto per l'esigua quantità di corridori che stanno arrivando) di Campari Soda sul bancone: sembrano una quindicina sul lato lungo e cinque sul lato corto. Poi controlla l'orologio. (00:27-00:30)
10. Una ragazza F (siamo sicuri che non sia ancora E? Non del tutto, ma questa F sembra avere i capelli raccolti e quelli di E sembrano sciolti) e G, un ragazzo con i capelli molto corti che porta la giacca verde militare, corrono su una scala mobile. G con la giacca militare sembra attardato dalla folla, la ragazza F si volta verso di lui e fa un'espressione come a dire "non è colpa mia". Lui in bella acrobazia supera la gente sulla scala mobile. (00:30-00:35)
11.Piccola sequenza a montaggio incrociato: l'impiegatino D corre tra la folla (00:35) (ma è proprio lui?) mentre il tassista B corre tra la folla (00:35-00:36) (siamo sicuri che sia proprio lui?).
12. In campo lungo, in controluce, si intravvede correre quello che sembra essere ancora il tassista B. (00:37-00:38)
13. A, il ragazzo del negozio con la tracolla, arriva al bar trafelato, pare timoroso di essersi fatto superare, ma di fatto sembra essere arrivato proprio primo. (00:38-00:41)
14. L'impiegatino D viene attardato, su una piazza, da uno stormo di piccioni che si leva davanti a lui, mentre colei che lui inseguiva all'inizio, cioè la bella ragazza E (siamo sicuri che sia lei?) pochi metri più avanti corre senza problemi, si volta verso di lui, poi riprende a correre sorridente per la consapevolezza di averlo distanziato, mentre D è ancora alle prese coi piccioni. (00:41-00:45)
15. Al bar c'è, come sappiamo già, il ragazzo del negozio A, ma ora si intravvedono anche quelli che sembrano essere G (il ragazzo con i capelli corti e la giacca militare) e forse anche F (la ragazza che lo precedeva sulla scale mobili). Nell'inquadratura si nota anche un braccio con camicetta che potrebbe essere anche quello dell'impiegata C. (00:46-00:47)
16. Sempre al bar, il ragazzo del negozio A brinda con la bella ragazza E (la quale ci regala una splendida espressione sollevando il bicchiere) come a dire "eh, non sono affatto male come atleta!". (00:47-00:48)
17. Finalmente arriva al bar l'impiegatino D: è lui l'ultimo, è lui che paga da bere! Non si capisce come la bella ragazza E gli abbia preso tanti secondi di vantaggio solo per un volo di piccioni, ma tant'è... Ad accoglierlo trova il gruppo degli amici diviso in due: da un parte vediamo da sinistra l'impiegata C, il tassista B, la ragazza E (qui, diversamente da prima fa un'espressione che risulta un po' antipatica quasi piegando la schiena all'indietro) e un misterioso uomo che si intravvede alle spalle di E che non abbiamo ancora visto. (00:48-00:51)
18. Dall'altra parte troviamo il ragazzo del negozio A (è proprio lui?) e i due delle scale mobili, F e G. (00:51-00:52) Tutti ridono dell'impiegatino D.
19. Mentre il barista stappa il suo Campari D fa un bellissimo mezzo sorriso ciondolando un po' le braccia, come ad ammettere la sconfitta, procedendo dall'ingresso verso gli amici. (00:52-00:55)
20. La bella ragazza E gli toglie una piuma di piccione dalla testa e poi la soffia via tra i sorrisi degli altri. (00:55-00:57)
21. Mentre la speaker prende a dire: "Campari, l'ultimo che arriva paga da bere" il barista coi baffi Z porge finalmente il Campari Soda all'impiegatino D (si intravvedono anche A, F, G e C). (00:57-00:58)
22. Alla fine compaiono in chiave la bottiglia del Campari Soda, il logo e il sito internet, proprio sulle immagini dell'ultimo brindisi con ancora due bei sorrisi dell'impiegatino D che sembra persino pronunciare una mezza parola (Cheers? Cin Cin? Prosit?) e della bella E. Non si riesce a contare quante siano le mani del brindisi finale, ma sono verosimilmente sette (da A a G).
Detto questo, il Campari Soda a me non piace.
martedì 27 gennaio 2009
sabato 24 gennaio 2009
Analisi di processo
Il processo per insider trading agli ex-vertici di Unipol Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti (condannati nell'ottobre 2006 a sei mesi di reclusione e circa 100mila euro come pena pecuniaria) andrà rifatto.
Da La Repubblica di ieri: "La Cassazione ha giudicato incompetente la procura di Milano e ha spedito a Bologna gli atti del processo". La Cassazione avrebbe accolto la tesi della difesa per la quale "l'acquisto delle obbligazioni (oggi dematerializzate) è avvenuto a Bologna, quando i titoli sono stati depositati sul dossier titoli di Unipol, nella filiale di Unipol banca".
Premetto che ho la cultura giuridica di un criceto, ma i conflitti di competenza non potrebbero essero risolti, magari con un pizzico di arbitrarietà, prima dei processi e non dopo? Anche perché, in fondo, tutto questo marchingegno poi lo pago anche io.
Amici che lavorate nella giustizia, avete buttato tempo (e già siete lenti) e denaro (e già ne avete poco).
Decidete prima. Che ci vuole?
Il caso di specie, per quanto di lana caprina (la Borsa dove è avvenuta la transazione è milanese, ma il deposito dei titoli bolognese) l'ho capito persino io: la Cassazione lo può dirimere in un'ora, applicandovi un unico uomo. Se poi sbaglia, amen: il caso andrà pur sempre in mano a dei giudici. I giudici di Milano, anche se magari non i più indicati, sono pur sempre dei giudici, non dei mobilieri o degli astrofisici. Se per una partita è più indicato l'arbitro Rizzoli, ma poi la dirige Rocchi, chi se ne frega, è pur sempre un arbitro. E comunque decidete prima. Non voglio pagarvi due volte perché il secondo giudice era leggermente più adatto.
Non vorrei scivolare nel populismo, ma il sospetto ovviamente è che questi conflitti di competenza territoriale vengano, statisticamente, sollevati solo da studi legali di un certo livello, per clienti di un certo livello, che, tipicamente, hanno maggiori margini di manovra.
E manovrando, manovrando finisce che... (cito sempre da La Repubblica) "Difficilmente il processo ora potrà arrivare alla conclusione, la prescrizione subentrerà nel 2010". Bingo!
Tre considerazioni finali:
1. Riforma della giustizia: questi gioiellini qui non potrebbero essere messi al primo posto tra le cose che non devono più succedere?
2. A proposito di analisi di processo: se anche l'informatica lavorasse così efficientemente probabilmente non avrei potuto nemmeno pubblicare questo post (non una gran perdita, lo so, ma per dire...).
3. Però forse sono un po' ingenuo io, forse ho semplificato troppo la materia. Qualche addetto ai lavori mi spiega dove sto sbagliando?
Da La Repubblica di ieri: "La Cassazione ha giudicato incompetente la procura di Milano e ha spedito a Bologna gli atti del processo". La Cassazione avrebbe accolto la tesi della difesa per la quale "l'acquisto delle obbligazioni (oggi dematerializzate) è avvenuto a Bologna, quando i titoli sono stati depositati sul dossier titoli di Unipol, nella filiale di Unipol banca".
Premetto che ho la cultura giuridica di un criceto, ma i conflitti di competenza non potrebbero essero risolti, magari con un pizzico di arbitrarietà, prima dei processi e non dopo? Anche perché, in fondo, tutto questo marchingegno poi lo pago anche io.
Amici che lavorate nella giustizia, avete buttato tempo (e già siete lenti) e denaro (e già ne avete poco).
Decidete prima. Che ci vuole?
Il caso di specie, per quanto di lana caprina (la Borsa dove è avvenuta la transazione è milanese, ma il deposito dei titoli bolognese) l'ho capito persino io: la Cassazione lo può dirimere in un'ora, applicandovi un unico uomo. Se poi sbaglia, amen: il caso andrà pur sempre in mano a dei giudici. I giudici di Milano, anche se magari non i più indicati, sono pur sempre dei giudici, non dei mobilieri o degli astrofisici. Se per una partita è più indicato l'arbitro Rizzoli, ma poi la dirige Rocchi, chi se ne frega, è pur sempre un arbitro. E comunque decidete prima. Non voglio pagarvi due volte perché il secondo giudice era leggermente più adatto.
Non vorrei scivolare nel populismo, ma il sospetto ovviamente è che questi conflitti di competenza territoriale vengano, statisticamente, sollevati solo da studi legali di un certo livello, per clienti di un certo livello, che, tipicamente, hanno maggiori margini di manovra.
E manovrando, manovrando finisce che... (cito sempre da La Repubblica) "Difficilmente il processo ora potrà arrivare alla conclusione, la prescrizione subentrerà nel 2010". Bingo!
Tre considerazioni finali:
1. Riforma della giustizia: questi gioiellini qui non potrebbero essere messi al primo posto tra le cose che non devono più succedere?
2. A proposito di analisi di processo: se anche l'informatica lavorasse così efficientemente probabilmente non avrei potuto nemmeno pubblicare questo post (non una gran perdita, lo so, ma per dire...).
3. Però forse sono un po' ingenuo io, forse ho semplificato troppo la materia. Qualche addetto ai lavori mi spiega dove sto sbagliando?
venerdì 16 gennaio 2009
Citizen K.
E comunque, nel caso, i 115 milioni di euro non devono andare a Berlusconi. Perché Ricardo belongs to Jesus.
mercoledì 7 gennaio 2009
77 giorni
Ma per un paese che rules the world non sono un po' troppi settantasette giorni tra un'elezione e un insediamento? Magari qualcuno pensa di sfuttare la vacanza. Magari qualcuno ne approfitta per fare le pulizie di Gaza.
domenica 4 gennaio 2009
Monopoli, che passione!
In queste vacanze di Natale ho potuto constatare con mano che anche i ragazzetti fanatici di Wii e Ds non disdegnano una partita al buon vecchio Monopoli. Io ci gioco dai tempi delle scuole medie: con i miei amici Alberto e Roberto ne avevamo anche inventato una versione "evoluta" che prevedeva un complessissimo sistema di prestiti alla banca con relativi interessi e investimenti azionari. Ma rimanendo alla versione classica, ho maturato negli anni una discreta pratica che si basa fondamentalmente su 8 punti: due promemoria, cinque suggerimenti per la vittoria e una proposta di variante.
1. Promemoria #1: ricordarsi sempre di far pagare ai concorrenti, come da regolamento, il valore dei contratti d'acquisto ottenuti in partenza (quando giocavamo da ragazzini omettevamo quasi sempre di farlo).
2. Promemoria #2: ricordarsi di applicare sempre la regola "Non si possono costruire alberghi finché non si abbiano 4 case su ogni lotto del gruppo". In altri termini: non posso passare nell'ambito dello stesso turno di gioco da 0, 1, 2 o 3 case all'albergo. Prima devo fare almeno un tiro di dadi avendo tutte le case del gruppo con 4 case. Solo in seguito posso costruire uno o più alberghi. Questa norma è fondamentale anche ai fini della "penuria di case", vedi suggerimento #2 al punto 4.
2. Promemoria #2: ricordarsi di applicare sempre la regola "Non si possono costruire alberghi finché non si abbiano 4 case su ogni lotto del gruppo". In altri termini: non posso passare nell'ambito dello stesso turno di gioco da 0, 1, 2 o 3 case all'albergo. Prima devo fare almeno un tiro di dadi avendo tutte le case del gruppo con 4 case. Solo in seguito posso costruire uno o più alberghi. Questa norma è fondamentale anche ai fini della "penuria di case", vedi suggerimento #2 al punto 4.
3. Suggerimento #1: Se non si ha la possibilità di ottenere i contratti dei "colori" più vantaggiosi (tipicamente i viola e - in parte - i gialli e i rossi) si può, anzi si deve, puntare a condurre una "partita chiusa" bloccando in ogni modo qualsiasi tentativo da parte dei giocatori "messi meglio" di completare l'acquisto di un colore, idealmente acquistando un contratto per ogni colore o solidarizzando con altri giocatori "messi male" per bloccare acquisti finalizzati e trattative.
4. Suggerimento #2: Sempre nel caso di non essere riusciti a ottenere i contratti dei colori più "remunerativi" e volendo attuare la tecnica della "partita chiusa", sarà bene sfruttare la "penuria di case", esplicitamente prevista dal regolamento. Nella scatola di gioco le case sono soltanto 32. Se non si è riusciti ad può essere utile cercare di portare a casa un po' di contratti a basso costo, costruendo molte case su questi terreni. Teoricamente lasciando 4 case senza fare mai gli alberghi su tutti i rosa (2), su tutti gli azzurri (3) e su tutti gli arancioni (3) teniamo occupate le 32 case (4x8=32) con esborsi ragionevoli: con la modica somma di 5.500 euro (220.000 lire nella vecchia versione) si blocca qualsiasi tentativo di costruire case sugli altri colori.
5. Suggerimento #3: Non puntare mai a "fare" i verdi. Fare le case sui verdi è estremamente costoso e relativamente poco remunerativo rispetto ai viola, ma anche rispetto a gialli e rossi. Non è che i verdi (Via Roma, Corso Impero e Largo Augusto) portino sfiga, ma in qualche modo finiscono con il danneggiare il proprietario.
6. Suggerimento #4: Non lasciare mai e poi mai che qualcun altro si porti a casa i due viola (Viale dei Giardini e Parco della Vittoria). Se questo succede, salvo casi miracolosi, la partita è matematicamente persa. Se avete uno dei due contratti viola cercate di accaparrarvi l'altro, ma se non vi riuscite, tenetelo anche in cambio di offerte faraoniche (specialmente se provenienti dal proprietario dell'altro contratto viola).
7. Suggerimento #5: In condizioni normali, non lasciare MAI due sole case su una proprietà, ma cercare sempre di passare a tre case: tra due e tre c'è sempre un vero e proprio salto nel costo dell'affitto da pagare nel caso che qualcuno ci cada.
Veduta di Monopoli |
8. Proposta di variante: C'è un metodo alternativo a quello suggerito dal regolamento (cioè fissare un tempo) per abbreviare la durata di una partita. Consiste nel decidere (a priori o nel corso della gara, se tutti sono d'accordo) di smettere di prelevare soldi dalla banca, lasciando solo la possibilità di pagare. In pratica dal momento stabilito se si passa dal via non si prendono più i 500 euro (o le 20.000 lire della vecchia versione); oppure se una carta "imprevisti" comporta la "vincita" di 10 euro, non si preleverà alcunché dalla banca, mentre se c'è da pagarne 10 questi verranno versati regolarmente alla banca. In questo modo il capitale circolante andrà rapidamente (ma non troppo) a diminuire provocando fallimenti a catena, fino alla determinazione del vincitore. Teoricamente questa norma si può applicare prestissimo nel corso della partita, per arrivare a una versione di Monopoli-flash.
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