venerdì 10 dicembre 2010
Grassano vuol dire fiducia?
Poche cose mi avvincono di più del cosiddetto "pallottoliere della sfiducia": la corsa ad accaparrarsi i deputati per la votazione alla camera del 14 dicembre. Il conteggio cambia quasi minuto per minuto e in rete si trovano le ipotesi più disparate. Salvo errori od omissioni - sempre possibili vista la situazione in rapida evoluzione - in questo momento (ore 11:30 del 10 dicembre) la situazione dovrebbe essere la seguente.
Contro la sfiducia al governo Berlusconi voteranno 235 deputati della PDL + 59 della Lega + 7 di Noi Sud (al gruppo originario si sono aggiunti Porfidia e, da pochissimo, Razzi: entrambi erano stati eletti nell'IDV; Razzi, tra l'altro, in settembre aveva riportato di aver ricevuto offerte in denaro per cambiare orientamento, ora invece sarà passato "a gratis") + 5 Popolari dell'Italia di Domani (il gruppo di ex-UDC di Mannino) + 1 ADC (Pionati) + 1 repubblicano (Nucara, mentre l'altro repubblicano - La Malfa - vota la sfiducia) + 1 liberaldemocratico (Grassano che è l'unico degli 85 firmatari della mozione di sfiducia ad avere ufficialmente cambiato idea; mentre gli altri due liberaldemocratici votano la sfiducia). Il conto fa 309.
A questi 309 dovrebbe sommarsi 1 dei tre deputati che ieri si sono presentati alla stampa come "Movimento di Responsabilità Nazionale", cioè Bruno Cesario (ex Margherita, ex Pd, ex Api). Secondo le dichiarazioni di uno dei tre, Massimo Calearo, Cesario infatti voterà contro la sfiducia, mentre lo stesso Calearo (ex Pd) si asterrà e Domenico Scilipoti (ex Idv), voterà la sfiducia. L'aggiunta di Cesario porta il totale così a raggiungere i 310. E questi sono i voti praticamente "sicuri".
Ma i 310 potrebbero diventare 311 con l'aggiunta di Catone, del FLI, il quale ha dichiarato che certamente non voterà la sfiducia (è l'unico del FLI a non avere nemmeno firmato la mozione), ma non è ancora chiarissimo se voterà contro la sfiducia, si asterrà o non parteciperà al voto. Inoltre ci sono sempre i tre del Movimento di Responsabilità Nazionale che per il momento, come si diceva, sono divisi, ma si sono impegnati a trovare una posizione comune per il 14. Dovessero convergere sulla non-sfiducia, il conto arriverebbe a 313 (sommiamo solo 2, perché Cesario era già incluso nei 311). Ma attenzione a Paolo Guzzanti (vedi sotto). Quota 314 è in vista.
Tralasciando i maldipancia politici dei sei radicali eletti nel PD, e quelli molto più reali delle tre onorevoli in gravidanza (due FLI e una PD), le uniche astensioni sicure (2) sono quelle della SVP, mentre Fini, come da prassi, non voterà.
Per la sfiducia invece lo schieramento prevede 84 degli 85 deputati che hanno firmato la mozione (Grassano, come abbiamo visto, voterà per il governo) e cioè 35 UDC (tutti), 34 FLI (cioè tutti meno Fini e Grassano), 6 API, 5 MPA, 1 liberale (Guzzanti), 1 dei due repubblicani (La Malfa), 2 dei 3 liberaldemocratici (Melchiorre e Tanoni) poi 1 rappresentante delle minoranze linguistiche, il valdostano Nicco, e 1 non iscritto a gruppi parlamentari, l'ex-IDV Giulietti. A questi si aggiungano, i 206 PD, salvo problemi fisici o nuovi tentativi di compravendita, e i 22 IDV residui (va sottolineato che Di Pietro ha perso 1/4 dei suoi deputati nel corso della legislatura: 7 su 29, e considerato che 1 è lui stesso, sono 7 su 28, esattamente 1/4, o, in altri termini, il 25%: ha fatto peggio del PDL che, pur con la diaspora di FLI e qualche altra defezione ha perso "solo" il 15% dei deputati). In totale sono 315, ma c'è sempre il dubbio che Scilipoti poi trovi la quadra coi suoi due nuovi colleghi su altre posizioni, quindi i voti potrebbero scendere a 314.
Il Fatto quotidiano ipotizza anche un ripensamento di Paolo Guzzanti, che non era fisicamente presente alla riunione in cui si è decisa la sfiducia,ma secondo La Malfa e secondo lo stesso segretario del suo partito, Stefano De Luca, sentito da me per Caterpillar, Guzzanti voterà la sfiducia. Sul proprio blog però, l'8 dicembre, Guzzanti si dice pronto a riconsiderare il voto di sfiducia ad alcune condizioni. Il che porterebbe la conta a 313. (Grazie a Diego A. per la segnalazione).
Resta da capire perché se da destra si tenta di tutto (secondo Di Pietro anche oltre il lecito) per guadagnare deputati alla causa, da sinistra si aspetta solo di farsi scippare qualche altro voto: non sono segnalati infatti casi di altri leghisti o pidiellini (dopo l'esodo di Toto e Rosso, che però risale al 3 novembre) in bilico, mentre sono diversi i deputati di centrosinistra considerati a rischio.
Riepilogando, ora come ora, ipotizziamo tre scenari:
1. quello più favorevole alla maggioranza (tutti e tre quelli del Movimento di Responsabilità Nazionale, l'ex-FLI Catone e il liberale Guzzanti votano contro la sfiducia). In questo caso la sfiducia non passa per un voto: 314 contro la sfiducia e 313 a favore della sfiducia, con 2 astenuti (SVP) e 1 non votante (Fini);
2. lo scenario "intermedio", quello accreditato ad esempio da La repubblica prevede che la sfiducia passi per un voto: 312 contro la sfiducia, 313 a favore della sfiducia, con 3 astenuti (dovrebbero essere i 2 SVP e Calearo) e 1 indeciso (dovrebbe essere Guzzanti);
3. lo scenario più sfavorevole alla maggioranza prevede 310 contro la sfiducia (compreso Cesario), 4 astenuti (Catone, Calearo e i 2 SVP), 1 non votante (Fini) e 315 pro sfiducia (inclusi Scilipoti e Guzzanti).
Ma nuove sorprese, è ovvio, sono in agguato. Davvero un bel match.
Aggiornamento del 12 dicembre: Scilipoti dichiara di votare contro la sfiducia. La conta arriva a 312 pro governo, 3 astenuti (2 SVP e Calearo) e 314 pro sfiducia. Siamo tutti appesi al voto di Calearo e alla condizione delle tre deputate in stato interessante.
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sabato 4 dicembre 2010
Se ho sonnecchiato con l'ambasciatore...
...potrò ben ronfare con il re!
Una finale di Champions League a volte può essere più soporifera di una conversazione con l'ambasciatore. Specialmente se il parterre de rois (rois presenti e futuri) non riesce a tenerti sveglio con qualche battuta all'altezza (altezza reale, of course).
Roma, 27 maggio 2009. I blaugrana del Barcelona battono i red devils del Manchester United per 2-0 e si laureano campioni d'Europa. Le prodezze di Samuel Eto'o, Leo Messi e Andrés Iniesta affascinano il mondo, ma non riescono a tenere svegli proprio tutti-tutti.
Da sinistra: il primo ministro spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, un signore che dorme, il re di Spagna Juan Carlos de Borbón y Borbón-Dos Sicilias, il presidente della Uefa Michel Platini, il principe di Galles William Arthur Philip Louis Mountbatten-Windsor. In terza fila: Bruno Conti.
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