Come molti ricorderanno, giovedì 24 gennaio 2008 il povero Clemente Mastella, nell'atto di togliere la fiducia al secondo Governo Prodi, lesse in Senato una poesia, Lentamente muore, attribuendola a Pablo Neruda. Di fatto quella poesia, il cui titolo originale è A Morte Devagar, è stata scritta nel 2000 dalla poetessa brasiliana Martha Medeiros, come molti fecero notare allo stesso sprovveduto Mastella già qualche minuto più tardi.
In ogni caso, il fatto che un passaggio così importante della recente storia italiana, un ribaltone epocale, sia stato contrassegnato da una citazione farlocca letta con tanto trasporto, a mio avviso ha, ancora adesso, del meraviglioso.
E oggi le cose non vanno meglio di sette anni fa, visto che anche l'alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini ha recentemente commesso lo stesso errore, come ci ricorda Franco Bechis.
Ma il caso del finto Pablo Neruda non è l'unico e qualche giorno fa ne ho scoperto un altro. Possiamo chiamarlo il caso della finta Sylvia Plath.
Com'è noto la poetessa americana si suicidò col gas a soli trent'anni l'11 febbraio 1963, poco tempo dopo essersi separata dal poeta inglese Ted Hughes.
Le vicende umane e letterarie dei due sono troppo complesse per essere riassunte qui, compresa la terribile coincidenza dell'analogo suicidio, sempre col gas, di Assia Wevill, la donna per cui Hughes aveva lasciato Sylvia Plath, solo sei anni dopo.
Ma da qualche tempo gira in rete ed è ripresa da diversi siti una poesia "di Sylvia Plath" dal titolo Marionette che semplicemente NON è di Sylvia Plath. Non è difficile capirlo leggendone anche solo poche righe. Si tratta di un testo poetico, stracarico di eventi reali della vita stesso Ted Hughes, narrato in prima persona e indirizzato alla madre di lei, come se il poeta inglese parlasse alla madre della Plath, giustificando la propria condotta di quegli anni.
"Vede, Signora,
io sua figlia l’ho sempre amata."
"Vede, Signora,
io sua figlia l’ho sempre amata."
Difficile che Sylvia Plath parli della propria morte in questi termini, ma evidentemente a qualche lettore disattento questo indizio non basta.
Il testo quindi, messo così, potrebbe, casomai, essere al massimo di Ted Hughes. Ma non è nemmeno suo, come vedremo tra poco.
La poesia fa bella mostra di sé in una serie di siti, certamente non professionali, ma molto "appassionati" che rischiano di fungere da moltiplicatori dell'errore, seguendo il noto metaforico meccanismo della defecazione sul ventilatore.
Il primo di questi siti porta addirittura il titolo Sylvia Plath Poetry - vita e opere della grande poetessa di Boston. La cosa curiosa è che questa Marionette viene, dallo stesso sito, pubblicata sia tra le poesie di Plath, sia nella sezione Ted Hughes - Birthday letters (che è la raccolta in cui Hughes, nel 1998, finalmente tratta l'argomento). Come se la stessa poesia fosse al tempo stesso di Plath e di Hughes!
L'attribuzione di Marionette a Plath si può trovare sul battagliero blog Poesia Ribelle - Blog dedicato a Bruno d'Iorio che mi ha ispirato l'idea per crearlo ed è volato via i cui redattori, non contenti, hanno riprodotto lo stesso errore sulla loro pagina facebook.
Altro blog "letterario", altro regalo: qui siamo a Le parole di Grace - Spazio letterario di Giovanni Ibello.
Non si salva nemmeno la tenera lilletta, che sotto l'implorante titolo "Facciamo parlare silvia" pubblica ancora Marionette che di Sylvia non è, ed il blog "Al femminile".
L'errore approda, ancora pochi giorni fa, addirittura sul sito di Noi Donne, che lanciando l'appuntamento del 25 novembre a Teramo, Quando il 'mostro' è il branco, incontro presso l'università con il regista Marco Risi e lo scrittore Andrea Carraro sul film 'Il branco' ci segnala che:
Il regista e lo scrittore dell’omonimo romanzo dialogheranno con i giovani, risponderanno alle loro domande, esprimeranno il loro punto di vista sulla violenza degli uomini e sulla cultura misogina “un uomo ha in bocca la fame mai sazia dei lupi” dice un verso di Sylvia Plath in “Marionette”, Marion è il nome di una delle due vittime del branco nel film, è colei che non avrà scampo, morirà per le violenze subite.
Non si salva nemmeno la tenera lilletta, che sotto l'implorante titolo "Facciamo parlare silvia" pubblica ancora Marionette che di Sylvia non è, ed il blog "Al femminile".
L'errore approda, ancora pochi giorni fa, addirittura sul sito di Noi Donne, che lanciando l'appuntamento del 25 novembre a Teramo, Quando il 'mostro' è il branco, incontro presso l'università con il regista Marco Risi e lo scrittore Andrea Carraro sul film 'Il branco' ci segnala che:
Il regista e lo scrittore dell’omonimo romanzo dialogheranno con i giovani, risponderanno alle loro domande, esprimeranno il loro punto di vista sulla violenza degli uomini e sulla cultura misogina “un uomo ha in bocca la fame mai sazia dei lupi” dice un verso di Sylvia Plath in “Marionette”, Marion è il nome di una delle due vittime del branco nel film, è colei che non avrà scampo, morirà per le violenze subite.
Ora, da quanto sono riuscito a ricostruire, Marionette, che reca in esergo una citazione dello stesso Hughes, dovrebbe in realtà essere una poesia - non al livello di quelle di Plath o di Hughes - tratta da Mitologie private, la terza raccolta poetica di Daniela Raimondi, poetessa mantovana emigrata in Inghilterra, edita nel 2007 da Edizioni clandestine.
In questo articolo del 2007 di Giovanni Nuscis, che ha scritto la prefazione della raccolta, si possono trovare altre poesie tratte dallo stesso volume, una breve biografia di Daniela Raimondi e una recensione del volumetto. Se sia poi appropriato che l'autore della prefazione di un libro ne scriva anche una recensione può essere per ora tralasciato. Altre informazioni, che ben spiegano come molti elementi delle biografie di Plath e Hughes, siano poi confluiti in modo abbastanza pedissequo, nel testo di Daniela Raimondi si possono trovare in quest'altro articolo firmato da Raimondi, ma pubblicato da Nuscis sullo stesso blog.
Un po' spiace che molti appassionati di Neruda e di Plath si accontentino di molto meno per infiammarsi. Ma, in fondo, provare passioni è sempre una cosa bella, indipendentemente dall'oggetto del nostro amore, perché lentamente muore (...) chi evita una passione, come ben ci ricordano Clemente Mastella e Federica Mogherini.