Giù il cappello ai ghostwriter di Silvio Berlusconi. Stavolta la situazione era davvero grigia, ma i ragazzi sono riusciti a portare a casa anche stavolta il meglio che potevano in quelle difficili conduzioni. Qualcosa di simile a una sconfitta 2-1 fuori casa da ribaltare in un eventuale partita di ritorno. La domanda più difficile non era tanto quella sulla legalità o l'opportunità di un intervento (in prima persona!) presso la questura. No. La domanda più tosta era questa: "Ok, ti piace fare del bene e aiutare le persone in difficoltà, ma perché una minorenne aiutata da te e dalla Minetti, poche ore dopo si trovava in casa di una brasiliana con la quale poco dopo si è scambiata reciproche accuse scarsa moralità? Non era meglio lasciarla in questura? Forse è così che tu aiuti gli amici? ".
Ancora una volta i ghostwriter hanno letto bene la situazione: 1. sfruttare l'omofobia latente e/o palese in ogni italiano maschio per creare solidarietà greve e a basso costo (meglio qualsiasi cosa che gay) 2. sfruttare gli automatismi impliciti nella pigrissima comunicazione italiana "de sinistra" che ha reagito molto prevedibilmente, come tori a cui viene sventolato un drappo rosso, rispondendo sul problema sull'omofobia (accettando cioè ancora una volta l'agenda comunicativa di Silvio) e creando loro stessi il polverone che nasconde la domanda chiave di cui sopra (e molte molte altre). 3. Iniziare la campagna elettorale contro uno dei potenziali contendenti (Vendola) senza citarlo esplicitamente.
Ma bravi!
Nessun commento:
Posta un commento