La viabilità milanese anni fa è stata disegnata, con ogni probabilità, da un manipolo di criminali pasticcioni e incompetenti.
Molti dei principali viali non sono ufficialmente divisi in corsie (probabilmente perché manca la larghezza della sede per farlo) ma vengono di fatto utilizzati “a due o tre corsie per ogni senso di marcia” dagli automobilisti che si autoregolano viaggiando “a piacere”, confidando che raramente quattro (o sei) auto passino sulla stessa linea nello stesso momento. Questo succede, ad esempio, in Viale Certosa. C'è chi tiene rigorosamente la destra (e viene volentieri sorpassato), chi tiene la sinistra procedendo verso la mezzeria (e viene talvolta superato a destra), chi, più incerto, al centro dell'unica ampia corsia (rendendosi praticamente“insuperabile”).
Quando si arriva al semaforo rosso (e in Viale Certosa ce ne sono parecchi) le colonne si devono necessariamente serrare: i più temerari restano disposti su due file per ogni senso di marcia mettendo seriamente a repentaglio gli specchietti al momento della ripartenza. I meno coraggiosi restano incolonnati in fila indiana nei pressi del semaforo.
Le istituzioni ignorano il dramma continuamente sfiorato e confidano ipocritamente nella capacità di autoregolazione degli automobilisti. Lo stesso problema si presenta anche in Corso Sempione dove le corsie “informali” sono addirittura tre e non due per senso di marcia.
Ma tutto sommato i casi di Viale Certosa e Corso Sempione non sono i più gravi della scena milanese in quanto lungo il loro tracciato è vietata la svolta a sinistra.
La maggior parte dei viali milanesi invece, oltre a questo problema delle “corsie informali”, presenta quello della “svolta a sinistra a tradimento”.
Come funziona?
Si prenda il caso ad esempio di Via Galvani procedendo verso la Stazione Centrale. Le auto si spalmano sulla strada con quel misto di anarchia e sapienza sopra descritto. Ovviamente i veicoli più rapidi si disporranno verso sinistra, per superare quelli più lenti che scorreranno tenendo più la destra. Quand'ecco che, senza alcun preavviso, in prossimità dell'incrocio semaforico con via Fabio Filzi, sulla pavimentazione stradale compare l'indicazione della divisione in corsie della carreggiata.
E, sorpresa delle sorprese, per chi non conosce questa simpatica caratteristica delle strade milanesi, la zona sinistra della carreggiata, si trasforma dalla corsia a scorrimento più rapido in una corsia con obbligo di svolta a sinistra, costringendo i veicoli “più rapidi” a riconvergere pericolosamente verso destra tagliando la strada ai più lenti (o anche semplicemente agli habitué di via Galvani che conoscono il fenomeno).
La maggior parte dei conducenti che deve proseguire verso la Stazione Centrale, se la corsia è libera, si limita a farlo, ignorando l'obbligo di svolta, causando comunque un po' di sconcerto tra i chi procede nella corsia di destra che non si aspetta di essere affiancato nell'attraversamento dell'incrocio. La cosa diventa però particolarmente pericolosa quando i conduttori dei veicoli “rapidi”, che sono stati sorpresi dall'obbligo di svolta, si trovano la corsia ostruita da altri veicoli bloccati in attesa di girare correttamente a sinistra, non appena il semaforo mostrerà la freccina verde a sinistra. Nove automobilisti su dieci, in questi casi, tentano di reinserirsi a destra nel flusso del traffico causando rallentamenti, frenate, quando non tamponamenti e urti.
A volte il rosso scatta proprio quando il conducente del veicolo incolonnato a sinistra, sta per impegnare l'incrocio. Dovendo andare diritto e rendendosi conto di essersi incolonnato male, il conducente spera di poter sgommare alla ricomparsa del verde tagliando davanti ai veicoli correttamente incolonnati a destra. Ma ecco che quei geni della viabilità fanno scattare prima la freccina verde per la svolta a sinistra. Ovviamente le auto che seguono il malcapitato, e che davvero devono svoltare a sinistra, inizieranno a dare sfogo a ogni sorta di segnalazione acustica, al che al malcapitato non resta che “appoggiarsi” mestamente e lentamente davanti alla colonna di destra, in una zona di nessuno dalla quale non riesce neanche a vedere il colore del semaforo prendendosi gli insulti degli automobilisti di entrambe le corsie.
Ho preso l'esempio di Viale Certosa e di Via Galvani, ma fenomeni di questo tipo sono riscontrabili ovunque sulla rete viaria milanese, specialmente nei viali principali (nella foto, ad esempio, Corso Buenos Aires), rendendo la circolazione sempre malagevole, specialmente se paragonata con quella di città limitrofe e dimensioni analoghe, come Torino.
Ma perché nessuno fa nulla? Perché i cittadini sopportano da secoli tutto questo con rassegnazione? E le istituzioni che fanno, dormono?
1 commento:
In piazzale Baiamonti, provenendo da via Pasubio, non si puo' girare a sinistra. Una volta si poteva fare il giro da piazza 25 aprile, ma poi sono iniziati i lavori per i posteggi e non si e' piu' potuto. Ora i lavori sono finiti, ma piazza 25 aprile e' diventata pedonale. Bene! peccato pero' che in piazzale Baiamonti la svolta a sinistra continui a non essere consentita. Il risultato e' che per girare verso il centro si e' obbligati ad andare verso il cimitero monumentale, andare oltre fino alla piazza successiva, fare la rotonda, tornare indietro. Piu' di un chilometro e 7 semafori, con consenguente aumento di traffico e inquinamento. Per una svolta a sinistra. Boh
Posta un commento