L'ho scoperto ieri, non si può sapere tutto: i blogger fighi non mettono commenti ai post degli altri blog, ma scrivono un post sul loro blog personale e poi fanno (o si fanno fare, devo ancora capirlo) un magico PINGBACK.
L'ho scoperto ieri quando per la prima volta, dopo tanti anni da semplice lettore, ho cercato di inserire il mio commento ad un post di Luca Sofri sul suo blog Wittgenstein. Ma dalla prossima volta, basta fare il commentatore sfigato!, farò il possibile per organizzare anch'io un pingback come Mantellini, Matteo Bordone o anche solo Claudio Messora.
In ogni caso a questo intervento di Luca Sofri, in cui l'autore ci stimola a farci alcune domande sul ministro della Giustizia, qui sotto, in corsivo, si trova quello che volevo dirgli e che di fatto ho postato in un commento (che pure è stato accolto positivamente da alcuni dei lettori successivi). E se l'ho fatto di là a beneficio dei milioni di lettori di Sofri, perché non farlo di qua, a beneficio dei miei venticinque? (Ovviamente per capire il mio commento occorre leggere prima il post di Sofri, ma è giusto, occorre andare in sequenza).
Ci sono troppe cose che non tornano sul comportamento del ministro.
Ma mi atterrò al gioco delle domande e quindi esporrò le mie perplessità soltanto su un aspetto di questo gioco: Luca si concentra quasi solo sulla seconda azione della Cancellieri, quella del 18-19 agosto, allorché il ministro (sapendo che Giulia Ligresti è “a rischio”) decide di “sensibilizzare” l’amministrazione carceraria (vedi ricostruzione Ansa).
Volendo fare un servizio completo Luca avrebbe dovuto dedicarsi (ponendoci altre domande, e più specifiche per la fase precedente) anche alla prima telefonata, quella del 17 luglio.
Il 17 luglio è il giorno stesso dell’arresto dei Ligresti & C. In quel frangente l’allora ministro di Giustizia non sa e non può ancora sapere se ci sono detenuti “a rischio”: del resto i ragazzi, il vecchio e i soci sono stati appena arrestati (e infatti la Cancellieri al telefono nemmeno menziona Giulia) e nemmeno può sapere in quali condizioni siano detenuti.
Diciamo che gli arresti, dal tono della telefonata, le stanno sulle balle “a prescindere” (in particolare, si direbbe sempre dal tono, quello del vecchio Salvatore). E infatti non aspetta tempo: telefonando alla Fragni (ripeto: il giorno stesso dell’arresto) dice: “non è giusto” e “qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti”. Peccato che lo dica da Ministro della Giustizia e prima ancora che qualsiasi problema di detenzione “a rischio” sia insorto.
Urgono quindi nuove domande specifiche “per aiutarci a riflettere” anche su questa prima fase.
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