giovedì 28 agosto 2008

Quello che ho perso a Pechino, durante le Olimpiadi.

Le cuffie del mio iPod (non ritrovate);
Il mio palmare (due volte e due volte ritrovato);
Alcune ore di sonno (non recuperabili);
Il mio maglioncino di cotone preferito che era già finito nei raggi di una bici al Caterraduno del 2007 e che avevo fatto riparare in modo piuttosto originale (non ritrovato);
Una parte piccola, ma importante, della mia testa (ma va bene così);
Il mio portafogli (ritrovato con tutti i soldi, le carte di credito e persino le tessere a punti presso la stazione di polizia del Capital Gymnasium, dove si svolgevano gli incontri di boxe);
La tessera magnetica dell'albergo (due volte e per due volte rifatta: disfando i bagagli a casa ne ho ritrovate due delle tre);
Un cappellino di Radio2 (non ritrovato);
Una buona porzione della mia residua innocenza (non ritrovabile);
Un caricabatteria del cellulare aziendale (recuperato da una collega allo stadio);
Un chilo e mezzo (speravo di più, ad Atene i chili erano stati quattro);
Un cellulare personale (non ritrovato);
Alcuni pregiudizi (ritrovabili, purtroppo);
Un jianzi, il pennacchio da prendere a calci nel tradizionale gioco omonimo (smarrito inspiegabilmente nel viaggio di ritorno).
La valigia invece me l'ha persa l'accoppiata AirOne-Eas a Fiumicino, ma è arrivata a Linate con il volo dopo.