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lunedì 2 maggio 2016

Quando il football raggiunse lo schermo


Ieri, 1° maggio 2016, ricorreva il centesimo anniversario della morte di William Henry "Fatty" Foulke, un portiere di 193 centimetri per 150 chilogrammi, noto per essere stato il più pesante calciatore ad avere mai calcato un terreno di gioco, almeno ad un certo livello. Marco D'Avanzo, storico del calcio, ha sottoposto all'attenzione di un piccolo gruppo di amici, un breve video d'epoca postato su Facebook da Adriano Stabile in cui è possibile vedere all'opera il gigantesco portiere nel difendere i pali dello Sheffield United, la squadra in cui ha militato per gran parte della sua carriera. 

Il video, della durata di 85 secondi, è suddiviso in due parti, curiosamente non in sequenza cronologica. I primi 50 secondi sono relativi al match Sheffield United-Bury disputato sabato 6 settembre 1902, i restanti 37 si riferiscono invece alla finale della FA Cup del 1901.

Nel vedere questo filmato, considerando che il cinema nasce con i fratelli Lumière nel 1895, mi sono subito chiesto se per caso queste fossero le più antiche immagini in movimento aventi il calcio come oggetto. La risposta è risultata essere negativa, ma andiamo per ordine. 

Intanto va ricordato che le prime riprese cinematografiche paiono risalire al 14 ottobre 1888, quando il francese Louis Aimé Augustin Le Prince, nel giardino di una villa di Roundhay, un sobborgo di Leeds, (Inghilterra) girò un cortometraggio di tre secondi,  noto come Roundhay Garden Scene (in inglese) o come Une scène au jardin de Roundhay (in francese). L'affascinante (e inquietante) storia di questo cortometraggio può essere approfondita utilizzando i link sopra riportati, ma esula un filo dalla nostra trattazione. 

Torniamo alle immagini che vedono "Fatty" Foulke protagonista. Partiamo dalla seconda parte del video. Se non le più antiche relative al calcio in assoluto, quelle dovrebbero essere le più antiche immagini di una finale del più antico torneo di football del mondo: la FA Cup (altre immagini del match sono reperibili qui e qui). Infatti, stando a Wikipedia, il match tra Tottenham e Sheffield United, disputato domenica 20 aprile 1901 al Crystal Palace di Londra, fu la prima finale di FA Cup a essere ripresa (la trentunesima in assoluto). Finì 2-2 e la ripetizione, la domenica successiva, 27 aprile 1901 a Bolton terminò con la vittoria in rimonta del Tottenham per 3-1. Va detto, a onore di William Foulke e dei suoi compagni, che dopo la sconfitta nella partita del filmato, lo Sheffield United vinse per la seconda volta la FA Cup proprio l'anno successivo, nel 1902, bissando il trionfo del 1899.

Il secondo match del filmato di Stabile invece è effettivamente Sheffield United-Bury 1-0, disputato sabato 6 settembre 1902 valevole per la First Division inglese, la massima serie, giunta allora alla quindicesima edizione. Lo splendido video del match, da cui è tratto lo spezzone di cui sopra, dura 142 secondi, i primi 57 dei quali tutti dedicati al pubblico, ed è reperibile qui. Al termine del campionato le due squadre giunsero rispettivamente al quarto e all'ottavo posto. Si laurearono campioni i rivali dello Sheffield United: lo Sheffield Wednesday. Il Bury, che aveva vinto la FA Cup nel 1900 e l'avrebbe rivinta nel 1903 (senza subire un gol in tutto il torneo e con un 6-0 sul Derby County che è ancora oggi il miglior risultato mai ottenuto in una finale di FA Cup), raggiunse il suo picco nel campionato inglese nel 1923, classificandosi al quarto posto. Dopo la retrocessione del 1926 non è più tornato ai vertici del calcio britannico. Ora milita nella Football League One, la terza divisione inglese, come peraltro lo stesso Sheffield United.

Però le prime immagini in assoluto di una partita di calcio dovrebbero risalire a diversi anni prima: una splendida clip di 45 secondi (girata dal gallese Arthur Cheetham, pioniere del cinema e ritrovata presso il North West Film Archive) ci mostra una sequenza del match tra Blackburn Rovers e West Bromwich disputato a Ewood Park il 24 settembre 1898 davanti a 12.000 spettatori e conclusosi con la vittoria del Blackburn per 4-1. 

Ma se invece di un match ci accontentiamo di un semplice allenamento, allora è reperibile in rete uno spezzone di 15 secondi girato durante un allenamento dell'Arsenal, probabilmente nel 1897. Questo potrebbe essere davvero il primo filmato sul calcio della storia. Il calcio italiano doveva ancora disputare il suo primo campionato.

domenica 4 ottobre 2015

Tristezza di Inside Out


Avere avuto una buona idea per il soggetto del tuo film non ti esenta dal cadere in buchi nella sceneggiatura.  E infatti.

Pete Docter (regista, autore e sceneggiatore) e Ronnie Del Carmen (co-regista, autore e sceneggiatore) hanno avuto sicuramente un'intuizione molto fertile nel concentrarsi sulla molteplicità delle nostre emozioni interne e nell'individuare, sinteticamente, alcuni specifici personaggi che ne incarnano le cinque principali: Gioia (a prevalenza gialla), Disgusto (verde), Tristezza (blu, associazione quasi obbligata visto che in inglese blue significa malinconia) Paura (viola) e Rabbia (rosso) tutte ben posizionate nella sala di controllo del nostro io (vedi figura 1).

L'idea non è nuovissima: già Platone aveva individuato i due cavalli e l'Auriga, mentre Freud aveva disegnato un sistema basato su Io, Es e Superio. Qui si scelgono cinque emozioni e le si associa a cinque colori ottenendo un effetto finale curiosamente simile nel numero e nel colore alle mascotte delle Olimpiadi di Pechino (vedi figura 2).

(Attenzione: spoiler). In tutti gli esseri viventi del film albergherebbero queste cinque emozioni, ognuna delle quali ha un compito preciso: Gioia, un po' il capo della gang, ha come obiettivo principale il benessere della persona ospite (nel caso di specie, la povera undicenne Riley deportata dall'amato Minnesota a S.Francisco), Paura e Disgusto servono a tenerla lontana dai pericoli e dalle cose schifose, Rabbia serve a farla reagire in situazioni specifiche. Quella che sembra non avere una vera funzione è Tristezza che infatti combina guai dall'inizio del film, macchiando di malinconia tutti i ricordi positivi, agendo compulsivamente in modo da danneggiare il lavoro degli altri, in particolare quello di Gioia, come in preda a un demone distruttivo.

A un certo punto del film, Gioia, per cercare di contrastare l'azione negativa di Tristezza, viene proiettata fuori dalla sala di controllo, il che provoca la caduta del buonumore di Riley. Non si capisce però perché non ci sia anche una caduta della malinconia, visto che anche Tristezza è fuori dalla sala. Ma questo è niente: Gioia cerca in ogni modo di tornare nella sala di controllo, ma nel farlo cerca in ogni modo di trascinarsi dietro Tristezza, che invece è del tutto pigra e passiva.

Ma perché? Si tratta quella che combina guai a manetta e una volta che Gioia tornasse nella sala di controllo senza Tristezza, Riley sarebbe perennemente esente dal cattivo umore. Le cose vanno avanti così per diverso tempo, con Gioia che cerca di tornare e Tristezza che si deprime.

Nel finale però gli sceneggiatori mettono una pezza e scopriamo perché, secondo loro, Gioia dovrebbe essere tanto affezionata all'idea che anche quella rompiscatole di Tristezza torni: la piccola Riley sta salendo su un autobus per tornare in Minnesota, ma colta dalla tristezza chiede all'autista di fermarsi. Così torna dai genitori e poi, sempre grazie all'apparente tristezza, viene consolata da loro.(Rumore di unghie sul vetro).

Insomma: mentre Gioia, Paura, Disgusto e Rabbia sembrano ben ancorate a una spiegazione, sia pur schematica, del gioco delle emozioni, Tristezza sta assieme con il nastro adesivo. Davvero poca cosa per uno dei personaggi principali di uno dei film più celebrati di questo periodo.



mercoledì 7 gennaio 2015

Quel numero di Repubblica che uscì solo a New York

The Family, il film di Luc Besson del 2013, con Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, una sfolgorante Dianna Agron, il simpatico John D'Leo (nella foto da Imdb.com) e Tommy Lee Jones, distribuito in Italia con il pessimo titolo di Cose nostre - Malavita, non gode di grande reputazione. Per dire: su Imdb raccoglie uno stentato 6.3. Per quanto mi riguarda invece, pur senza arrivare ai livelli di altri film di Luc Besson, è una pellicola godibilissima che presenta svariati punti di interesse (oltre alla già citata Dianna Agron).


Uno di questi è certamente costituito dall'insolita ambientazione in Alta Normandia, nell'immaginario paesino di Chalong-sur-Arve: di fatto molti degli esterni sono girati nella reali cittadine di Le Sap (cliccando qui si carica Google street su Place du Marché, vedi foto a fianco, dove si svolge una sequenza con Michelle Pfeiffer), L'Aigle e Gacé.

E veniamo alla curiosità che ci ha portato fin qui: come è stato notato in qualche altro blog nelle mani del boss Don Luchese, detenuto a New York, compare una copia de La Repubblica. Ma quello che è molto particolare è che si tratta di una copia mai uscita in edicola. Si tratta infatti di una versione riveduta e corretta dell'edizione di lunedì 15 ottobre. 

Qui sotto a destra vediamo l'edizione del film, a sinistra quella originale: il titolo Berlusconi entra a a scuola è stato creato dagli autori per sostituire il titolo originale: Veltroni addio al Parlamento che evidentemente diceva meno al pubblico internazionale. Occhiello e sommario sono invece quelli originali e, pertanto non c'entrano nulla con il titolo su Berlusconi. Il primo parte ancora a Veltroni: L'ex segretario pd non si si ricandida: ma non cedo alla rottamazione. Renzi: ho aperto una breccia. Maroni: primarie per guidare la Lombardia. Mentre il sommario recita: Bersani: Monti serve ancora al paese. Formigoni all'angolo, il Pdl lo scarica.

Anche il taglio medio è stato cambiato: Grilli manovra equa, ma si può cambiare diventa un bizzarro: Una speranza di pace per Jugoslavia che, oltre a essere datato, è carente di un articolo determinativo per essere in lingua italiana.

Poi, il tocco da maestro: la pubblicità del libro di Umberto Eco tra i boxini in alto sostituita con quella al DVD di Leon dello stesso Besson.

L'ultima modifica riguarda le due pubblicità di fianco alla testata: caffè motta diventa un più generico SALDI -70% e altre percentuali. Tutto il resto è rimasto quello originale: dall'editoriale Un segnale per tutti di Carlo Galli, all'articolo di spalla L'ultima sfida di Londra "Niente Europa siamo inglesi", l'articolo di Curzio Maltese: il Joker che ride di se stesso, il lancio su Saviano: Contro i corrotti questa legge non basta, e così via.