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martedì 31 luglio 2018

Cose così strane da non esistere proprio

Molte delle più celebrate trame di fantascienza (e dintorni) da E.T. a Stranger Things (nella foto) si basano su di un vecchio trucchetto da oratorio che a quanto pare funziona ancora: quello di inserire in un ambiente apparentemente normale un elemento sovrannaturale e poi di sfruttare la discrepanza tra i personaggi (del tutto razionali secondo ogni parametro civile, ma che nella trama fanno la figura degli scemi) che non conoscono l'origine sovrannaturale di ciò che sta accadendo e quelli (che nella trama appaiono molto più "furbi") che credono all'origine sovrannaturale dei fenomeni (o perché particolarmente creduloni o perché, nella trama, hanno assistito ad avvenimenti che nella realtà non possono esistere).

Ovviamente noi spettatori veniamo indotti a parteggiare per questi ultimi, ma è come se, in una partita con le carte truccate, fossimo indotti a fare il tifo per chi conosce perfettamente come sono stati tolti i fanti e raddoppiati gli assi nel mazzo.


Io non ho nulla contro la fiction che narra eventi di fantasia, ma plausibili, in un ambiente simile a quello della realtà, come, (per citarne due totalmente a caso in una massa sterminata di trame) La coscienza di Zeno o Io e Annie e nemmeno contro il caso totalmente opposto, quello di trame completamente fantastiche che si svolgono in un ambiente totalmente inventato le cui regole ci si chiariscono man mano come Biancaneve e i sette nani o Star Wars. Quello che mi sembra alla fin fine un espediente misero, ma - ahimè - perfettamente funzionante, è quello di fare la via di mezzo: 1) inserire un elemento fantastico in un ambiente simile quello della realtà e poi, ed è soprattutto è questo che mi dà fastidio, 2) di giocarsi tutta l'energia narrativa derivante da una sorta di sfida concettuale tra le persone "normali" che non credono alla puttanata deliberatamente inventata dagli autori (es. un extraterrestre che vuole tornare a casa, oppure il demorgorgon che vive nell'upside down) e i personaggi "fighi" che invece abboccano a questa invenzione (e grazie al cazzo che ci credono, sono stati inventati dagli stessi autori della puttanata).

sabato 9 gennaio 2016

Il futuro è un'ipotesi

Un esercizio che è già stato fatto tante volte, e poi io non sono né un esperto né un appassionato di fantascienza e non ci ho pensato più di tanto, ma perché non riprovarci?
Stiamo rapidamente raggiungendo e superando le date che gli scrittori e gli sceneggiatori di fantascienza avevano posizionato "in là nel tempo" (dal 1984 di Orwell, al 1997 di Fuga da New York, al 2001 di Odissea nello spazio, l'anno scorso siamo passati dal giorno di Ritorno al futuro e ieri è stata la data dell'inizio -sul documento è giustamente riportato "incept" e non "birth"- di Roy Batty di Blade Runner e chissà quante altre ne dimentico) e tutto sommato abbiamo visto poche delle cose preconizzate.
Ad esempio negli anni Sessanta si poteva immaginare che adesso si sarebbe andati sulla luna nel weekend, ma - anche se adesso rispetto a cinquant'anni fa sarebbe molto più facile organizzare una missione con umani sulla luna - non si teneva conto della scarsità delle risorse economiche o comunque delle valutazioni costi-benefici di una simile impresa.
Considerato che sono del 1963, forse ciò che avrei fatto fatica a immaginarmi da bambino è tutto quello che ruota intorno alla rete dalle applicazioni, ai social network, wikipedia, gli smartphone.
Ma ad esempio, le auto di adesso non sono poi così diverse da quelle di una volta (certo: le ibride, l'abs, la telecamera e i sensori per il parcheggio, l'autoradio col bluetooth, ma insomma, il vero cambiamento casomai sarà quando uscirà la driverless car). E poi abbiamo ancora ingorghi stradali molto simili a quelli degli anni Settanta. Anche gli aerei di linea non è che siano molto diversi (anche perché spesso sono stati costruiti poco dopo: vedi sempre il discorso sulle risorse limitate). Ok, adesso ci sono i droni. Ma non ci sono di certo, non ancora, gli ingorghi di macchine volanti a mezza altezza che vediamo nei film di fantascienza. E a Milano (e a S.Francisco) ci sono ancora i tram dell'inizio del secolo (meno male, direi).
L'altra area dove sono stati fatti passi nella direzione che si poteva ipotizzare è l'ingegneria genetica (genoma, cloni, ogm ecc.), ma per la cura di molte malattie si devono ancora fare enormi progressi.
Quello però che non si vede quasi mai nei film di fantascienza è la persistenza di elementi antichi, tradizionale. Chi poteva immaginare che nel 2015-6 si facesse ancora il presepe e che, anzi, sull'importanza del presepe si sarebbe combattuto aspramente? Questo gli scrittori di fantascienza e gli sceneggiatori di Hollywood non ce l'hanno mai detto, non ce l'hanno raccontato troppo in dettaglio (cercando bene ci sarà pure qualche scrittore che descritto un futuro molto simile al presente) per il noto motivo che la notizia è quando il padrone morde il cane.
Insomma al netto di smartphone, droni e genoma, il "futuro" di allora (presente di adesso) si è poi rivelato molto simile al presente di allora. O mi sto dimenticando qualcosa?