giovedì 19 novembre 2009

L'appendicectomia veloce


Nel paese di Zorlandia i chirurghi sono molto lenti nell'asportare appendici. L'opinione pubblica è molto irritata: «Voi medici siete una vergogna nazionale», «All'estero ci mettono un'ora a operare, perché voi ce ne mettete tre?»
«La colpa» si difende un medico, «è dell'amministrazione che non ci mette a disposizione strumenti adeguati.»
«No, purtroppo sono i nostri chirurghi ad essere particolarmente inefficienti» risponde il direttore sanitario.
«Dobbiamo anche ammettere che all'estero molta meno gente chiede di essere operata» puntualizza un noto opinionista, «è il sovraffollamento a mandare in tilt il sistema».
Tra le numerose appendici che attendono di essere asportate, ce n'è una che è riuscita a diventare capo di Zorlandia.
Anche l'Appendice-capo si mostra indignata: «Tre ore per operarci? È uno scandalo. Da oggi per legge i medici devono asportarci in trenta minuti: la chiameremo legge della “appendicectomia veloce”».
«Continuano a mancarci i bisturi, non potremo essere più rapidi neanche di un minuto!» protesta il medico.
«Non ci hanno dato i fondi per assumere neanche un medico bravo in più, come potremo migliorare?» si dispera il direttore sanitario. «E la gente continua ad affollare le sale operatorie, serve una campagna di informazione» fa eco l'opinionista.
«Ma quali bisturi, assunzioni e campagne: queste cose costano!» risponde l'Appendice-capo. «Voi medici dovete operare come avete sempre fatto. Dopo mezzora richiudete il paziente, così come si trova: se avete finito di operare, bene, se invece non avete finito, amen. Viva l'appendicectomia veloce, e chi è contro di me, vuol dire che predilige la chirurgia lenta, vergogna!».
Il racconto finirebbe qui, ma c'è un appendice.
Domani doveva essere operata anche l'Appendice-capo, ma ieri sera ha chiesto all'equipe medica di rimandare per un impegno importante: deve incontrarsi con il colon. L'essere umano che la ospita è teso: teme la peritonite. Forse verrà un giorno che riuscirà ad andare anche lui sotto i ferri, ma è sicuro come l'oro che trenta minuti non basteranno. Meglio che se ne faccia una ragione subito, vivrà con l'appendice infiammata ancora a lungo.

Questa volta è toccato a Trapattoni (ma potrebbe capitare ad ognuno di noi)


Wednesday, bloody wednesday! Questa volta è toccato al Trap, ma in futuro potrebbe capitare ad ognuno di noi, o a qualcuno dei nostri cari.
Il fatto che in questo caso non siano direttamente coinvolte le nostre squadre ci permette di essere più pacati e obiettivi: questo calcio è una vergogna planetaria. Se non siete in grado di arbitrare dignitosamente, fatevi aiutare, attualmente sono disponibili degli interi capannoni di ausili tecnici infallibili (o molto meno fallibili di voi)!
Cinque secondi dopo l'azione decisiva di Francia-Irlanda c'erano milioni di persone perfettamente consapevoli di cosa era effettivamente successo, l'avevano visto in TV: Henry aveva giocato a pallamano. Perché mai la decisione cruciale deve essere presa da un signore che, volendo essere gentili con lui, è uno dei pochi che NON sa esattamente cosa è successo e, anche se volesse informarsi, NON può farlo (!), salvo chiedere a un altro signore (il guardalinee) che, il più delle volte, è disinformato tanto quanto lui? In quale altra disciplina umana avviene questo?
Proviamo a immaginare in medicina: "Guardi signor Ardemagni, non la opera il dottor Pasottelli che può vedere le sue lastre, la TAC e la risonanza, ma la opera il dottor Fagnazzo, a occhio nudo". Accetteremmo questo?
O in ingegneria: "il ponte dovrebbe reggere il carico, a occhio. Sì, lo so che lei ha i calcoli precisi, ma io non posso vederli e comunque decido io".
Qualcuno potrebbe obiettare che il calcio è meno importante della vita di un uomo o della stabilità di un ponte. Beh, per la verità, il calcio, da qualsiasi parte lo si prenda, a partire dal fatturato fino all'impatto sociale e psicologico, è un fatto maledettamente importante. Ed è tanto importante che i politici che lo reggono non sono disposti ad accettare facilmente che a una manifestazione importante manchi una della "major" (si può sopportare un anno di Juve in serie B o un europeo senza l'Inghilterra, ma non molto di più); tanto che i politici che lo reggono non sono disposti ad accettare il bello del calcio: la sua imprevedibilità. Del resto, si sa, l'imprevedibilità è sì il bello dello sport, ma è la rovina di ogni impresa commerciale: come fai a fare dei piani di investimento se non sai quanti e quali tifosi seguiranno una certa manifestazione? No, meglio mantenere qualche leva per potere pilotare gli eventi e continuare arbitrare "a occhio" è certamente uno di questi, così come la mancata introduzione del tempo effettivo, eccetera, eccetera.
Per ridurre il margine di imprevedibilità si potrebbe eventualmente adottare un sistema più crudele, ma più onesto: quello dell'NBA, dove sono abolite le retrocessioni e le promozioni. Ma no, non si vuole questo: per motivi di marketing tutti i paesi devono poter partecipare ed eventualmente vincere il mondiale: dal Brasile a Montserrat (prima e ultima nel ranking FIFA). E così mentre Blatter e Platini distraggono il povero Trap con la foto di De Coubertin, l'arbitro Martin gli infila l'ombrello di Altan, trovando peraltro l'orifizio già pervio per la precedente intrusione dell'arbitro Moreno nel 2002.
Un'intrusione innaturale? Ma no! Per la politica del calcio, è la moviola in campo quella che snaturerebbe!
Beh, adesso che ci penso, forse c'è un'altra disciplina umana dove a prendere le decisioni sono spesso i meno informati (anche se in questo caso non sarebbe loro vietato di informarsi): la politica. La politica, appunto. Proprio quella che regge il calcio.

venerdì 13 novembre 2009

Un Giornale, anzi quattro.

Stamattina, leggendo il Giornale, mi sono sorpreso a pensare che quando si arriva a parlare di giustizia e delle disavventure giudiziarie di Berlusconi, non è sempre così facile capire cosa possa esserci nella mente dell'elettore di destra e più in particolare del "lettore ideale" (ovviamente più berlusconiano che finiano) del quotidiano diretto da Vittorio Feltri.

In particolare mi piacerebbe conoscere le risposte del "lettore ideale" o, più realisticamente, di ogni lettore effettivo a due domande fondamentali. La prima è: "Secondo te, le accuse mosse a Berlusconi sono, di per sé, gravi o no?". E la seconda è, brutalmente: "Secondo te, le accuse di cui sopra sono vere o false?".

Immagino - ma sono pronto a cambiare idea se mi dimostrano il contrario - che una parte di loro queste due domande, così esplicitamente, così brutalmente, non se le sia mai poste, perché su questi temi prevale spesso l'irrazionalità ispirata dalla propaganda dei vari schieramenti.

In attesa delle eventuali risposte mi piace immaginare di poter dividere, su questi temi, i lettori de il Giornale grosso modo in quattro gruppi:

1. Gli innocentisti: "Silvio è innocente". Alla seconda domanda (accuse vere o false) rispondono: "Le accuse sono false". Alcuni lo faranno per partito preso, altri perché si sono informati. La prima domanda invece (cioè se le accuse sono di per sé gravi o meno) è a questo punto irrilevante.
Mi piace però immaginare che possa esistere un piccolo sottogruppo di questo gruppo, gli innocentisti possibilisti, della cui esistenza però non ho segnale, che pensa sinceramente: "Oh, le accuse per me sono false, ma se mi portassero delle prove inoppugnabili che sono vere, allora cambierei idea e magari anche partito".

2. I fedelissimi: "Silvio è un bravissimo politico, di cui il paese non deve fare a meno, anche se dovesse risultare che ha corrotto Mills eccetera." Questi ritengono la seconda domanda (accuse vere o non vere) poco importante. Perché per loro la domanda importante è la prima (accuse gravi o non gravi). E a questa rispondono: "Le accuse, anche se fossero confermate, non sono abbastanza gravi da farci rinunciare a uno statista di questa levatura".
Un sottogruppo di questo gruppo 2 potrebbe essere quello, ipotizzato dal dr. Gola, dei fedelissimi colpevolisti, cioè il gruppo di coloro che ritiene Silvio un "adorabile mascalzone", quelli che pensano: "Per me magari è anche colpevole, più sì che no, ma mi piace troppo".

3. I cosifantuttisti: Secondo questi Silvio da un punto di vista dell'onestà, è grosso modo nella media di un paese dove "spesso l'idraulico non ti fa la fattura" o, quantomeno, nella media, che si ritiene ancora un po' più bassa, dei politici. Secondo i più oltranzisti tra di loro (i cosifantuttisti innocentisti) Silvio starebbe addirittura nella parte sinistra della classifica dell'onestà. Anche questi, come quelli del gruppo 2, ritengono la seconda domanda (accuse vere o non vere) poco importante. Forse i meno oltranzisti (i cosifantuttisti colpevolisti) del gruppo sono disposti anche ad ammettere che alcune delle accuse potrebbero essere vere, MA. Ma chissà quanti scheletri negli armadi hanno gli altri, ma le Coop rosse, ma il caso Consorte, ma le tessere del PD in Campania, ma la sanità in Puglia eccetera... Per questi la differenza tra Berlusconi e il resto del mondo è solo che Silvio, rispetto agli altri, è molto più martellato dalla magistratura orientata politicamente. E per quanto riguarda la prima domanda (accuse gravi o non gravi) più o meno risponde: "Sarebbero accuse gravi se lui fosse l'unico a comportarsi così, ma - appunto - così fan tutti".

4. I tifosi: Questi sono quelli che vogliono vincere la partita contro la sinistra ad ogni costo. E Silvio in questo è un grande bomber. Non importa se eventualmente qualche volta Silvio ha segnato in fuorigioco o con la mano, la partita si deve vincere, un po' per il bene del paese, un po' perché metterla in quel posto ai comunisti è sempre bello. Questo gruppo, più degli altri tre, se la prende con l'arbitro (la giustizia orientata) che vuole fischiare sempre contro Silvio, anche quando avrebbe ragione e non gli vuole far vincere il campionato, nonostante Silvio abbia vinto a mani basse la partita decisiva: le elezioni. Questi ovviamente alla domanda 1 rispondono: "Ma quali accuse gravi? Dobbiamo vincere la partita!". E alla 2 sono poco appassionati, finché l'arbitro non fischia un rigore contro o annulla un gol, a loro non importa se regolare o no, a Silvio.

Ovviamente in ogni persona posso convivere una o più di queste tendenze, però questa, a grandi linee, è la suddivisione che immagino.

Ora come ben si può vedere, soltanto un piccolo sottogruppo del gruppo 1 (sottogruppo del quale ipotizzo, ma non conosco l'esistenza) ha qualche interesse a conoscere se le accuse a Silvio Berlusconi sono veritiere. Tutti gli altri sono naturalmente ben disposti ad accettare revisioni della giustizia che possono favorire la facile risoluzione dei suoi problemi giudiziari, soprattutto perché ritengono la prima domanda (le accuse sono gravi o no?) poco rilevante o, meglio, rilevante con risposta "no" o "non particolarmente".

Domanda per i lettori de il Giornale: in quale gruppo vi riconoscete? E per tutti: quale dei quattro gruppi vi sembra più numeroso?