martedì 30 marzo 2010

Partito Dispersi (capitolo 1)

Nella frenesia del momento storico sarebbe imperdonabile farsi sfuggire un dato inequivocabile: in queste elezioni regionali 2010 il PD è andato molto peggio di quanto possa sembrare a una prima osservazione. Peggio ancora delle già non esaltanti politiche del 2008.
Per non essere impietosi prendiamo tre regioni tra quelle dove la coalizione di centrosinistra ha vinto. Anzi, in questo primo capitolo partiamo proprio dalla "bella affermazione" in una delle regioni che fino a ieri erano date in bilico: la Liguria.
Per i dati si veda qui: regionali 2010 e qui: politiche 2008: il conto è presto fatto.
Partiamo dall'osservazione che il candidato presidente Burlando (un vero PD, non un esterno alla Bonino o, peggio, alla Vendola) raccoglie (sia pur di poco) meno voti della coalizione che lo appoggia (il 52,14% rispetto al 52,72% delle somma delle liste).
Ma questa, tutto sommato, non è gran cosa.
Un po' più significativo è il fatto che tra Ventimiglia e Lerici il Partito Democratico scenda dal 37,58% delle politiche al 28,34% delle regionali. A casa mia fa -9,24%!
Anche volendo sommare (non è correttissimo, ma ci può stare) tutti i voti della lista "Noi con Burlando" (3,7%) si arriva al 32,04% che è pur sempre un bel -5,54%.
La coalizione di Burlando riesce comunque a ottenere il 52,72%. Come?
Innanzitutto grazie all'ottimo risultato dell'IDV che sale all'8,44% realizzando un notevole incremento di +3,51% rispetto alle politiche.
E poi avvalendosi dell'appoggio di ben quattro liste che alle politiche correvano contro i democratici: tre a sinistra (Fed. della Sinistra, SEL e i Verdi che in totale fanno 7,53%, ben +3,84 rispetto ai 3,69% della Sinistra Arcobaleno alle politiche) e una di centro: l'UDC (che sale di poco: 3,91% contro 3,75%).
A queste va infine sommato lo 0,76% di una lista Bertone-Pensionati-AD.
Tutto questo in assenza assoluta di liste ipercomuniste o grilline che in altre regioni sono state decisive, vedi Piemonte, o comunque molto votate, vedi Emilia-Romagna.
Insomma: capitalizzando tutta, ma proprio tutta, la galassia di centro, a partire dall'UDC, e di sinistra, fino a Ferrando (ovvero un'area che alle politiche, correndo divisa, valeva il 53,05%) Burlando si porta sì a casa il 52,72% di lista e il 52,14% personale, ma riduce incredibilmente il peso specifico del PD sia all'interno della coalizione in senso stretto, sia all'interno dell'area di centrosinistra.
Sì perché alle politiche il PD si presentava con l'IDV, e di quella coalizione in Liguria il PD costituiva il 91,53%.
Ma se allarghiamo lo sguardo a tutta la platea che potenzialmente poteva preferire Burlando a Biasotti, la situazione si fa ancora più grigia: alle politiche del 2008 il PD costituiva l'86,2% di tutta l'area che va dal Partito Comunista dei lavoratori - o da Grillo se si preferisce - fino all'UDC, ora ne rappresenta solo il 60,76%.
E questo vorrà pur dire qualcosa.