mercoledì 29 ottobre 2008

Chiocciole

Ma dove stanno le chiocciole quando non piove?
Lo so, lo so: sotto terra.
Ma allora perché quando fai una buca per terra non ne trovi mai una?
Eh?
E allora, dove stanno?

Ho fatto due milioni e mezzo, lascio?

Due milioni e mezzo è stato il numero più alto che ho sentito per quantificare i partecipanti alla manifestazione del PD di sabato scorso. A me sembrano troppi ( magari fossero stati così tanti!) ma non metto becco: ero a Torino al Salone del Gusto e non posso dire nulla. Quello che mi stupisce è che dopo un'interminabile fase-1 durata decenni di stime contrastanti fatte a occhio dagli organizzatori e dalla questura, una encomiabile fase-2, iniziata da qualche tempo, con calcoli accurati sulle superfici delle piazze e quelle dei corpi in esse contenuti, magari partendo da foto scattate dall'alto, vedi ad esempio ilsole24ore.com non sia mai pensato a una fase-3 affidata alle società di statistica.
Due milioni e mezzo su sessanta milioni sono un italiano su ventiquattro. Oltre il 4% della popolazione. Vuol dire che se chiamo a casa cento italiani a caso, compresi nonni e neonati, ne trovo quattro che sono andati alla manifestazione. Sono certamente rilevabili, con pochi margini di errore, con una ricerca ad-hoc, come quelle che si fanno prima delle elezioni. Su quell'ordine di grandezza, il 4%, siamo a livello di un partito tipo l'Italia dei Valori, con mille interviste penso che si possa portare a casa un dato definitivo e smetterla di arrovellarci. Chi è che la fa? Però dai, due milioni e mezzo mi sembrano troppi davvero.

sabato 11 ottobre 2008

O la borsa o la lingua

Si rischia di passare per snob a parlare di congiuntivo in questi giorni in cui le sorti magnifiche e progressive dell'economia di mercato vanno a catafascio contro lo scoglio del mutuo subprime di un pensionato di Philadelphia: il famoso insolvente-zero che ha originato tutta la crisi grazie un travolgente effetto domino.
Il fatto è che stamattina mia figlia, quinta elementare, stava ripassando i congiuntivi e tra i tre-quattro verbi di cui doveva completare la tabella della coniugazione compariva anche il verbo gioire. Lei mi racconta che è stata una sua compagna di classe a suggerire quel verbo per i compiti a casa. Non è una scelta bizzarra: "gioire" è un verbo facile, allegro, che mette di buonumore anche un bambino. Si tratta, è del tutto evidente, di un verbo assolutamente comune, come conferma del resto la marca d'uso del dizionario De Mauro da cui mi separo sempre malvolentieri. Mia figlia mi chiede di controllare il suo compito. Il congiuntivo imperfetto di gioire, alla seconda persona plurale, fa "gioiste", come tutti sanno. Eppure, mi suona terribilmente inconsueto. "Che voi gioiste". Giusto è giusto, ma non ricordo di averlo mai sentito in natura. Chissà quante persone hanno effettivamente pronunciato questa forma verbale.
Beh, ma adesso abbiamo uno strumento per scoprire abbastanza rapidamente la frequenza di utilizzo di una parola: basta googlare "gioiste". Mi tuffo.
Escono 642 occorrenze, pochine, ma molte di queste sono all'interno di tabelle di coniugazione o sono al passato remoto, insomma non valgono. Voglio soltanto frasi compiute all'interno delle quali si possa trovare un gioiste al congiuntivo. Spolpa spolpa, ne restano sette (7). Gioiste, al congiuntivo, per la rete è quasi un hapax.
Non sono mai stato tra quelli che prorompono in mesti lamenti ed alti lai per la scomparsa del congiuntivo. Tendo ad usarlo, poco più che questo. Mi capita di sbagliarne qualcuno, certo, come quasi tutti, anche se mia madre giura che da bambino non ne mancavo uno, poi con gli anni il mio italiano si è come corrotto. Insomma, nessun piagnisteo, ma non ci si può nascondere dietro un dito: che il congiuntivo stia sparendo è nei fatti.
Ma io lo so che voi non vi accontentate. Siete curiosi di sapere cosa dicevano i sette interventi dove il congiuntivo "gioiste" ha fatto la sua comparsa. Per voi, e solo per voi madamini, il catalogo è questo:
1. Amare la Vita - In un sito di ispirazione cattolica, un post di Antonio racconta di una grazia ricevuta (danni limitati ricevuti aggiustando una roulotte);
2. Si vive anche per questo - In un sito di testimoni di Geova, un post di Bruno invita a gioire con lui per la laurea della figlia;
3. un post di merda - Nel blog "scripta banane" si parla di cesso alla tedesca, alla turca, di strisciate sulla tazza, linkando un video di youtube in cui, uno pseudo-antropologo slavo discetta di usanze scatologiche tra i popoli;
4. Il libro di Mosia - Capitolo 2 - Sito mormone, in un passaggio del libro di Mosia si afferma che Dio ha fatto sì che noi gioissimo;
5. Starbene - Qui, nel forum di Starbene, si vorrebbe che noi gioissimo per i risultati di una dieta (registrazione richiesta);
6. Pcup.it - Nel forum di questo sito di scambio file (credo), un thread viene aperto da un certo Trinity per invitarci a gioire con lui per l'apertura di un bar;
7. Paolo Liguori - Ebbene sì, Paolo Liguori, rispondendo sul suo blog a un commento di Profiler a un suo (di Liguori) intervento, ci invita a gioire per l'assegnazione dell'Expo a Milano, tralasciando le "vaccate ideologiche da rosiconi". La vittoria è "di tutti".
Insomma tolto qualche blogger che ci invita a gioire per avvenimenti personali, abbiamo la dieta, la cacca, tre interventi religiosi e Paolo Liguori.
Che siano gli affari nostri, Dio, l'apparato digerente e Straccio l'ultima diga contro la scomparsa del congiuntivo?

venerdì 10 ottobre 2008

Animali sì, animali no

Le metafore zoologiche sono molto frequenti nel nostro linguaggio. Però bisogna distinguere animale da animale. Il riferimento ad alcune bestie veicola un giudizio positivo, quello ad altre ha un'accezione negativa, altri animali hanno un'immagine piuttosto neutra. Ma vediamo nel dettaglio. Da una rapida analisi ne emerge un quadro abbastanza sorprendente: il primo a saltare all'occhio è il cane. Beh, il cane, il fedele amico dell'uomo è, da un punto di vista metaforico, decisamente "negativo": "quell'attore è un cane". Senza contare che il cane, insieme con il maiale, è utilizzato come base per le più ovvie bestemmie. Il gatto, invece, che viene considerato a livello di percezione comune come decisamente più inaffidabile, si distingue per una discreta metaforica positività: "quel portiere è un gatto", cioè è molto agile. Particolare il caso della pecora: vile e gregaria nella versione adulta, diventa buonissima, quasi vittima sacrificale da cucciola: ecco l'agnello di Dio. Altro caso è quello della distinzione di genere: il gallo, al maschile, trionfa per maestà nei confronti della stupidissima gallina, per non parlare dell'ambiguo pollo.
Ecco una veloce rassegna:
Positivi: gatto, volpe, leone, gallo, toro, agnello, pesce (positivo in una visione un po' omertosa della vita), elefante (dotato di grande memoria), tigre.
Neutri: mulo (testardo ma anche lavoratore), cavallo, elefante.
Negativi: cane, maiale, asino, gallina, pollo, bue, orso.
Si attendono ulteriori contributi.

sabato 4 ottobre 2008

Facci ridere

Premessa: a me Filippo Facci sta simpatico. Anche le minchiate che sforna con discreta frequenza hanno quasi sempre un sapore originale, un gusto artigianale, a tratti persino artistico, in ogni caso sempre molto personale. Non è la solita macchinetta a gettoni. Anche questo suo elenco delle leggende che la sinistra si bea di ripetere come un mantra (linko il Giornale, invece di riprodurre l'articolo, per non incappare in problemi di copyright) mi è parso, a tutta prima, illuminante. Ma poi, visto da vicino, questo elenco cos'è? Nient'altro che un minestrone di cose vere, di cose false, di cose in parte vere e in parte false, dove tutto ciò che è vero, che è falso, che è metà e metà si confonde in un grigio polvere indistinto. Un classico: chi vuole rimestare nel torbido, mandare tutto in vacca o depistare le indagini, cosa fa, tipicamente? Mischia vero e falso rendendo tutto quanto inservibile. Sono certo della buona fede di Facci, ma il suo esercizio di stile se, forse, illumina un po' l'ossessività della sinistra, contribuisce a oscurare tutto il resto.