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venerdì 24 settembre 2010

Non rispetto le consegne!


1. Premetto che mi spiace davvero che la "iena" Sabrina Nobile si sia ferita nel tentativo di consegnare a Bruno Vespa un paio di quei famosi occhialini che fanno "vedere sotto i vestiti delle donne"; 2. concordo che in alcune occasioni, e in particolare alla consegna del Campiello, l'atteggiamento di Vespa sia stato decisamente sopra le righe e senza dubbio fuori luogo; 3. concedo che lo status di Sabrina quale partner di Saverio Costanzo, regista del deprecabile La solitudine dei numeri primi, non deve spingere nessuno a farle e nemmeno lontanamente ad augurarle del male (non è colpa sua se il film fa pena); 4. ammetto che umanamente, politicamente, sociologicamente e anagraficamente mi trovo più affine a una qualsiasi delle iene che non a Bruno Vespa. Ammesso, premesso e concesso tutto questo affermo, senza possibilità di ripensamenti, che la consegna di qualsiasi oggetto indesiderato a chicchessia è illegale, burina, fascista e ha fondamentalmente rotto i coglioni. La tecnica è sempre la stessa: 1. si sceglie un malcapitato personaggio pubblico che ha (o si ritiene abbia) sbagliato qualcosa; 2. si decide di consegnargli/le qualcosa di indesiderato (il tapiro d'oro, gli occhialini "vedo nudo", una raccolta di firme); 3. gli si manda un trituraminchia prezzolato; 4. OVVIAMENTE con il trituraminchia si mandano anche uno o più cameraman; 5. si dà ordine al trituraminchia di fare la vittima qualsiasi cosa succeda (e qualcosa deve matematicamente succedere, perché come ci insegna Watzlawick, per il malcapitato non è possibile non comunicare); 6. si dà ordine ai cameraman di riprendere il tutto.
Non solo non c'è modo per il malcapitato che si vede consegnare questi oggetti improponibili di non comunicare con la iena o con l'inviato di turno (memorabile la scena del povero Cuccia: anche il silenzio viene considerato un messaggio) ma, a fronte della consegna di un oggetto indesiderato, è praticamente impossibile fare bella figura davanti alle telecamere salvo prendersi l'oggetto, perché qualsiasi tentativo di rifiutarlo, restituirlo o rigettarlo, suscita delle reazioni vittimistiche del trituraminchia, perfettamente studiate a tavolino. Se non togli le mani di tasca quello ti attacca la piva, se prendi il tapiro e lo rompi passi per violento, se insulti tapiro e portatore passi per volgare, se tiri il tapiro al trituraminchia quello si fa medicare al pronto soccorso e poi porta il referto in studio. Non c'è scampo.

Però... però il tapiro e i suoi simili, in quanto oggetti "di cui il detentore" (e ovviamente ci riferiamo al trituraminchia) "si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi" rientrano a pieno titolo nella categoria "rifiuti" il cui smaltimento dovrebbe essere regolato dal D.L. n.152 3 aprile 2006 (in particolare alla voce Q14 "Prodotti di cui il detentore non si serve più" vedi Allegato A alla Parte Quarta).

Cioè consegnare un tapiro (o qualsiasi altra cosa) a una terza persona non consenziente equivale, perlomeno, fatti salvi gli ulteriori elementi di violenza verso il malcapitato, a smaltire impropriamente un rifiuto (cioè un oggetto di cui non ci si serve più). Non posso svuotare la cantina e consegnare l'aspirapolvere guasto e i giornali impolverati a Sgarbi o a Vespa: devo portarli alla discarica. Non posso consegnare a Mario Balotelli le erbacce tagliate dal mio orticello o mettere in mano a Fiorello il sacchetto con la cacca di Napo (vedi foto) raccolta al giardinetto. Perché mai dovrei potere consegnargli un tapiro che egli desidera men che meno?

Suggerisco pertanto a chi dovesse vedere consegnare questi oggetti di chiedere ipso facto al trituraminchia: "In questo momento questo tapiro è suo? Lo usa ancora? Se non lo usa più, non può lasciarlo qui in strada, deve portarlo alla discarica o, se è riciclabile, deve smaltirlo nel sacco apposito". A volte basta davvero poco.

martedì 27 gennaio 2009

Se ragione misteriosa a gioir ciascuno appella

In questi giorni cupi una delle poche cose che riesco a guardare in tv senza irritarmi all'istante è la pubblicità del Campari Soda. Per fortuna lo spot viene proposto molto di frequente, con vari tagli, sia sui canali pubblici, sia su quelli privati e persino dalla tv del magnate australiano. Se fosse per me, lo manderei ancora più spesso. Per sedare la scimmia ogni tanto me lo riguardo anche su youtube.
Perché è bello? Intanto per la canzone, che io credevo fosse una falsa canzone degli Anni Trenta scritta ai giorni nostri e che invece, come Sergio Ferrentino mi ha fatto notare, non solo è una canzone originale dell'epoca (L'ora del Campari di Crivel, che si può trovare qui in versione integrale, comprensiva di testo), ma è un pezzo che addirittura avevamo mandato più volte in onda in un programma di Radio Popolare tanti anni fa.
Oltre alla canzone ci sono altre due fotogrammi che mi piacciono molto, due immagini illuminate da due mezzi sorrisi: quello sornione della ragazza che solleva il bicchiere (a 00:48 su youtube) e quello rassegnato del ragazzo sconfitto che entra nel bar (a 00:53 su youtube).
Riassumiamo brevemente la trama sollevando alcuni interrogativi.
Il concept è che un gruppo di amici si danno appuntamento verso le sette al bar per prendere l'aperitivo e... "l'ultimo che arriva paga da bere".
1. Il primo a scattare alle sette meno due minuti è A, il ragazzo con la tracolla, che chiude il negozio (prima domanda: che negozio è? sembra un negozio di articoli regalo o una cartoleria...) e si precipita in un taxi. (00:00-00:07)
2. Il taxi è guidato da un altro amico, B, riccio con la camicia a quadri, che riconosce al volo il trasportato come un possibile competitor, lo chiude dentro al taxi e si mette a correre verso il bar. (00:07-00:13)
3. Il ragazzo con la tracolla A riesce a uscire dal taxi passando dal tetto e insegue il tassista B. (00:13-00:17)
4. Nel frattempo l'impiegata C con la camicetta bianca e lo chignon nero, ostentando indifferenza, ma con frenesia crescente, passa tra i tavoli dell'open space, lancia la cartelletta alla segretaria e lascia l'ufficio, nervosa per il ritardo dell'ascensore. (00:17-00:22)
5. Un altro amico, D, anche lui vestito da "impiegatino" (camicia mezzemaniche beige e cravatta scura) e verosimilmente - ma non necessariamente - proveniente dallo stesso ufficio, scende vorticosamente una scala anti-incendio esterna a chiocciola. (00:22-00:23)
6. Sotto la scala, per la via, E, una bella ragazza con la camicia e i capelli scuri sciolti, corre a perdifiato verso il bar. (00:23-00:24)
7. Anche l'impiegata C, col suo chignon corre. (00:24-00:25)
8. Corre anche B il tassista (siamo sicuri che sia ancora lui?), che vediamo prima di fronte, e poi anche dall'alto questa volta assieme con il "trasportato" A il quale corre con la tracolla ormai alle calcagna (ma sono davvero loro? Sembra proprio di sì). (00:25-00:27)
9. Nel frattempo il barista coi baffi Z prepara un certo numero (un numero decisamente troppo alto per l'esigua quantità di corridori che stanno arrivando) di Campari Soda sul bancone: sembrano una quindicina sul lato lungo e cinque sul lato corto. Poi controlla l'orologio. (00:27-00:30)
10. Una ragazza F (siamo sicuri che non sia ancora E? Non del tutto, ma questa F sembra avere i capelli raccolti e quelli di E sembrano sciolti) e G, un ragazzo con i capelli molto corti che porta la giacca verde militare, corrono su una scala mobile. G con la giacca militare sembra attardato dalla folla, la ragazza F si volta verso di lui e fa un'espressione come a dire "non è colpa mia". Lui in bella acrobazia supera la gente sulla scala mobile. (00:30-00:35)
11.Piccola sequenza a montaggio incrociato: l'impiegatino D corre tra la folla (00:35) (ma è proprio lui?) mentre il tassista B corre tra la folla (00:35-00:36) (siamo sicuri che sia proprio lui?).
12. In campo lungo, in controluce, si intravvede correre quello che sembra essere ancora il tassista B. (00:37-00:38)
13. A, il ragazzo del negozio con la tracolla, arriva al bar trafelato, pare timoroso di essersi fatto superare, ma di fatto sembra essere arrivato proprio primo. (00:38-00:41)
14. L'impiegatino D viene attardato, su una piazza, da uno stormo di piccioni che si leva davanti a lui, mentre colei che lui inseguiva all'inizio, cioè la bella ragazza E (siamo sicuri che sia lei?) pochi metri più avanti corre senza problemi, si volta verso di lui, poi riprende a correre sorridente per la consapevolezza di averlo distanziato, mentre D è ancora alle prese coi piccioni. (00:41-00:45)
15. Al bar c'è, come sappiamo già, il ragazzo del negozio A, ma ora si intravvedono anche quelli che sembrano essere G (il ragazzo con i capelli corti e la giacca militare) e forse anche F (la ragazza che lo precedeva sulla scale mobili). Nell'inquadratura si nota anche un braccio con camicetta che potrebbe essere anche quello dell'impiegata C. (00:46-00:47)
16. Sempre al bar, il ragazzo del negozio A brinda con la bella ragazza E (la quale ci regala una splendida espressione sollevando il bicchiere) come a dire "eh, non sono affatto male come atleta!". (00:47-00:48)
17. Finalmente arriva al bar l'impiegatino D: è lui l'ultimo, è lui che paga da bere! Non si capisce come la bella ragazza E gli abbia preso tanti secondi di vantaggio solo per un volo di piccioni, ma tant'è... Ad accoglierlo trova il gruppo degli amici diviso in due: da un parte vediamo da sinistra l'impiegata C, il tassista B, la ragazza E (qui, diversamente da prima fa un'espressione che risulta un po' antipatica quasi piegando la schiena all'indietro) e un misterioso uomo che si intravvede alle spalle di E che non abbiamo ancora visto. (00:48-00:51)
18. Dall'altra parte troviamo il ragazzo del negozio A (è proprio lui?) e i due delle scale mobili, F e G. (00:51-00:52) Tutti ridono dell'impiegatino D.
19. Mentre il barista stappa il suo Campari D fa un bellissimo mezzo sorriso ciondolando un po' le braccia, come ad ammettere la sconfitta, procedendo dall'ingresso verso gli amici. (00:52-00:55)
20. La bella ragazza E gli toglie una piuma di piccione dalla testa e poi la soffia via tra i sorrisi degli altri. (00:55-00:57)
21. Mentre la speaker prende a dire: "Campari, l'ultimo che arriva paga da bere" il barista coi baffi Z porge finalmente il Campari Soda all'impiegatino D (si intravvedono anche A, F, G e C). (00:57-00:58)
22. Alla fine compaiono in chiave la bottiglia del Campari Soda, il logo e il sito internet, proprio sulle immagini dell'ultimo brindisi con ancora due bei sorrisi dell'impiegatino D che sembra persino pronunciare una mezza parola (Cheers? Cin Cin? Prosit?) e della bella E. Non si riesce a contare quante siano le mani del brindisi finale, ma sono verosimilmente sette (da A a G).
Detto questo, il Campari Soda a me non piace.