venerdì 10 dicembre 2010

Grassano vuol dire fiducia?


Poche cose mi avvincono di più del cosiddetto "pallottoliere della sfiducia": la corsa ad accaparrarsi i deputati per la votazione alla camera del 14 dicembre. Il conteggio cambia quasi minuto per minuto e in rete si trovano le ipotesi più disparate. Salvo errori od omissioni - sempre possibili vista la situazione in rapida evoluzione - in questo momento (ore 11:30 del 10 dicembre) la situazione dovrebbe essere la seguente.

Contro la sfiducia al governo Berlusconi voteranno 235 deputati della PDL + 59 della Lega + 7 di Noi Sud (al gruppo originario si sono aggiunti Porfidia e, da pochissimo, Razzi: entrambi erano stati eletti nell'IDV; Razzi, tra l'altro, in settembre aveva riportato di aver ricevuto offerte in denaro per cambiare orientamento, ora invece sarà passato "a gratis") + 5 Popolari dell'Italia di Domani (il gruppo di ex-UDC di Mannino) + 1 ADC (Pionati) + 1 repubblicano (Nucara, mentre l'altro repubblicano - La Malfa - vota la sfiducia) + 1 liberaldemocratico (Grassano che è l'unico degli 85 firmatari della mozione di sfiducia ad avere ufficialmente cambiato idea; mentre gli altri due liberaldemocratici votano la sfiducia). Il conto fa 309.
A questi 309 dovrebbe sommarsi 1 dei tre deputati che ieri si sono presentati alla stampa come "Movimento di Responsabilità Nazionale", cioè Bruno Cesario (ex Margherita, ex Pd, ex Api). Secondo le dichiarazioni di uno dei tre, Massimo Calearo, Cesario infatti voterà contro la sfiducia, mentre lo stesso Calearo (ex Pd) si asterrà e Domenico Scilipoti (ex Idv), voterà la sfiducia. L'aggiunta di Cesario porta il totale così a raggiungere i 310. E questi sono i voti praticamente "sicuri".
Ma i 310 potrebbero diventare 311 con l'aggiunta di Catone, del FLI, il quale ha dichiarato che certamente non voterà la sfiducia (è l'unico del FLI a non avere nemmeno firmato la mozione), ma non è ancora chiarissimo se voterà contro la sfiducia, si asterrà o non parteciperà al voto. Inoltre ci sono sempre i tre del Movimento di Responsabilità Nazionale che per il momento, come si diceva, sono divisi, ma si sono impegnati a trovare una posizione comune per il 14. Dovessero convergere sulla non-sfiducia, il conto arriverebbe a 313 (sommiamo solo 2, perché Cesario era già incluso nei 311). Ma attenzione a Paolo Guzzanti (vedi sotto). Quota 314 è in vista.

Tralasciando i maldipancia politici dei sei radicali eletti nel PD, e quelli molto più reali delle tre onorevoli in gravidanza (due FLI e una PD), le uniche astensioni sicure (2) sono quelle della SVP, mentre Fini, come da prassi, non voterà.

Per la sfiducia invece lo schieramento prevede 84 degli 85 deputati che hanno firmato la mozione (Grassano, come abbiamo visto, voterà per il governo) e cioè 35 UDC (tutti), 34 FLI (cioè tutti meno Fini e Grassano), 6 API, 5 MPA, 1 liberale (Guzzanti), 1 dei due repubblicani (La Malfa), 2 dei 3 liberaldemocratici (Melchiorre e Tanoni) poi 1 rappresentante delle minoranze linguistiche, il valdostano Nicco, e 1 non iscritto a gruppi parlamentari, l'ex-IDV Giulietti. A questi si aggiungano, i 206 PD, salvo problemi fisici o nuovi tentativi di compravendita, e i 22 IDV residui (va sottolineato che Di Pietro ha perso 1/4 dei suoi deputati nel corso della legislatura: 7 su 29, e considerato che 1 è lui stesso, sono 7 su 28, esattamente 1/4, o, in altri termini, il 25%: ha fatto peggio del PDL che, pur con la diaspora di FLI e qualche altra defezione ha perso "solo" il 15% dei deputati). In totale sono 315, ma c'è sempre il dubbio che Scilipoti poi trovi la quadra coi suoi due nuovi colleghi su altre posizioni, quindi i voti potrebbero scendere a 314.
Il Fatto quotidiano ipotizza anche un ripensamento di Paolo Guzzanti, che non era fisicamente presente alla riunione in cui si è decisa la sfiducia,ma secondo La Malfa e secondo lo stesso segretario del suo partito, Stefano De Luca, sentito da me per Caterpillar, Guzzanti voterà la sfiducia. Sul proprio blog però, l'8 dicembre, Guzzanti si dice pronto a riconsiderare il voto di sfiducia ad alcune condizioni. Il che porterebbe la conta a 313. (Grazie a Diego A. per la segnalazione).

Resta da capire perché se da destra si tenta di tutto (secondo Di Pietro anche oltre il lecito) per guadagnare deputati alla causa, da sinistra si aspetta solo di farsi scippare qualche altro voto: non sono segnalati infatti casi di altri leghisti o pidiellini (dopo l'esodo di Toto e Rosso, che però risale al 3 novembre) in bilico, mentre sono diversi i deputati di centrosinistra considerati a rischio.

Riepilogando, ora come ora, ipotizziamo tre scenari:
1. quello più favorevole alla maggioranza (tutti e tre quelli del Movimento di Responsabilità Nazionale, l'ex-FLI Catone e il liberale Guzzanti votano contro la sfiducia). In questo caso la sfiducia non passa per un voto: 314 contro la sfiducia e 313 a favore della sfiducia, con 2 astenuti (SVP) e 1 non votante (Fini);
2. lo scenario "intermedio", quello accreditato ad esempio da La repubblica prevede che la sfiducia passi per un voto: 312 contro la sfiducia, 313 a favore della sfiducia, con 3 astenuti (dovrebbero essere i 2 SVP e Calearo) e 1 indeciso (dovrebbe essere Guzzanti);
3. lo scenario più sfavorevole alla maggioranza prevede 310 contro la sfiducia (compreso Cesario), 4 astenuti (Catone, Calearo e i 2 SVP), 1 non votante (Fini) e 315 pro sfiducia (inclusi Scilipoti e Guzzanti).

Ma nuove sorprese, è ovvio, sono in agguato. Davvero un bel match.

Aggiornamento del 12 dicembre: Scilipoti dichiara di votare contro la sfiducia. La conta arriva a 312 pro governo, 3 astenuti (2 SVP e Calearo) e 314 pro sfiducia. Siamo tutti appesi al voto di Calearo e alla condizione delle tre deputate in stato interessante.

sabato 4 dicembre 2010

Se ho sonnecchiato con l'ambasciatore...


...potrò ben ronfare con il re!

Una finale di Champions League a volte può essere più soporifera di una conversazione con l'ambasciatore. Specialmente se il parterre de rois (rois presenti e futuri) non riesce a tenerti sveglio con qualche battuta all'altezza (altezza reale, of course).
Roma, 27 maggio 2009. I blaugrana del Barcelona battono i red devils del Manchester United per 2-0 e si laureano campioni d'Europa. Le prodezze di Samuel Eto'o, Leo Messi e Andrés Iniesta affascinano il mondo, ma non riescono a tenere svegli proprio tutti-tutti.
Da sinistra: il primo ministro spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, un signore che dorme, il re di Spagna Juan Carlos de Borbón y Borbón-Dos Sicilias, il presidente della Uefa Michel Platini, il principe di Galles William Arthur Philip Louis Mountbatten-Windsor. In terza fila: Bruno Conti.

domenica 7 novembre 2010

Quotidiani storici online (update)

Nota 6 dicembre 2014: l'articolo che trovate qui sotto è stato pubblicato nel 2010 ed è ormai obsoleto.
Per la situazione attuale dei quotidiani/periodici online cliccare qui.

Un paio di anni fa, dopo l'annuncio di John Elkann di volere mettere online l'intero archivio storico de La Stampa, avevo pubblicato una piccola rassegna di siti dove è possibile trovare quotidiani (e periodici) storici italiani online, che avevo trovato lavorando al blog del Diario di Angioletta.

Per chi deve svolgere delle ricerche, ma anche chi ama sfogliare a caso, è molto interessante leggere qualche pagina, che so, di un quotidiano del 1869 o del 1910: ti fa sentire meno solo, in questa landa del 2010. Ora che l'archivio de La Stampa è online, dobbiamo aggiornare l'elenco. (Sottolineo che in tutti questi siti non si trova la pagina "trascritta", ma proprio l'immagine della pagina cartacea)

1. La Stampa Due milioni di pagine, 143 anni di storia, dal 1867 a oggi. Una risorsa preziosa dove, a differenza di (quasi) tutti i siti sottoelencati è possibile compiere ricerche testuali per ritrovare ad esempio tutti i giornali in cui è contenuto, ad es, il nome di Mazzini, dal 1867 al 1869.
2. L'Unità (grazie alla segnalazione di Vincenzo Pace). Tutto l'archivio dal 1924 a oggi, anche questo, come per la Stampa, ricercabile per testo: utilissimo.
3. Emeroteca braidense Ben 885! testate storiche (prevalentemente lombarde), non mi sembra però ci siano quotidiani;
4. Emeroteca virtuale toscana: qui ci sono 15 periodici e 5 quotidiani toscani (tra cui il più appetibile è la Nazione dal 1859 al 1912);
5. Emeroteca Digitale della Biblioteca Augusta di Perugia: qui 86 testate prevalentemente umbre dal 1708 al 1958 con la presenza di qualche quotidiano;
6. Biblioteca digitale della Biblioteca teresiana di Mantova : qui ci sono 35 periodici storici mantovani con la presenza di diversi quotidiani, a partire addirittura dal XVII secolo!
7. Diverso materiale utile lo si può trovare nel sito della Emeroteca italiana (marchio registrato). Il sito non è però di facilissima consultazione: un testo scorrevole annuncia che (riassumo) da novembre 2010 all'archivio si è aggiunto "Il Secolo" (non più pubblicato) (gennaio-giugno1874 e gennaio-marzo 1915); "La Repubblica" (gennaio-15 marzo e aprile-novembre 1995), "Corriere della Sera" (ottobre 2010) e che al 1 novembre 2010 nell'archivio di Emeroteca Italiana sono conservati complessivamente 36.221 quotidiani originali e completi per un totale di 1.027.129 pagine. Di fatto sono riuscito a trovare solo (non è comunque male!) 901 numeri de Il Corriere della Sera (dal 1876 al 2009) e 159 numeri de La Domenica del Corriere (dal 1899 al 1926) e pochissimi numeri di altri periodici. Gli unici altri presenti con più di dieci copie sembrano essere "Il Secolo - Gazzetta di Milano" (con trenta numeri dal 1866-1903), "La Stampa" (2003-2009) e "La Repubblica" (1976-2009). Il tasto "Cerca" sembra non sortire alcun effetto. Comunque un sito interessante

In tutti i casi si tratta di periodici digitalizzati visualizzabili gratuitamente, dove è facile cercare il numero per data, ma quasi mai è possibile la ricerca di una stringa di testo nel numero del periodico (se ho capito bene questa, oltre che nell'archivio della Stampa, funziona solo in una piccola parte delle 885 testate della Braidense). In qualche caso occorre installare un plug-in per poter visualizzare i periodici, ma è questione di pochi secondi.

Se qualcuno ha altre segnalazioni o annotazioni, le aggiungerò volentieri.

mercoledì 3 novembre 2010

Ghost

Giù il cappello ai ghostwriter di Silvio Berlusconi. Stavolta la situazione era davvero grigia, ma i ragazzi sono riusciti a portare a casa anche stavolta il meglio che potevano in quelle difficili conduzioni. Qualcosa di simile a una sconfitta 2-1 fuori casa da ribaltare in un eventuale partita di ritorno. La domanda più difficile non era tanto quella sulla legalità o l'opportunità di un intervento (in prima persona!) presso la questura. No. La domanda più tosta era questa: "Ok, ti piace fare del bene e aiutare le persone in difficoltà, ma perché una minorenne aiutata da te e dalla Minetti, poche ore dopo si trovava in casa di una brasiliana con la quale poco dopo si è scambiata reciproche accuse scarsa moralità? Non era meglio lasciarla in questura? Forse è così che tu aiuti gli amici? ".
Ancora una volta i ghostwriter hanno letto bene la situazione: 1. sfruttare l'omofobia latente e/o palese in ogni italiano maschio per creare solidarietà greve e a basso costo (meglio qualsiasi cosa che gay) 2. sfruttare gli automatismi impliciti nella pigrissima comunicazione italiana "de sinistra" che ha reagito molto prevedibilmente, come tori a cui viene sventolato un drappo rosso, rispondendo sul problema sull'omofobia (accettando cioè ancora una volta l'agenda comunicativa di Silvio) e creando loro stessi il polverone che nasconde la domanda chiave di cui sopra (e molte molte altre). 3. Iniziare la campagna elettorale contro uno dei potenziali contendenti (Vendola) senza citarlo esplicitamente.
Ma bravi!

sabato 30 ottobre 2010

Binga Binga














A un certo punto, mentre sto usando già da un'oretta Internet Explorer sul PC di mia moglie, mi compare una minacciosa finestrella (vedi figura) che mi informa che che la Bing Toolbar è installata e pronta per l'uso. Ma chi gli ha detto di installarsi? E quando è stata installata? Non certo ora, non certo io.

La finestrella non si accontenta di informarmi. Mi chiede due cose: la prima è se sono disposto ad aiutare la Microsoft a migliorare prodotti e servizi raccogliendo informazioni sul “mio” computer (c'è un check-box da spuntare, ovviamente il default è impostato a “Sì”) e la seconda è se voglio iniziare a usare la Bing Toolbar (le scelte sono: OK / No, grazie).

Intanto dietro la finestrella che fa le domande, mi rendo conto che nella finestra del browser la Bing Bar è già stata installata e pronta per l'uso. Ma come? Installata ora? Ancora prima di chiedermi se voglio usarla? O era installata già da tempo (non lo so, il PC non è mio)? Ma mettiamo che sia stata installata ieri, mentre mia moglie utilizzava il PC, perché me lo chiedi solo ora se la voglio usare?C'è qualcosa che non torna.

Comunque decido che no, porca zozza, non voglio aiutare la Microsoft a migliorare prodotti e servizi se questo comporta la raccolta di dati sul mio computer, che poi è quello di mia moglie, ma loro non lo sanno, e soprattutto non me ne frega nulla di usare la Bing Toolbar: ho letto tutto delle presunte nefandezze di Google, ma come motore di ricerca continuo a preferirlo. Decido così di rimuovere la flag sul check-box (sono certo che molti utenti nemmeno si accorgono che è lì e consentono alla raccolta dati inconsapevolmente) e di pigiare “No, grazie” all'utilizzo di Bing ToolBar.

A questo punto compare un'altra finestrella (della quale non riesco nemmeno a prendere lo screen shot) ma che recita:
Controllo dell'account utente
Consentire al programma seguente di apportare modifiche al computer?
Nome programma: Bing Bar
Autore verificato: Microsoft Corporation
Origine file: Unità disco rigido nel computer

In fondo alla finestrella i soliti due bottoni: Sì / No

Decido che NO, non voglio che Bing Bar apporti modifiche al computer di mia moglie, non voglio saperne nulla di Bing, sparite, amici della Microsoft. L'unico Bing che riconosco è Crosby! Nell'altra finestra vi ho già detto che NON VOGLIO UTILIZZARLA, la Toolbar perché ora mi chiedete se Bing Bar può addirittura “apportare modifiche al mio computer?

Niente da fare, se in questa seconda finestrella clicco su "No", mi viene riproposta la prima in un loop eterno: non c'è modo di uscirne. Qui l'utente medio, viene preso per sfinimento e alla sesta volta, se non prima, clicca sull'opzione: “Sì, mannaggia, utilizziamo 'sta Bing Toolbar e facciamola finita!” dimenticando peraltro di rimuovere la flag, così aderisce anche alla raccolta dati.

Ma c'è anche una percentuale di utenti tignosi della quale mi picco di fare parte che non si rassegna. Al dodicesimo tentativo mi si accende una lampadina: alla prima clicco ancora una volta "No grazie" ma - attenzione - alla seconda clicco su: "Sì". Operazione apparentemente temeraria perché tu consenti a un programma che NON vuoi utilizzare di apportare modifiche al tuo computer (o a quello di tua moglie).

E invece è la soluzione, l'uovo di Colombo, l'oplà risolutivo perché a quel punto parte la disinistallazione di Bing che evidentemente aveva bisogno di apportare modifiche al computer per disinstallarsi.

Resta da capire perché la maledetta Bing Toolbar che ci ha fatto impazzire al momento di doversi di disinstallare, quando si è trattato di installarsi non abbia fatto tutte queste domande. C'è una piccola possibilità che le abbia fatte a mia moglie qualche giorno fa, ma allora perché mi ha chiesto solo oggi se la volevo usare?

Per i più curiosi questa è la schermata che compare alla fine del processo di disinstallazione della Bing Toolbar. Poi magari la Bing Toolbar è una figata immensa e io mi sto perdendo qualcosa, ma non si può sempre star dietro a tutto.

sabato 16 ottobre 2010

La vie en rose

Ovvero: l'imperdibile post con i link a tutte le pagine con le rose delle prime squadre nei siti ufficiali delle squadre di Serie A.

Bari
Bologna
Brescia
Cagliari
Catania
Cesena
Chievo
Fiorentina
Genoa
Inter
Juventus
Lazio
Lecce
Milan
Napoli
Palermo
Parma
Roma
Sampdoria
Udinese

sabato 9 ottobre 2010

C'è del Marce?


Poche vicende mi hanno affascinato più del recente caso Porro-Arpisella-Crippa-Confalonieri-Marcegaglia-Feltri. Chi non lo avesse ancora fatto può costruirsi un'idea ascoltando le telefonate chiave sul sito de il Fatto Quotidiano, qui. Io un'idea me la sono fatta, ma restano almeno sei punti da riconsiderare:
1. Perché Arpisella si spaventa per la "gag" o provocazione scherzosa" o "cazzeggio" di Porro? In fondo si conoscono "da vent'anni" (così si ascolta nell'ultima telefonata, anche se su il Giornale dell'8 ottobre Porro precisa "dal 1994", "da più tempo di mia moglie"). Boh, in fondo sedici anni di conoscenza sono sufficienti a farsi un'idea di una persona e allora - forse - Arpisella si spaventa PROPRIO PERCHÉ conosce Porro e il metodo di lavoro del quotidiano per cui lavora (ben descritto non dal solito Travaglio, ma da Facci, che ci ha lavorato per anni, ad Annozero nel 2009).
2. In ogni caso Porro precisa (il Giornale 8 ottobre) che "la gag con Arpisella va avanti da tempo" e che Arpisella "non ha avuto il coraggio (per affari suoi) di raccontare cosa stesse succedendo tra di noi". Beh, il tono di Arpisella per tutta la telefonata non sembra affatto scherzoso e poi, comunque, a scanso di equivoci, a un certo punto Arpisella erompe in un "ma davvero?" e gli chiede di precisare se quella sulla preannunciata campagna anti-Marcegaglia è una battuta o una boutade e Porro gli risponde: "Un po' è vero, un po' è vero".
3. Curiosamente, sempre nell'articolo dell'8 ottobre, Porro si scusa con i propri colleghi per averli definiti, in quella telefonata, come dei "segugi" (dove sarà mai l'offesa?). Ma si guarda bene dallo scusarsi di aver dato della stronza alla Marcegaglia o del cretino al capo ufficio stampa della Confindustria. Gentili coi nostri, cafoni con gli altri: è questa l'educazione di Porro?
4. Dalla Bignardi, sempre l'8 ottobre, Feltri dice: "Io la Marcegaglia la conosco da vent'anni (...) se proprio era terrorizzata io penso che una telefonatina al suo amico Vittorio avrebbe potuto farla. Non l'ha fatta, l'ha fatta a Confalonieri: non al direttore, al sciur padrun, questo non si fa, questo è scorretto". Feltri dimentica, o finge di dimenticare, che l'idea di fare telefonare a Confalonieri (invece che a Feltri) è stata di Mauro Crippa (vedi seconda telefonata con Arpisella). Non della Marcegaglia quindi ma di Crippa che, come responsabile delle relazioni esterne di Mediaset, sa bene come vanno le cose nel suo gruppo. Perché Feltri non dà dello scorretto a lui? Forse perché è uno del suo gruppo? O forse è della stessa scuola di Porro: gentile coi propri, cafone con gli altri?
5. Ma il capolavoro, in questo senso, è il titolo del redazionale de
il Giornale online che rende conto della performance del proprio direttore di fronte alla Bignardi: "Le "invasioni" di Feltri: che lezione alla Bignardi". Uno sperticato elogio del proprio direttore: davvero un atto di coraggio notevole. Ricordo che un giorno la mia maestra delle elementari, battendola sul tavolo, ruppe la bacchetta di bambù con la quale ci minacciava (nei primi anni '70 si usava ancora così). Un piccolo alunno, davvero un precursore a modo suo, il giorno dopo gliene regalò una nuova. Viva la maestra, viva il direttore.
6. Ma forse in tutto questo il punto più oscuro è proprio il finale dell'ultima delle telefonate pubblicate da il Fatto quotidiano, là dove Arpisella dice a Porro: "Il cerchio sovrastrutturale va oltre me, va oltre Feltri, va oltre Berlusconi, va oltre... Ci sono logiche che non riguardano il Fini, il Casini, il Buttiglione, questo o quell'altro (...). Secondo te chi c'è dietro Fini? (...) Ci sono quelli che c'erano dietro la D'Addario." Qui i casi sono tre: A. o Arpisella millanta, perché per tutto il tempo delle conversazioni Porro sembra avere molta più sicumera, e lui, psicologicamente, si sente in dovere di piazzare almeno un colpo a sorpresa nel finale rimanendo però sul vago, perché non ha in mano niente B. oppure sa davvero qualcosa che noi non immaginiamo C. oppure propone semplicemente un riciclo della famosa "pista americana" quella che considera Fini il nuovo cavallo dell'amministrazione Obama stanca di Berlusconi troppo vicino a russi e libici. Comunque un po' di brivido rimane.

venerdì 24 settembre 2010

Non rispetto le consegne!


1. Premetto che mi spiace davvero che la "iena" Sabrina Nobile si sia ferita nel tentativo di consegnare a Bruno Vespa un paio di quei famosi occhialini che fanno "vedere sotto i vestiti delle donne"; 2. concordo che in alcune occasioni, e in particolare alla consegna del Campiello, l'atteggiamento di Vespa sia stato decisamente sopra le righe e senza dubbio fuori luogo; 3. concedo che lo status di Sabrina quale partner di Saverio Costanzo, regista del deprecabile La solitudine dei numeri primi, non deve spingere nessuno a farle e nemmeno lontanamente ad augurarle del male (non è colpa sua se il film fa pena); 4. ammetto che umanamente, politicamente, sociologicamente e anagraficamente mi trovo più affine a una qualsiasi delle iene che non a Bruno Vespa. Ammesso, premesso e concesso tutto questo affermo, senza possibilità di ripensamenti, che la consegna di qualsiasi oggetto indesiderato a chicchessia è illegale, burina, fascista e ha fondamentalmente rotto i coglioni. La tecnica è sempre la stessa: 1. si sceglie un malcapitato personaggio pubblico che ha (o si ritiene abbia) sbagliato qualcosa; 2. si decide di consegnargli/le qualcosa di indesiderato (il tapiro d'oro, gli occhialini "vedo nudo", una raccolta di firme); 3. gli si manda un trituraminchia prezzolato; 4. OVVIAMENTE con il trituraminchia si mandano anche uno o più cameraman; 5. si dà ordine al trituraminchia di fare la vittima qualsiasi cosa succeda (e qualcosa deve matematicamente succedere, perché come ci insegna Watzlawick, per il malcapitato non è possibile non comunicare); 6. si dà ordine ai cameraman di riprendere il tutto.
Non solo non c'è modo per il malcapitato che si vede consegnare questi oggetti improponibili di non comunicare con la iena o con l'inviato di turno (memorabile la scena del povero Cuccia: anche il silenzio viene considerato un messaggio) ma, a fronte della consegna di un oggetto indesiderato, è praticamente impossibile fare bella figura davanti alle telecamere salvo prendersi l'oggetto, perché qualsiasi tentativo di rifiutarlo, restituirlo o rigettarlo, suscita delle reazioni vittimistiche del trituraminchia, perfettamente studiate a tavolino. Se non togli le mani di tasca quello ti attacca la piva, se prendi il tapiro e lo rompi passi per violento, se insulti tapiro e portatore passi per volgare, se tiri il tapiro al trituraminchia quello si fa medicare al pronto soccorso e poi porta il referto in studio. Non c'è scampo.

Però... però il tapiro e i suoi simili, in quanto oggetti "di cui il detentore" (e ovviamente ci riferiamo al trituraminchia) "si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi" rientrano a pieno titolo nella categoria "rifiuti" il cui smaltimento dovrebbe essere regolato dal D.L. n.152 3 aprile 2006 (in particolare alla voce Q14 "Prodotti di cui il detentore non si serve più" vedi Allegato A alla Parte Quarta).

Cioè consegnare un tapiro (o qualsiasi altra cosa) a una terza persona non consenziente equivale, perlomeno, fatti salvi gli ulteriori elementi di violenza verso il malcapitato, a smaltire impropriamente un rifiuto (cioè un oggetto di cui non ci si serve più). Non posso svuotare la cantina e consegnare l'aspirapolvere guasto e i giornali impolverati a Sgarbi o a Vespa: devo portarli alla discarica. Non posso consegnare a Mario Balotelli le erbacce tagliate dal mio orticello o mettere in mano a Fiorello il sacchetto con la cacca di Napo (vedi foto) raccolta al giardinetto. Perché mai dovrei potere consegnargli un tapiro che egli desidera men che meno?

Suggerisco pertanto a chi dovesse vedere consegnare questi oggetti di chiedere ipso facto al trituraminchia: "In questo momento questo tapiro è suo? Lo usa ancora? Se non lo usa più, non può lasciarlo qui in strada, deve portarlo alla discarica o, se è riciclabile, deve smaltirlo nel sacco apposito". A volte basta davvero poco.

martedì 17 agosto 2010

Due crittografie mnemoniche

Mi sono venute ieri sera:

(5 8)
Bomber di paese

(2 5 2 8)
Digiuno di velina

mercoledì 11 agosto 2010

Risottino al pesce

Non sono un grande cuoco, ma volevo condividere una ricetta che ho realizzato ieri: un risottino al pesce. Le dosi sono a piacere, scusate: io l'ho preparato per una persona, ed è stata una preparazione secondaria a un'altra e quindi non so davvero le quantità.

Avevo a disposizione una confezione con 2 tranci di tonno e 2 di pesce spada adagiati su un piccolo letto di rucola e fettine di limone.

A pranzo ho preparato il pesce. Non sapendo veramente da che parte iniziare ho scaldato in una padella dell'olio di semi di mais (una delle rare volte in cui ho rinunciato all'amato olio d'oliva, ma non volevo che coprisse troppo il sapore), poi ho steso un letto di riso e sopra ci ho adagiato i tranci. Ci ho aggiunto un po' di sale, una spruzzata di vino bianco (Pigato) e poi ho solo fatto attenzione a non cuocerlo troppo, come raccomanda sempre Vissani: in fondo quei tranci erano quasi degni di un sushi. Ma a fine pranzo nella padella è avanzato un po' di pesce.

Ho messo il tutto (cioè la padella con sotto il riso appena tostato e sopra il pesce avanzato sopra) in frigo indeciso sul da farsi, ma forse avevo già deciso: risottino.

La sera ho tirato fuori la padella e al riso e al pesce ho aggiunto: una bustina di zafferano, un'acciughetta da sciogliere e del pesto di peperoncino calabrese (degli amici di Libera).

In un pentolino a parte ho iniziato a preparare un brodino vegetale con acqua, dado vegetale e cipolla, ma credo che ci sarebbe stata benissimo anche una mezza testa di pesce.

Poi ho acceso i due fuochi.

Man mano che il contenuto della padella si asciugava, aggiungevo del brodo, non troppo, e lasciavo asciugare, come in qualsiasi risotto. A metà cottura, dopo aver aggiustato il sale, ho aggiunto nella padella un po' di salsa di pomodoro, poco dopo uno spicchio d'aglio, poi le due fettine sottilissime di limone della confezione e, proprio un attimo prima di togliere il tutto dal fuoco, un po' di rucola sempre della confezione, ma forse sarebbe stato ancora meglio un ciuffetto di prezzemolo.

Poi ho spento il fuoco, ho lasciato asciugare a fuoco spento l'ultima aggiunta di brodo e ho servito in un bel piatto fondo. Et voilà: super!

Ingredienti: tranci di pesce (tonno, spada), testa di pesce (opzionale), acciughe sott'olio, riso, olio di semi di mais, salsa di pomodoro, cipolla, aglio, pesto di peperoncino, vino bianco, prezzemolo (rucola), sale.

martedì 20 aprile 2010

Segni, ovvero Scudetto alla Roma, lo vogliono gli dei.

Nella storia di un campionato ci sono dei segni. Chi li sa leggere può diventare ricco tramite uno dei tanti bookmaker. In questo momento i segni sono tutti per la Roma la quale, che piaccia o non piaccia (e a me non piace, ma sempre meglio che il Milan o la Juventus), vincerà lo scudetto.
Chi ha saputo leggere per tempo questi segni adesso può essere davvero molto ricco. Anche perché i segni pro-Roma, ora imponenti, sono andati via via crescendo, ma all'inizio erano davvero flebili.
Quando la Roma vince a Firenze dopo essere stata presa a pallonate per 80 minuti, quando l'Inter prende tre pali all'Olimpico di cui l'ultimo al 92' dopo essere stata pure aiutata dall'arbitro, quando il portiere dell'Atalanta si fa passare sotto le gambe un tiro di Vucinic, quando Floccari sbaglia il rigore del 2-0 nel derby, è segno che lo vogliono gli dei, lo scudetto alla Roma.
Va detto - e questo ci indica che esistono anche i falsi segni - che anche l'Inter e il Milan avevano avuto i loro segni: come - per l'Inter - il gol nel finale contro l'Udinese, come il recupero da 2-3 a 4-3 contro il Siena nei minuti finali e, per il Milan, lo 0-2 nel recupero del neoentrato Huntelaar - che non segnava dal Giurassico - a Catania o il tiro di Seedorf nel finale per l'1-0 contro il Chievo in casa. Sembravano anche quelli segni del destino, ma erano falsi segni.
Ora l'Inter è un po' più forte della Roma (non a caso oltre a essere andata meglio in Champions ha ancora la migliore difesa e il migliore attacco della Serie A), così come il Barcellona è più forte dell'Inter.
Beh, se è vero - come è vero - che nel calcio non sempre la squadra più forte vince, speriamo che questo accada non solo in Serie A, ma anche in Champions League. Altrimenti, per quanto mi riguarda, gli dei possono anche andare tutti a farsi un giro sull'Olimpo.

P.s.: nel frattempo gli interisti spuntano come funghi: oltre alla solita immensa lista dalla quale mi piace citare Gino Strada con cui festeggiare la liberazione dei tre di Emergency, tra ieri e oggi si sono palesati Lina Sotis e Reinhold Messner (a Un giorno da pecora) e Tito Boeri, oggi su Repubblica - Milano.

martedì 30 marzo 2010

Partito Dispersi (capitolo 1)

Nella frenesia del momento storico sarebbe imperdonabile farsi sfuggire un dato inequivocabile: in queste elezioni regionali 2010 il PD è andato molto peggio di quanto possa sembrare a una prima osservazione. Peggio ancora delle già non esaltanti politiche del 2008.
Per non essere impietosi prendiamo tre regioni tra quelle dove la coalizione di centrosinistra ha vinto. Anzi, in questo primo capitolo partiamo proprio dalla "bella affermazione" in una delle regioni che fino a ieri erano date in bilico: la Liguria.
Per i dati si veda qui: regionali 2010 e qui: politiche 2008: il conto è presto fatto.
Partiamo dall'osservazione che il candidato presidente Burlando (un vero PD, non un esterno alla Bonino o, peggio, alla Vendola) raccoglie (sia pur di poco) meno voti della coalizione che lo appoggia (il 52,14% rispetto al 52,72% delle somma delle liste).
Ma questa, tutto sommato, non è gran cosa.
Un po' più significativo è il fatto che tra Ventimiglia e Lerici il Partito Democratico scenda dal 37,58% delle politiche al 28,34% delle regionali. A casa mia fa -9,24%!
Anche volendo sommare (non è correttissimo, ma ci può stare) tutti i voti della lista "Noi con Burlando" (3,7%) si arriva al 32,04% che è pur sempre un bel -5,54%.
La coalizione di Burlando riesce comunque a ottenere il 52,72%. Come?
Innanzitutto grazie all'ottimo risultato dell'IDV che sale all'8,44% realizzando un notevole incremento di +3,51% rispetto alle politiche.
E poi avvalendosi dell'appoggio di ben quattro liste che alle politiche correvano contro i democratici: tre a sinistra (Fed. della Sinistra, SEL e i Verdi che in totale fanno 7,53%, ben +3,84 rispetto ai 3,69% della Sinistra Arcobaleno alle politiche) e una di centro: l'UDC (che sale di poco: 3,91% contro 3,75%).
A queste va infine sommato lo 0,76% di una lista Bertone-Pensionati-AD.
Tutto questo in assenza assoluta di liste ipercomuniste o grilline che in altre regioni sono state decisive, vedi Piemonte, o comunque molto votate, vedi Emilia-Romagna.
Insomma: capitalizzando tutta, ma proprio tutta, la galassia di centro, a partire dall'UDC, e di sinistra, fino a Ferrando (ovvero un'area che alle politiche, correndo divisa, valeva il 53,05%) Burlando si porta sì a casa il 52,72% di lista e il 52,14% personale, ma riduce incredibilmente il peso specifico del PD sia all'interno della coalizione in senso stretto, sia all'interno dell'area di centrosinistra.
Sì perché alle politiche il PD si presentava con l'IDV, e di quella coalizione in Liguria il PD costituiva il 91,53%.
Ma se allarghiamo lo sguardo a tutta la platea che potenzialmente poteva preferire Burlando a Biasotti, la situazione si fa ancora più grigia: alle politiche del 2008 il PD costituiva l'86,2% di tutta l'area che va dal Partito Comunista dei lavoratori - o da Grillo se si preferisce - fino all'UDC, ora ne rappresenta solo il 60,76%.
E questo vorrà pur dire qualcosa.

venerdì 26 febbraio 2010

In principio era il Principe

Non illudiamoci: il Chelsea è ancora più forte dell'Inter. Non molto, ma un po' più forte sì, specialmente a centrocampo, specialmente se Thiago Motta è questo qua e Stankovic non si riprende del tutto.
Sicuramente nel conto dobbiamo mettere che al 45+1 c'era un rigore netto per loro, e con espulsione pure, anche se non tutti hanno notato che Samuel abbatte Kalou cadendo con il corpo sui tacchi e non per quel calcetto, immediatamente precedente, sull'esterno del piede destro, dopo il quale Kalou era rimasto in piedi. Forse ce n'era anche un altro, di rigore, al 40' con Motta che sembra trattenere Ivanovic. Ma nel conto va messo che poco prima, al 33', Eto'o si era letteralmente mangiato la palla del 2-0. Poi, certo, le statistiche sui tiri fatti sono impietose, ma Julio Cesar ha fatto due sole grandi parate e un mezzo errore sul gol.
Curiosamente sia Thiago Motta che Eto'o, tra i peggiori in campo per l'Inter, hanno partecipato alle due azioni che hanno portato ai gol. Motta in entrambe le azioni fa il penultimo passaggio, mentre Eto'o nel primo gol fa l'ultimo passaggio, mentre nel secondo gol invita i compagni a salire su un fallo laterale in attacco, cosa che poi risulta decisiva.
Ma tutto questo passa in secondo piano davanti alla bellezza del primo gol dell'Inter, indipendentemente da quello che è stato il risultato finale. Un'azione di 26 secondi in cui partecipano tutti i giocatori dell'Inter, escluso il solo Samuel. Anche Sneijder sembra non toccare la palla, ma il suo velo per Milito è una delle cose più belle di tutta l'azione. Vediamo cosa succede.
Antefatto: Al 2'02" Cech rinvia lungo, un po' frettolosamente, di piede su un retropassaggio, anticipando la possibile pressione di Eto'o, bravo anche qui a pressare. La palla schizza (a 2'06") tra Drogba e Samuel e finisce a Julio Cesar. Ora che ci penso: se facciamo entrare nel conto anche questo retropassaggio di Samuel, o comunque la sua pressione su Drogba, e prendiamo in considerazione altri 10 secondi, allora in 36 secondi all'azione partecipano proprio tutti i giocatori dell'Inter.
L'azione vera e propria inizia a 2'16" quando Julio Cesar, dopo aver atteso un po', passa con le mani a Lucio che si trova davanti a lui. Lucio allarga su Maicon a destra.
Da Maicon palla a Cambiasso che, un po' pressato, allunga in avanti a Stankovic, poco a destra del cerchio di centrocampo (2'23"). Da Dejan la palla arriva sulla fascia destra a Milito che, marcato, arretra di poco, fino alla linea di metà campo. Diego qui è sorprendentemente ancora molto lontano da dove poi arriverà alla fine dell'azione, solo 14-16 secondi dopo. Milito passa di nuovo a Cambiasso che allarga, con un pallonetto alto sulla fascia sinistra per Zanetti, poco oltre la metà campo dove non ci sono giocatori del Chelsea. Il capitano tocca la palla e poi la lascia a Thiago Motta che è molto vicino a lui, tanto che i due sembrano all'inizio quasi ostacolarsi, e poi si allontana verso a sinistra.
La vera accelerazione nasce da questo momento: siamo a 2'35" e Thiago Motta è tutto solo sul centrosinistra, a 40 metri dalla porta. Davanti a lui, a circa 5 metri, la linea dei tre centrocampisti dei Blues e dietro a questi i quattro difensori in linea. I sette del Chelsea sembrano ben schierati, con i due centrali difensivi (Carvalho e Terry) rispettivamente su Eto'o e Milito. Tra le due linee galleggia Sneijder, mentre largo a destra, oltre il terzino sinistro, c'è tutto libero Stankovic, che chiama il passaggio alzando il braccio, ma non sarà servito.
Thiago Motta infatti, dopo un paio di tocchi in avanti, decide di passare rapidamente in verticale, verso Eto'o che sembra ben marcato da Carvalho, poco fuori dall'area, dritto davanti a Thiago Motta. La palla di Thiago passa attraverso la linea dei centrocampisti e poi davanti a Sneijder, che si gira e si mette a correre in verticale verso l'area, superando Eto'o sulla sinistra.
Eto'o riceve e si gira e passa in avanti, ancora sulla sinistra. Sulla verticale del suo passaggio ci sono ora Sneijder (che correndo è arrivato al limite dell'area ed è stato preso in consegna da Ivanovic) e, 4 metri più avanti, Milito, che correndo in diagonale, negli ultimi 14 secondi ha tagliato il campo da destra verso sinistra, prendendo 2-3 metri a Terry, rimasto più centrale. Velo di Sneijder e palla che arriva a Milito (2'38") vicino al vertice sinistro (per chi attacca) dell'area.
Milito si gira e finta di andare avanti ancora sulla sinistra. Ma quando Terry gli arriva vicino, con un solo tocco di destro sposta la palla verso il centro dell'area prendendo in contropiede Terry, mentre Sneijder crea un buco davanti a Milito proseguendo, seguito da Ivanovic, anche lui verso il centro dell'area.
2'40": Milito si trova libero in area, sulla sinistra, a 10 metri dal fondo, un paio di metri oltre la verticale del palo. Cech è un paio di metri fuori dai pali, coprendo un po' approssimativamente la porta.
Milito finta il tiro a incrociare verso l'angolo lontano, effettivamente più scoperto, ma poi scocca un destro forte a mezza altezza sul primo palo, sorprendendo Cech. Gol. Davvero un bel gol.
Tutto questo rivedendo le immagini in TV, perché allo stadio, in tribuna stampa aggiunta, tutto questo era oscurato dallo steward che aveva deciso che proprio quello era il momento giusto per portarci i foglietti con le formazioni.