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giovedì 11 febbraio 2016

Sarà Sanremo

Oggi a Caterpillar AM (Radio2) ho presentato un importante studio con cui punto direttamente al Premio Ig Nobel. Ben 48 delle 65 canzoni vincitrici delle passate edizioni del Festival della Canzone Italiana di Sanremo (pari al 73.85%) contengono almeno un verbo al futuro indicativo (5 volte addirittura nel titolo). Particolarmente alta è l'incidenza della parola "sarà" presente in ben 9 testi e in 2 titoli (Sarà quel che sarà e Ci sarà). E in generale il verbo essere al futuro indicativo nelle varie persone è presente in 19 testi su 65 (29%). E considerando le ultime 23 edizioni, solo in 3 casi ha vinto il Festival ha vinto una canzone priva di futuro. E quest'anno?  Difficilmente vinceranno Noemi, Enrico Ruggeri, Fornaciari, Zero Assoluto, Patty Pravo, Valerio Scanu, Bluvertigo e Francesca Michielin che non hanno verbi al futuro nel testo. Maggiori probabilità per Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, Alessio Bernabei, Arisa, Lorenzo Fragola, Neffa, Dolcenera che hanno utilizzato il futuro. Molto bene gli Stadio che hanno messo il futuro addirittura nel titolo "Un giorno mi dirai". Ottima anche la scelta di Annalisa, Rocco Hunt e Clementino che oltre a utilizzare il futuro indicativo, hanno inserito la parola "futuro". Perfetti Dear Jack e Elio e le Storie Tese, che hanno utilizzato la parola talismano "sarà" (Elio con l'uso concessivo del futuro: "sarà pure brutta però a me mi piace"). Il vincitore sarà con ogni probabilità uno di questi ultimi (Stadio, Annalisa, Rocco Hunt, Clementino, Dear Jack, Elio e le Storie Tese). Ma qual è la ragione di questa prevalenza dell'utilizzo del futuro? Partiamo dalla considerazione che nell'italiano parlato il futuro ha perso gran parte della propria forza, tanto che - come notava, lamentandosene, Leonardo Sciascia, con riferimento al siciliano - spesso si utilizza il tempo presente anche per indicare un'azione futura: "domani vado a Torino", "a settembre mi iscrivo a un corso d'inglese". E in effetti la presenza dell'avverbio di tempo rende assolutamente equivalenti "domani io vado" e "domani io andrò" (pur essendo la seconda più corretta). Ma se nella lingua parlata il futuro perde spazio, nelle canzoni, e soprattutto nelle canzoni di Sanremo, il futuro trova una propria ragion d'essere. Sicuramente il primo motivo va ricercato nell'atavica fame di parole tronche dei parolieri italiani. Il futuro ne offre a piene mani: andrò, farai, sarà... Il vocabolario italiano con la sua prevalenza di parole piane e sdrucciole e una scarsa presenza di parole tronche e monosillabiche mal si presta ai ritmi moderni. Il futuro costituisce un ottimo soccorso metrico. (C'è sempre il trucco della "doppia accentazione" delle parole sdrucciole, ma ne parliamo un'altra volta). Ma forse c'è di più: il futuro offre una profondità di prospettiva temporale alla narrazione canora. Se diventa pleonastico in presenza di un avverbio di tempo, resta indispensabile laddove l'azione si colloca in un futuro indefinito.(Se "domani io vado" equivale quasi a "domani io andrò". "io vado" non basta a significare "io andrò). Quindi, per assurdo, il futuro è tanto più necessario, quanto più il momento futuro è indeterminato nel tempo. E l'indeterminato - Leopardi docet - è direttamente poetico. O poetico quanto basta a vincere un Sanremo.

giovedì 14 novembre 2013

i5S - insufficienza 5 Stelle


"Io mi rifiuto di vivere in un paese dove si parla di cazzate dalla mattina alla sera" (Beppe Grillo).

Ovviamente i problemi del Paese reale sono altri: la crisi economica,  gli errori arbitrali in Serie A, la scomparsa dei valori - in particolare nei giovani - e soprattutto il global warming.

Comunque non so per chi legge, ma per me cinque sole stelle, per il campo "Classifica" di iTunes, sono decisamente poche (specie considerando che non si possono neanche utilizzare i mezzi voti). Questo per me è un bel problema.

Poniamo, come ipotesi iniziale, di riservare le 5 stelle ai veri capolavori come Jumpin' Jack Flash, Tomorrow Never Knows, This Charming Man, Trasporto d'amore, Mardy Bum, Sono come tu mi vuoi, Life on Mars, Fake Plastic Trees, Natale allo zenzero.

Scendendo un po' possiamo assegnare 4 stelle per le ottime canzoni come New York City Cops, You Talk, Quello che non c'è, Altèlèyèshegnem, Maracaibo (mare forza 9)Non saranno capolavori a 5 stelle, ma soltanto brani davvero ottimi possono ottenere le 4 stelle.
 
A 3 stelle ci sono i brani "appena ascoltabili". E poi in un attimo siamo già alle 2 stelle, che resta un votaccio. 1 stella va, ovviamente, alla fuffa assoluta: ai brani decisamente brutti, ma che stanno nella nostra libreria iTunes per i più svariati motivi.

Insomma i livelli sono troppo schiacciati.

Io chiedo la possibilità di avere almeno un voto di 3,5 per i brani decisamente belli e, magari anche un 4,5 per i "quasi capolavori"  (dove fare confluire buona parte delle attuali 4 stelle e qualche 5 stelle non completamente convincente).

Ma meglio ancora sarebbe avere una scala a 7 livelli (senza i mezzi voti):

7 capolavoro assoluto
6 quasi capolavoro/molto molto buono
5 ottimo
4 bella
3 passabile
2 bruttarella
1 cagata
 

(update 15/11/2013): sorpresa! copiando (ctrl c) la pagina di iTunes con i brani (quella nella foto) e incollandola su di un foglio elettronico, ti accorgi che il campo "Classifica" è espresso addirittura in centesimi! I brani con 3 stelle hanno un valore di 60, quelli da 4 hanno un valore di 80, e così via. Segno che il motore "sotto" ha addirittura i centesimi (è l'interfaccia che ha solo 1-5 stelle: stando così le cose non dovrebbe essere difficile per gli amici della Apple affrontare il discorso e darci la possibilità di dare voti persino in centesimi).