sabato 28 febbraio 2015

Costa d'Avorio 2015 #dicoNOallafame - Intervista a Camilla d'Alessandro (CIAI)


Due anni fa, nel 2013, il CIAI aveva lanciato la campagna di raccolta fondi: "Non ha voce. Ma ha fame" per finanziare un progetto a sostegno di un gruppo di bambini malnutriti e di donne in gravidanza in Costa d'Avorio. In quell'occasione avevamo realizzato una intervista con la coordinatrice del progetto, Marina Palombaro, una conversazione ancora molto attuale, che si può trovare qui.

A distanza di due anni, il CIAI rilancia la campagna. È cambiato il numero verde (ora è il 45505) per inviare gli SMS a sostegno, è cambiato l'hashtag da utilizzare su twitter: #dicoNOallafame, è cambiata anche la coordinatrice del progetto, ma l'obiettivo di fondo è rimasto lo stesso: lottare contro la malnutrizione. 

Ho chiesto quali sono le novità direttamente a Camilla D'Alessandro, responsabile del CIAI per la Costa d'Avorio. Ma prima di procedere mi piacerebbe che tutti i lettori inviassero (entro il 4 marzo 2015) almeno un SMS del valore di 2 euro a sostegno di questa campagna del CIAI al 45505.

Camilla D'Alessandro, molte cose le abbiamo spiegate nella precedente intervista, ma alcuni dati, ancora oggi sono impressionanti.

Sì, il tasso di mortalità infantile dei bambini della Costa d'Avorio sotto i 5 anni è del 127 per mille, uno dei più alti al mondo. La malnutrizione cronica infantile raggiunge il 20,2% (di cui il 15% in forma severa) mentre il 50% dei piccoli in età prescolare soffre di anemia.

Cosa è cambiato in questi due anni in Costa d'Avorio, la situazione politica è migliorata? È più facile per voi operare?

È un paese che ha vissuto la guerra civile. Nessuna guerra è meno grave di un'altra, ma quella civile all'interno di uno stato, lo danneggia alle radici ed è provocata dall'odio e dall'incomprensione con la tua stessa gente, le persone con le quali frequenti la stessa scuola, condividi la stessa città; “purtroppo” la diversità di religione, etnia e origini spesso è vista come un fattore di rischio.
Ora la Costa d'Avorio non è più in guerra e la gente riesce a muoversi e circolare abbastanza tranquillamente, paura dell'Ebola permettendo. 
Lo Stato sta investendo molto per il reinserimento sociale degli ex-combattenti che rischiano di votarsi alla delinquenza, ma sta altrettanto richiamando gli operatori economici che avevano lasciato la Costa d'Avorio per rilanciare l'economia. Il paese sta chiedendo aiuto alle Organizzazioni internazionali per ricostruire le strade, le scuole e gli ospedali mitragliate e distrutte nel conflitto. Luoghi che spesso davano da rifugio a questa e quella truppa. La Costa d'Avorio vuole da un lato ricostruirsi materialmente dall'altro ripartire con basi forti di coesione sociale per la democrazia e la pace.

Il cambiamento è un processo medio-lungo, ma crediamo che le donne e i bambini siano l'elemento chiave per crescere una generazione più consapevole dei propri diritti e dei propri doveri: ecco perché la strategia di questo progetto punta tutto sulle mamme!

Mi spieghi nel dettaglio cosa andremo a finanziare con i nostri SMS oggi nel 2015?

Costruiremo un Centro di nutrizione presso l'ospedale di Alépé: significa mettere a disposizione dei bambini di un intero distretto una struttura di riferimento per i casi di malnutrizione grave che non possono essere prese in carico e fronteggiate nei villaggi sparsi sul territorio.

Per un bambino malnutrito e per la sua famiglia significa trovare un centro attrezzato con personale specializzato e formato per la cura della malnutrizione; operatori in grado di riconoscere i sintomi della malattia, curarla e dare indicazioni alla famiglia su cosa sta succedendo al loro bambino e cosa dovranno fare a casa per un suo pieno recupero.

Inoltre le famiglie troveranno un posto autogestito da altre mamme che, formate dal personale di progetto, alleveranno polli e conigli e coltiveranno ortaggi per il proprio sostentamento famigliare e quello del centro stesso. In questo modo, al di là del costo iniziale per la costruzione sostenuto dal Progetto, le attività del centro nutrizionale saranno sostenibili economicamente in futuro.

Rispetto ad altre ONG, il CIAI ha un modus operandi particolarmente orientato al supporto di referenti locali. È un modello funzionale?

Il CIAI supporta e cerca di rafforzare le competenze locali degli attori sul territorio - realtà della società civile, associazioni e ONG locali – ma anche le istituzioni (ministeri, dipartimenti).

Questo lo fa rispondendo al loro bisogno di formazione specifica in tema di tutela dei diritti dei minori, di gestione di un'associazione (scrittura progetti, programma attività, rendiconti, ecc.) o ancora per migliorare una legge o mettere in pratica delle buone prassi in materia di protezione dell'infanzia.

Abbiamo dato molto spazio innanzitutto ai nostri dipendenti locali: anni fa, agli inizi, dei nostri interventi in Africa, CIAI inviava responsabili di sede e coordinatori di progetto dall'Italia, poi nel
tempo, i colleghi locali sono stati formati e, come si suol dire, “hanno fatto carriera”. Oggi infatti a distanza di anni entrambi i rappresentanti di CIAI in loco sono africani.

Siamo convinti che gli operatori locali possano essere una grande risorsa attiva per il cambiamento all'interno del loro stesso Paese.

Come abbiamo imparato due anni fa, molte difficoltà sono culturali. Ad esempio la diffidenza contro il consumo di uova. Cosa viene fatto in questo senso?

Quando si entra in una cultura diversa dalla nostra, bisogna innanzitutto capire e non giudicare!!
Mi ricordo che mia nonna mi raccontava di quanto fosse importante fasciare le gambe dei bambini per non farle crescere storte o incerottare le orecchie per non farle venire a sventola. Credo che se avessi avuto l'opportunità di dire a mia nonna, quando era giovane madre, che mia madre avrebbe comunque avuto o non avuto le gambe dritte e le orecchie a sventola, mi avrebbe dato della folle!

Qui siamo un po' nello stesso “campo di gioco”: se arrivassimo in Costa d'Avorio e dicessimo “le
uova non fanno diventare i bambini ladri, diamogliele”, faremmo arroccare la gente sulle proprie
posizioni e non produrremmo alcun risultato, verremmo catalogati come i “bianchi che vogliono
sapere tutto e non sanno nulla”. Immediatamente gli ivoriani citerebbero decine di casi di persone
a cui sono state date uova da piccoli e sono diventati ladri. Quello che dobbiamo fare invece è agire promuovendo l'educazione.

L'educazione fa sì che siano le persone singolarmente e la comunità stessa a maturare la consapevolezza di ciò che è bene e di ciò che è male. In questo senso gli animatori di CIAI del
progetto parleranno delle proprietà nutritive di tutti gli alimenti senza mettere l'accento su questo o
quell'alimento.

Se spieghiamo loro le proprietà della carne, dei fagioli e anche delle uova, ad esempio, sarà la mamma stessa ad un certo punto - non avendo a disposizione i primi due alimenti - a provare a dare al proprio figlio le uova per guarirlo dalla malnutrizione.

Ci dici due o tre cose che non conosciamo della Costa d'Avorio? A parte la recente vittoria nella Coppa d'Africa e il fatto di essere il primo paese produttore di cacao al mondo...

Ricordo che una volta una collega mi disse che ci sono tante streghe che si nascondono tra la gente normale. Io le chiesi se lei le avesse mai viste di persona. Mi rispose di no, ma che sua nonna le ha raccontato di averne vista una volta mentre si lavava al fiume. Ho fatto una faccia perplessa
dicendole che le streghe non esistono! E lei si è offesa dicendomi se insinuavo che sua nonna
mentiva!!! La credenza in streghe e stregoni è largamente diffusa.

Ad oggi, nelle zone rurali esiste ancora il matrimonio forzato e purtroppo ancora oggi molte
ragazzine vengono date in spose a uomini vecchi. Le famiglie pagano infatti così la riconoscenza
verso un'altra famiglia nei casi in cui abbiano ricevuto aiuti in momenti di difficoltà : “Per dimostrarti la mia riconoscenza ti darò una donna della mia famiglia per tuo figlio”. Alla drammaticità di questa scelta si aggiunge dell'altro: dato che è il capo famiglia a decidere all'interno di una famiglia, questi può decidere di tenersela per sé invece di “darla” al figlio. E quindi la ragazzina si ritrova sposata ad un anziano.

La famiglia infatti è un concetto molto importante nella comunità africana e si è parenti sino ad un
lontanissimo grado. La famiglia è una specie di clan e le decisioni relative a qualsiasi membro sono
prese dal consiglio di famiglia. Il consiglio di famiglia è composto da tutti gli anziani della famiglia
e da alcuni rappresentanti di giovani e delle donne.

Il consiglio di famiglia prende le decisioni importanti sui propri membri: studi, salute, spostamenti
e sostiene sia burocraticamente che economicamente le spese. Ad esempio, nel caso di una malattia
grave di uno dei membri, è il consiglio di famiglia a decidere se curarlo in città, spostarlo in un'altra
città o all'esterno del paese (in base alle possibilità economiche della famiglia).

Cosa rappresenta il braccialetto tricolore che avete scelto come simbolo di questa campagna?

Il braccialetto riproduce simbolicamente il braccialetto che viene utilizzato dagli infermieri CIAI nei villaggi per determinare se un bambino è malnutrito oppure no e se sì a che livello.
Il braccialetto ha una parte rossa, una gialla e una verde.
Alla visita, l'infermiere stringe il braccialetto a metà del braccio del bambino e lo allaccia. Se il
braccialetto si allaccia sul verde, il bambino non è malnutrito; se si allaccia sul giallo, il bambino è malnutrito in modo moderato e può essere curato all'interno del villaggio; se è rosso, il bambino è malnutrito grave e deve essere trasferito in un ospedale.

Con il primo progetto abbiamo potuto prendere in carico i bambini malnutriti moderati, ma i bambini “rossi” devono essere ricoverati in ospedale e spesso i genitori non hanno i soldi necessari.
Con questo secondo progetto vogliamo costruire pertanto un Centro nutrizionale – una sorta di
ambulatorio ben attrezzato e con personale formato - per salvare i bambini malnutriti gravi.
Il braccialetto, inoltre, è un modo semplice per determinare il tipo di malnutrizione : i genitori, anche se analfabeti, possono vedere con i loro occhi cosa i colori rappresentano.
Mentre l'infermiere allaccia il braccialetto è bello vedere che compare finalmente il verde dopo settimane di cure: la speranza negli occhi delle mamme pian piano si trasforma in una gioia incontenibile, con tanto di applausi! Non posso descrivervelo.

Quanto tempo passi fuori dall'Italia ogni anno e come è la tua giornata tipo quando sei in Costa d'Avorio?

Non c'è un tempo determinato, dipende dalla mole delle attività all'interno di un Paese. Io seguo anche altri paesi e diciamo che c'è un periodo in cui mi muovo di più, quello autunnale e quello primaverile, quello insomma che favorisce gli spostamenti in loco in maniera più agevole.

In genere le attività sono gestite tutte a livello locale tramite i capi progetto e i rappresentanti paese e sono solo coordinate a livello di definizione di strategie dall'Italia. Tuttavia quando mi sposto in missione è per fare una valutazione di un determinato progetto, stringere nuovi accordi, definire nuovi obiettivi con delle direzioni dei Ministeri o con dei partner locali o ancora valutare un nuovo intervento in un'altra area del paese.

Quindi le mie giornate sono variegate e possono passare da un incontro con un direttore o un
Ministro oppure in mezzo ad un campo a vedere degli ortaggi o a parlare con i capofamiglia su
come è cambiato la loro vita dopo l'introduzione di una latrina famigliare costruita secondo un progetto CIAI.

Tornando alla campagna, quali altre iniziative sono previste qui in Italia? Questo è anche l'anno di EXPO il cui tema è proprio il cibo.

Da anni il CIAI propone percorsi di educazione alla cittadinanza mondiale in scuole di vario ordine e grado per parlare di diritti e comportamenti consapevoli del vivere quotidiano. In questo anno scolastico e all'interno di questo progetto il tema del cibo, complice l'imminente EXPO, è sicuramente al centro.

Da mesi risuonano in televisione, alla radio e su qualsiasi giornale notizie e approfondimenti sulla prossima esposizione universale “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” che, per quanto ci riguarda, vogliamo vedere come opportunità per affrontare temi e questioni fondamentali a livello globale. Vogliamo cogliere l'opportunità offerta da questo grande evento per portare a scuola questioni con cui dobbiamo confrontarci all'interno dei progetti di cooperazione e trasformali in occasione di apprendimento critico.

Queste le domande chiave da porre ai bambini: Come sono suddivise le risorse nel mondo? C'è cibo per tutti? Mangiamo tutti nello stesso modo e nelle stesse quantità?

I percorsi di educazione alla cittadinanza mondiale accompagnano bambini e ragazzi a rispondere a queste domande. È infatti un'opportunità educativa per stimolare il pensiero critico su temi di vita quotidiana e per stimolare azioni consapevoli. Le conoscenze acquisite in questi percorsi non sono saperi diversi da quanto viene insegnato a scuola, ma possibilità che quello che si conosce diventi azione, si trasformi in un comportamento quotidiano, in qualcosa che si fa, che tutti possiamo fare.

Le giovani generazioni non sempre conoscono il significato di cibo stagionale o a km zero e spesso vengono educati ad uno stile alimentare poco consapevole. Fanno propri stili alimentari caratterizzati da cibi economici e veloci da preparare, assecondando dettami commerciali che inducono a scelte alimentari poco responsabili. Questi atteggiamenti non solo comportano delle conseguenze per la nostra salute, ma incrementano i disequilibri a livello internazionale.

CIAI attraverso percorsi di educazione alla sovranità alimentare in 10 scuole e l'organizzazione di cinque eventi di sensibilizzazione sul territorio milanese, vuole creare consapevolezza tra i bambini, i ragazzi e la cittadinanza sui temi legati alla sovranità alimentare e sulla possibilità reale di attivarsi a favore di scelte più consapevoli e responsabili attraverso lo scambio e la diffusione di buone prassi.

martedì 24 febbraio 2015

Trenitalia. "Codice di errore: 439 Prenotazione non possibile. Il treno è inibito"

La timidezza ha una sua grazia, però può impedirti di fare delle cose che ti piacerebbe fare cantava Morrissey, liberamente tradotto, negli Smiths. Anche i treni a volte si inibiscono, e allora sono guai.

Se prenotando un viaggio sull'apposito sito Trenitalia ottieni questo messaggio: "Codice di errore: 439 Prenotazione non possibile. Il treno è inibito" non chiamare (ripeto: NON CHIAMARE) da rete mobile il numero 892021 al costo massimo di 15,8 centesimi alla risposta e 1,28 euro per ogni minuto di conversazione.

Non faresti altro che pagare ulteriormente Trenitalia (premiando in tal modo un loro disservizio) e non avresti alcuna soddisfazione, in quanto, se il treno è inibito, anche dal call center non riescono a completare la prenotazione.

Che fare allora? Me lo ha spiegato una solerte operatrice (io il numero l'ho chiamato, ma l'ho fatto per te che stai leggendo).

1) Se il treno parte in giornata allora sali allegramente sul treno (senza prenotazione, però) e spiega al capotreno di aver ricevuto un codice 439 evitando così di pagare la sanzione;
2) Se il treno parte nei giorni successivi, riprova a prenotare più tardi.

Per tutto il resto c'è, finché c'è (e laddove c'è) Italo.

Nella foto, dell'autore, il binario nei pressi della Spiaggia di Cala Sabina, Golfo Aranci.

What to do when error code 439 "Prenotazione non possibile. Il treno è inibito" (Impossibile to book. The train is inhibited) is shown on Trenitalia.it website?

We have called the call center when it occurred and they answered that there is nothing they can do when the error occurs. So, as calling the call center is not free, there is no point in calling them. They suggested us to do as follows:
- If the train is leaving on the very same day, you can take the train, but it's a good idea to explain to the train personnel that you have been shown error 439 while making the reservation (but please consider that you cannot reach the dock stations in Milano Centrale and Roma Termini without a valid ticket). It could be a good idea to print the page with the error. Still I would be not really comfortable, if the train is one of those you can take only having your seat reserved.
- If the train is leaving on another day, retry to make the reservation later on.

mercoledì 18 febbraio 2015

Sacchi di irrazionalità


Come al solito, quando si arriva alla polemica, i maestri giornalisti del mondo del calcio si mostrano parecchio carenti rispetto ai fondamentali della logica. Un esempio classico ce lo offrono i detrattori della moviola in campo quando estraggono i singoli (rari) casi in cui oggettivamente persino le immagini registrate e rallentate non riescono a determinare cosa sia successo in campo per concludere immancabilmente: "Questa è la dimostrazione che la moviola non serve a niente". Come se una riduzione degli errori arbitrali, che so, dal 50% al 30% fosse un vantaggio pari a zero. 

Un altro esempio l'abbiamo avuto oggi, a margine delle deprecabili considerazioni di Arrigo Sacchi, (forse invelenito dalla vittoria dell'Inter nel Torneo di Viareggio) sull'eccessivo numero di giocatori di colore nelle formazioni primavera delle squadre italiane. 

Considerazioni per cui ci siamo fatti sfottere, in quanto connazionali di Sacchi, da un nutrito numero di opinionisti da Gary Lineker, al sottosegretario Graziano Delrio, passando da Mino Raiola, fino a quel buontempone del Presidente della Fifa, Joseph Blatter.

Ora c'è stato chi, come Matteo Marani, direttore del Guerin Sportivo ha dato ragione, almeno in senso generale ad Arrigo Sacchi, parlando però, genericamente, di "stranieri" e non di calciatori "di colore" (che, come tutti sappiamo, ma Sacchi no, possono essere tranquillamente italiani come gli ottimi Balotelli, Okaka od Ogbonna).


Visto che la materia è parecchio scivolosa cerchiamo di portare un briciolo di logica nell'argomentazione. 

Consideriamo auspicabile avere più italiani nelle squadre primavera dei team italiani?

Per rispondere correttamente a questa domanda dobbiamo prima rispondere alle seguenti domande: 

1) Il talento calcistico (o meglio - trattandosi di giovanotti - il talento calcistico potenziale) segue una distribuzione totalmente casuale attraverso i paesi oppure esistono nazioni i cui giovani cittadini, per struttura fisica e/o educazione al football dispongono maggiori potenzialità di diventare campioni?

2) In generale è auspicabile che un giovane potenziale campione giochi in una squadra del proprio paese? (Quindi nelle squadre primavera della Spagna è auspicabile che giochino giovani spagnoli, in quelle dell'Egitto, giovani egiziani, in quelle dell'Italia, giovani italiani)?

3) E se sì perché? Per motivi di lingua, così può intendersi meglio con l'allenatore? Oppure per ridurre il disagio dello spostamento e lo spaesamento del giovane calciatore? Oppure il giocatore "indigeno" deve essere preferito al collega straniero (persino se quest'ultimo è potenzialmente più forte) così da per aiutare il movimento calcistico del paese? O per altri motivi ancora che Marani conosce ed io no?

4) E se sì, di chi è il beneficio? Della squadra stessa (cioè l'Inter o l'Hellas Verona avrebbero un vantaggio finale a schierare formazioni primavera di tutti italiani, l'Al Ahly di tutti egiziani e il Porto di tutti portoghesi) o appunto, più in generale, ne beneficerebbe il movimento calcistico di tutta la nazione? 

Prima di continuare a leggere ognuno dovrebbe innanzitutto tentare di rispondere innanzitutto alle domande di cui sopra. 

Partiamo dalla domanda numero 1). Il talento calcistico potenziale è distribuito in modo uniforme? Sulla carta sì, di fatto no. Nel mondo ideale la distribuzione del talento calcistico potenziale segue abbastanza puntualmente la popolarità e la tradizione del calcio nei vari paesi. In Brasile e in Argentina dove il calcio è considerato quasi una religione e per emergere occorre superare la concorrenza di molti giovani giocatori, sarà più facile che un ragazzino che si è messo in luce sia potenzialmente davvero forte. In India, in Indonesia e nelle Filippine, il calcio è meno centrale: per un ragazzo ci sono meno chance e meno concorrenza. E in effetti le squadre italiane "importano" molti sudamericani e molti meno indiani o filippini. Un domani sarà diverso, ma per ora i valori sono questi. L'Italia si colloca lungo quest'asse, più verso il Brasile e l'Argentina, pur senza arrivare a quei livelli, ma molto sopra l'India o le Filippine.
Se vi chiedessero di giocarvi tutti i vostri averi in una partita di calcio primavera pescando 11 diciassettenni a caso, scegliendo solo il paese d'origine probabilmente prendereste, che so, 3 brasiliani, 2 argentini, 2 africani, 1 italiano, 1 spagnolo, 1 inglese e 1 tedesco e nessun indiano o filippino. Ora perché le squadre primavera italiane o spagnole dovrebbero comportarsi diversamente da voi selezionando 11 elementi del proprio paese? Per non parlare delle squadre primavera indiane!

A questo punto scattano le domande numero 2) e 3). Perché scegliere invece giocatori primavera della propria nazione invece di selezionare un mix di nazioni ideale? Mettiamoci appunto nei panni dell'allenatore primavera indiano. Perché non dovrebbe volere allenare forti diciassettenni brasiliani argentini, italiani o tedeschi?
O forse il discorso di Sacchi e Marani non vale per le nazioni emergenti dove i giovani forti sono ancora pochi. Forse vale solo per le nazioni "forti". Ma è così vero che i giovani italiani sono forti? Se fosse così, se i nostri giovani fossero così forti, perché secondo Sacchi sono "snobbati" dalle primavere italiane? E se fossero snobbati per fare posto agli stranieri, perché non trovano posto altrove, magari nelle nazioni da cui provengono gli stranieri che "rubano loro il posto"?
In ogni caso anche un allenatore primavera italiano, potendo scegliere, vorrebbe gli undici migliori al mondo, (o comunque gli undici migliori disponibili) non vorrebbe gli "undici migliori italiani disponibili". 

Nella foto, l'autore coinvolge in un selfie a loro insaputa
Arrigo Sacchi e Giuseppe Marotta.
Se invece decidesse di seguire le balzane idee di Sacchi e Marani potrebbe comunque decidere di puntare invece su giovani cittadini del proprio paese (invece di scegliere un mix di nazioni ideali). Ma perché dovrebbe farlo? Come dicevamo io vedo solo uno dei seguenti motivi: a) la lingua, maggiore facilità di comunicazioni con il mister e il resto della squadra; b) ridotti spostamenti dei ragazzi, maggiore integrazione con l'ambiente esterno e del club (ma se così fosse allora la primavera del Como, potrebbe scegliere 11 ragazzotti svizzeri di Chiasso, che parlano pure italiano invece di prendere 11 siciliani) e poi come la mettiamo col discorso della nazionale, Sacchi e Marani? c) oppure ancora potrebbe farlo per cercare di aiutare il movimento calcistico del proprio paese, anche a discapito del vantaggio immediato della propria squadra. Insomma: non è assolutamente chiaro quale sia il vantaggio per un allenatore (specie per quelli che allenano in un paese non al top come l'India), di avere 11 giovanotti tutti del proprio paese. Forse Marani e Sacchi lo sanno, io non l'ho capito.

4) Veniamo ora alla domanda di base: usciamo dal discorso delle squadre primavera. Perché una prima squadra dovrebbe preferire un giocatore del proprio paese? Marani dice: Italia e Inghilterra che hanno molti stranieri nei propri campionati sono ai minimi storici. 
Ma in che senso? 
Se si riferisce alle NAZIONALI si tratta di una assoluta tautologia. 
Se questa generazione di giocatori italiani e inglesi è più scarsa delle precedenti (e il fatto che Chiellini sia titolare inamovibile della difesa della nazionale lo dimostra) i giocatori troveranno poco spazio nelle squadre di club delle proprie nazioni. Ma anche nei club di punta stranieri (a parte i soliti Verratti e Immobile) e ovviamente, essendo mediamente scarsi, tanto scarsi che non piacciono né ai club italiani e inglesi, né a quelli stranieri, andranno a formare una nazionale scarsa che viene battuta dal Costa Rica.
Se invece Marani si riferisce allo scarso rendimento dei CLUB italiani, perché troppo imbottiti di stranieri... anche qui non ci siamo. L'ultimo trofeo europeo di una squadra italiana è stato vinto non dalla Juventus, ricca d'italiani, ma dall'Inter che nella finale di Champions del 2010 giocò senza italiani (entrò Materazzi nel finale, ma non toccò nemmeno la palla). Ma anche il Real Madrid si è laureato campione del mondo lo scorso dicembre contro il San Lorenzo giocando con 7 stranieri, un numero che è assolutamente in linea con la media degli stranieri in campo in Serie A. Il problema delle squadre italiane non è che hanno troppi stranieri o troppi italiani è che hanno gli scarti degli stranieri (a parte 4-5 nomi, sempre meno, ora che abbiamo salutato anche Cuadrado). Mentre i sette stranieri erano Pepe, Marcelo, Kroos, Bale, Benzema, Ronaldo e James Rodriguez.

giovedì 5 febbraio 2015

Golden Marco Music Award: match I - Radiohead vs. Hall & Oates


Amici, proviamo a cambiare.

Alcuni di voi hanno segnalato che riescono a votare più volte. Ringrazio Gianpaolo, Rosalba, Nicola, Morena, Beppe e Moreno (spero di non dimenticare nessuno) che hanno aiutato a isolare la questione.

Probabilmente il problema è dovuto al fatto che il sistema utilizza i cookie per impedire la doppia votazione, ma gli utenti che utilizzano la navigazione anonima (come ormai permettono tutti i browser) riescono a bypassare il blocco (questo "bug" colpisce tutti i sondaggi online senza registrazione).

Per evitare il problema testeremo per il prossimo match un sistema di sondaggi differente abbandonando per un attimo il widget (gadget) nativo di blogger (Poll) per un'applicazione esterna.
Vediamo se le cose migliorano.

Il prossimo match è Radiohead (inclusa l'attività extra di Thom Yorke) vs. Hall & Oates.
Due modi molto diversi di vedere la musica. Votate e poi ditemi come vi trovate con il nuovo sistema. Resta il fatto che pur cambiando il fornitore tecnico il torneo, il suo sistema elettorale e il suo tabellone restano intatti: il tabellone si trova qui.

Per i Radiohead non ho scelto tra le dieci canzoni più celebri, per proporre qualcosa di (leggermente) meno noto. Per Hall & Oates un classicone. In ogni caso ricordo che il voto va alla produzione complessiva non al singolo brano.

lunedì 2 febbraio 2015

Golden Marco Music Award - 4 match del primo turno: Zappa-Spandau B., Bragg-Winehouse, Kinks-Specials, Joel-Joy Division

Dopo le prime quattro qualificazioni dei primi turni (David Bowie incontrerà Aretha Franklin al secondo, mentre gli U2 se la vedranno con i Nirvana) ecco altri quattro appassionanti match.



Chi si qualificherà? Lo decidiamo noi votando, one man one vote. Intanto, prima di votare, diamo un'occhiata al tabellone qui, e a un brano per ogni artista qui sotto. Ma ricordiamo che il voto deve andare all'artista o alla band e non al singolo brano.


Golden Marco Music Award - match E


Golden Marco Music Award - match F


Golden Marco Music Award - match G


Golden Marco Music Award - match H

Giglio o Montecristo? Entrambe perfette per Sergio Mattarella


Qualche ora fa, nel corso della prima puntata di febbraio di Caterpillar AM (in onda tutte le mattine su Radio2 dalle 6:05 alle 7:30, ma riascoltabilissimo anche in podcast) ho aggiornato il calcolo della media delle coordinate geografiche dei luoghi di nascita dei presidenti della Repubblica: un ricalcolo reso necessario dall'elezione di Sergio Mattarella.

Si tratta di un calcolo che avevo già fatto prima della seconda elezione di Giorgio Napolitano e che era stato indotto dalla considerazione che, stranamente, tutti i presidenti venivano più dall'Ovest che dall'Est del paese: tutta la dorsale adriatica e ionica infatti non ha mai espresso un presidente della Repubblica. Nessun presidente dal Triveneto, dall'Emilia-Romagna, dalle Marche, dall'Abruzzo, dal Molise, dalla Puglia, dalla Basilicata e dalla Calabria. All'appello mancano anche regioni importanti come Lombardia, Lazio, Umbria e Valle d'Aosta.

Si potrebbe notare che tutti i presidenti eletti finora vengono da regioni che prima dell'Unità d'Italia facevano parte del Regno di Sardegna (tre piemontesi, due sardi, entrambi sassaresi, e un ligure), del Granducato di Toscana (due) o del Regno delle Due Sicilie (tre campani, tutti napoletani, ed ora anche un siciliano di Palermo) ovvero gli stati da cui proveniva la gran parte del ceto amministrativo dell'Italia postunitaria, mentre nessun presidente è stato espresso da regioni del Regno Lombardo-Veneto, dello Stato Pontificio o dei ducati emiliani. Forse guardiamo troppo lontano nel tempo, ma non credo.

Per verificare dove fosse posizionato il centro geografico dei presidenti italiani ho quindi proceduto a reperire su Wikipedia le coordinate dei comuni di nascita: ovviamente quelle di Napoli sono state inserite tre volte e quelle di Sassari due volte.

Mentre per tutti i presidenti mi sono limitato a inserire le coordinate generiche del Comune, confidando in una distribuzione dell'errore sufficientemente piccola e randomica, per il solo Sandro Pertini, essendo il Presidente partigiano nato in un comune sparso, per evitare il rischio di sbagliare in modo significativo, ho inserito le coordinate precise della casa natale, sita in via Ottavio Muzio 42/1 nel Comune di Stella (SV). Questo si è reso necessario anche perché, curiosamente, su Wikipedia esistono due pagine relative a Stella: la prima relativa, appunto, al Comune di Stella e una seconda dedicata alla frazione di San Giovanni, quella dove peraltro ha sede il Comune, e le due pagine riportano coordinate leggermente diverse. Ovviamente l'ideale si otterrebbe inserendo le coordinate precise di tutte le case di nascita di tutti i presidenti, ma non penso che un ulteriore raffinamento dei dati porterebbe a un esito radicalmente diverso da quello trovato.

De Nicola Napoli 40 50 0
14 15 0
Einaudi Carrù (CN) 44 29 0
7 53 0
Gronchi Pontedera (PI) 43 39 45
10 37 58
Segni Sassari 40 43 36
8 33 33
Saragat Torino 45 4 0
7 42 0
Leone Napoli 40 50 0
14 15 0
Pertini Stella (SV) 44 23 31 0,596 8 29 51 0,288
Cossiga Sassari 40 43 36
8 33 33
Scalfaro Novara 45 27 0
8 37 0
Ciampi Livorno 43 33 0
10 19 0
Napolitano Napoli 40 50 0
14 15 0
Mattarella Palermo 38 6 56
13 21 41













1831224,596


456756,288

Quindi sono passato a calcolarne la media: è un processo un attimo noioso in quanto le coordinate su Wikipedia sono espresse in DMS, ovvero in gradi, minuti e secondi (e sia i minuti che i secondi sono espressi in sessantesimi), ma basta ridurre tutto a secondi, considerando che i gradi sono 3600 secondi e i primi sono 60 secondi per riportare il tutto alla ragione.

E la media è risultata: 42°23'22.496667" N 10°34'23.24" E

Il secondo passaggio consiste poi nel convertire i DMS in DD dove le frazioni di grado vengono espresse direttamente con i decimali, in modo da poter inserire il dato più facilmente in Google Maps. Per fare questo ci sono siti come YouGps.it

Il risultato che si ottiene è 42.3895824 N 10.57312222 E, che corrisponde a un punto nel Mar Tirreno nella parte meridionale dell'Arcipelago Toscano, praticamente a metà strada tra l'Isola del Giglio e l'Isola di Montecristo.

Si tenga presente che prima dell'elezione di Mattarella il "centro dei presidenti" cadeva proprio sull'Isola d'Elba: precisamente in un punto del Comune di Capoliveri (allora ne intervistammo a Caterpillar AM il Sindaco). Ora ci si sposta più a Sud-Sud-Est e si va a cadere in mare.



Ci troviamo a 20,81 km dalla costa di Montecristo (che appartiene amministrativamente al Comune di Portoferraio, all'Elba) e a 24,06 km dalla costa dell'Isola del Giglio.

Certamente la sede municipale più vicina è quella di Isola del Giglio, sita a soli 27,06 km dal nuovo "centro dei presidenti" e Isola del Giglio è il comune a cui mi sentirei di assegnare la palma di questo piccolo riconoscimento, ma non ci sono dubbi che la terraferma più vicina sia quella di Montecristo e quindi, amministrativamente, terra della lontanissima Portoferraio (il cui centro è sito oltre 50 km più a Nord).

Ora però, considerando il valore simbolico delle due isole: il Giglio, recente simbolo sia della fallibilità del sistema paese, ma anche della sua capacità di risollevarsi e Montecristo, con il silenzio degli eremiti che ne punteggiarono la storia, ecco che troviamo la perfetta sintesi del nuovo Presidente della Repubblica. Il suo primo brevissimo saluto agli italiani è stato tanto misurato (solo diciotto parole, come ha calcolato sul Corriere il quirinalista Marzio Breda) quanto immediatamente attento alle difficoltà dei concittadini. Un ex-aequo, in un caso come questo, quanto mai opportuno.

domenica 1 febbraio 2015

Golden Marco Music Award: Aretha Franklin vs. Johnny Cash, U2 vs. Stevie Wonder, Nirvana vs. Bee Gees.

Il Golden Marco Music Award, il torneo che mette in gara i 128 più grandi artisti della musica popolare dalla nascita del rock in poi, è in pieno svolgimento (cliccando qui trovi il tabellone completo).

Dopo la vittoria di David Bowie su Roy Orbison nel match d'apertura, si sono aperti tre altri incontri davvero appassionanti del primo turno.


Chi vincerà tra Aretha Franklin e Johnny Cash? E tra gli U2 e Stevie Wonder? Prevarranno i Nirvana o i Bee Gees? Decidilo anche tu votando qui sotto. 

Nota bene: i brani scelti nel post sono solo un esempio della produzione dei vari artisti, il voto va dato all'intera carriera.



Golden Marco Music Award match B




Golden Marco Music Award match C




Golden Marco Music Award match D