sabato 28 febbraio 2015

Costa d'Avorio 2015 #dicoNOallafame - Intervista a Camilla d'Alessandro (CIAI)


Due anni fa, nel 2013, il CIAI aveva lanciato la campagna di raccolta fondi: "Non ha voce. Ma ha fame" per finanziare un progetto a sostegno di un gruppo di bambini malnutriti e di donne in gravidanza in Costa d'Avorio. In quell'occasione avevamo realizzato una intervista con la coordinatrice del progetto, Marina Palombaro, una conversazione ancora molto attuale, che si può trovare qui.

A distanza di due anni, il CIAI rilancia la campagna. È cambiato il numero verde (ora è il 45505) per inviare gli SMS a sostegno, è cambiato l'hashtag da utilizzare su twitter: #dicoNOallafame, è cambiata anche la coordinatrice del progetto, ma l'obiettivo di fondo è rimasto lo stesso: lottare contro la malnutrizione. 

Ho chiesto quali sono le novità direttamente a Camilla D'Alessandro, responsabile del CIAI per la Costa d'Avorio. Ma prima di procedere mi piacerebbe che tutti i lettori inviassero (entro il 4 marzo 2015) almeno un SMS del valore di 2 euro a sostegno di questa campagna del CIAI al 45505.

Camilla D'Alessandro, molte cose le abbiamo spiegate nella precedente intervista, ma alcuni dati, ancora oggi sono impressionanti.

Sì, il tasso di mortalità infantile dei bambini della Costa d'Avorio sotto i 5 anni è del 127 per mille, uno dei più alti al mondo. La malnutrizione cronica infantile raggiunge il 20,2% (di cui il 15% in forma severa) mentre il 50% dei piccoli in età prescolare soffre di anemia.

Cosa è cambiato in questi due anni in Costa d'Avorio, la situazione politica è migliorata? È più facile per voi operare?

È un paese che ha vissuto la guerra civile. Nessuna guerra è meno grave di un'altra, ma quella civile all'interno di uno stato, lo danneggia alle radici ed è provocata dall'odio e dall'incomprensione con la tua stessa gente, le persone con le quali frequenti la stessa scuola, condividi la stessa città; “purtroppo” la diversità di religione, etnia e origini spesso è vista come un fattore di rischio.
Ora la Costa d'Avorio non è più in guerra e la gente riesce a muoversi e circolare abbastanza tranquillamente, paura dell'Ebola permettendo. 
Lo Stato sta investendo molto per il reinserimento sociale degli ex-combattenti che rischiano di votarsi alla delinquenza, ma sta altrettanto richiamando gli operatori economici che avevano lasciato la Costa d'Avorio per rilanciare l'economia. Il paese sta chiedendo aiuto alle Organizzazioni internazionali per ricostruire le strade, le scuole e gli ospedali mitragliate e distrutte nel conflitto. Luoghi che spesso davano da rifugio a questa e quella truppa. La Costa d'Avorio vuole da un lato ricostruirsi materialmente dall'altro ripartire con basi forti di coesione sociale per la democrazia e la pace.

Il cambiamento è un processo medio-lungo, ma crediamo che le donne e i bambini siano l'elemento chiave per crescere una generazione più consapevole dei propri diritti e dei propri doveri: ecco perché la strategia di questo progetto punta tutto sulle mamme!

Mi spieghi nel dettaglio cosa andremo a finanziare con i nostri SMS oggi nel 2015?

Costruiremo un Centro di nutrizione presso l'ospedale di Alépé: significa mettere a disposizione dei bambini di un intero distretto una struttura di riferimento per i casi di malnutrizione grave che non possono essere prese in carico e fronteggiate nei villaggi sparsi sul territorio.

Per un bambino malnutrito e per la sua famiglia significa trovare un centro attrezzato con personale specializzato e formato per la cura della malnutrizione; operatori in grado di riconoscere i sintomi della malattia, curarla e dare indicazioni alla famiglia su cosa sta succedendo al loro bambino e cosa dovranno fare a casa per un suo pieno recupero.

Inoltre le famiglie troveranno un posto autogestito da altre mamme che, formate dal personale di progetto, alleveranno polli e conigli e coltiveranno ortaggi per il proprio sostentamento famigliare e quello del centro stesso. In questo modo, al di là del costo iniziale per la costruzione sostenuto dal Progetto, le attività del centro nutrizionale saranno sostenibili economicamente in futuro.

Rispetto ad altre ONG, il CIAI ha un modus operandi particolarmente orientato al supporto di referenti locali. È un modello funzionale?

Il CIAI supporta e cerca di rafforzare le competenze locali degli attori sul territorio - realtà della società civile, associazioni e ONG locali – ma anche le istituzioni (ministeri, dipartimenti).

Questo lo fa rispondendo al loro bisogno di formazione specifica in tema di tutela dei diritti dei minori, di gestione di un'associazione (scrittura progetti, programma attività, rendiconti, ecc.) o ancora per migliorare una legge o mettere in pratica delle buone prassi in materia di protezione dell'infanzia.

Abbiamo dato molto spazio innanzitutto ai nostri dipendenti locali: anni fa, agli inizi, dei nostri interventi in Africa, CIAI inviava responsabili di sede e coordinatori di progetto dall'Italia, poi nel
tempo, i colleghi locali sono stati formati e, come si suol dire, “hanno fatto carriera”. Oggi infatti a distanza di anni entrambi i rappresentanti di CIAI in loco sono africani.

Siamo convinti che gli operatori locali possano essere una grande risorsa attiva per il cambiamento all'interno del loro stesso Paese.

Come abbiamo imparato due anni fa, molte difficoltà sono culturali. Ad esempio la diffidenza contro il consumo di uova. Cosa viene fatto in questo senso?

Quando si entra in una cultura diversa dalla nostra, bisogna innanzitutto capire e non giudicare!!
Mi ricordo che mia nonna mi raccontava di quanto fosse importante fasciare le gambe dei bambini per non farle crescere storte o incerottare le orecchie per non farle venire a sventola. Credo che se avessi avuto l'opportunità di dire a mia nonna, quando era giovane madre, che mia madre avrebbe comunque avuto o non avuto le gambe dritte e le orecchie a sventola, mi avrebbe dato della folle!

Qui siamo un po' nello stesso “campo di gioco”: se arrivassimo in Costa d'Avorio e dicessimo “le
uova non fanno diventare i bambini ladri, diamogliele”, faremmo arroccare la gente sulle proprie
posizioni e non produrremmo alcun risultato, verremmo catalogati come i “bianchi che vogliono
sapere tutto e non sanno nulla”. Immediatamente gli ivoriani citerebbero decine di casi di persone
a cui sono state date uova da piccoli e sono diventati ladri. Quello che dobbiamo fare invece è agire promuovendo l'educazione.

L'educazione fa sì che siano le persone singolarmente e la comunità stessa a maturare la consapevolezza di ciò che è bene e di ciò che è male. In questo senso gli animatori di CIAI del
progetto parleranno delle proprietà nutritive di tutti gli alimenti senza mettere l'accento su questo o
quell'alimento.

Se spieghiamo loro le proprietà della carne, dei fagioli e anche delle uova, ad esempio, sarà la mamma stessa ad un certo punto - non avendo a disposizione i primi due alimenti - a provare a dare al proprio figlio le uova per guarirlo dalla malnutrizione.

Ci dici due o tre cose che non conosciamo della Costa d'Avorio? A parte la recente vittoria nella Coppa d'Africa e il fatto di essere il primo paese produttore di cacao al mondo...

Ricordo che una volta una collega mi disse che ci sono tante streghe che si nascondono tra la gente normale. Io le chiesi se lei le avesse mai viste di persona. Mi rispose di no, ma che sua nonna le ha raccontato di averne vista una volta mentre si lavava al fiume. Ho fatto una faccia perplessa
dicendole che le streghe non esistono! E lei si è offesa dicendomi se insinuavo che sua nonna
mentiva!!! La credenza in streghe e stregoni è largamente diffusa.

Ad oggi, nelle zone rurali esiste ancora il matrimonio forzato e purtroppo ancora oggi molte
ragazzine vengono date in spose a uomini vecchi. Le famiglie pagano infatti così la riconoscenza
verso un'altra famiglia nei casi in cui abbiano ricevuto aiuti in momenti di difficoltà : “Per dimostrarti la mia riconoscenza ti darò una donna della mia famiglia per tuo figlio”. Alla drammaticità di questa scelta si aggiunge dell'altro: dato che è il capo famiglia a decidere all'interno di una famiglia, questi può decidere di tenersela per sé invece di “darla” al figlio. E quindi la ragazzina si ritrova sposata ad un anziano.

La famiglia infatti è un concetto molto importante nella comunità africana e si è parenti sino ad un
lontanissimo grado. La famiglia è una specie di clan e le decisioni relative a qualsiasi membro sono
prese dal consiglio di famiglia. Il consiglio di famiglia è composto da tutti gli anziani della famiglia
e da alcuni rappresentanti di giovani e delle donne.

Il consiglio di famiglia prende le decisioni importanti sui propri membri: studi, salute, spostamenti
e sostiene sia burocraticamente che economicamente le spese. Ad esempio, nel caso di una malattia
grave di uno dei membri, è il consiglio di famiglia a decidere se curarlo in città, spostarlo in un'altra
città o all'esterno del paese (in base alle possibilità economiche della famiglia).

Cosa rappresenta il braccialetto tricolore che avete scelto come simbolo di questa campagna?

Il braccialetto riproduce simbolicamente il braccialetto che viene utilizzato dagli infermieri CIAI nei villaggi per determinare se un bambino è malnutrito oppure no e se sì a che livello.
Il braccialetto ha una parte rossa, una gialla e una verde.
Alla visita, l'infermiere stringe il braccialetto a metà del braccio del bambino e lo allaccia. Se il
braccialetto si allaccia sul verde, il bambino non è malnutrito; se si allaccia sul giallo, il bambino è malnutrito in modo moderato e può essere curato all'interno del villaggio; se è rosso, il bambino è malnutrito grave e deve essere trasferito in un ospedale.

Con il primo progetto abbiamo potuto prendere in carico i bambini malnutriti moderati, ma i bambini “rossi” devono essere ricoverati in ospedale e spesso i genitori non hanno i soldi necessari.
Con questo secondo progetto vogliamo costruire pertanto un Centro nutrizionale – una sorta di
ambulatorio ben attrezzato e con personale formato - per salvare i bambini malnutriti gravi.
Il braccialetto, inoltre, è un modo semplice per determinare il tipo di malnutrizione : i genitori, anche se analfabeti, possono vedere con i loro occhi cosa i colori rappresentano.
Mentre l'infermiere allaccia il braccialetto è bello vedere che compare finalmente il verde dopo settimane di cure: la speranza negli occhi delle mamme pian piano si trasforma in una gioia incontenibile, con tanto di applausi! Non posso descrivervelo.

Quanto tempo passi fuori dall'Italia ogni anno e come è la tua giornata tipo quando sei in Costa d'Avorio?

Non c'è un tempo determinato, dipende dalla mole delle attività all'interno di un Paese. Io seguo anche altri paesi e diciamo che c'è un periodo in cui mi muovo di più, quello autunnale e quello primaverile, quello insomma che favorisce gli spostamenti in loco in maniera più agevole.

In genere le attività sono gestite tutte a livello locale tramite i capi progetto e i rappresentanti paese e sono solo coordinate a livello di definizione di strategie dall'Italia. Tuttavia quando mi sposto in missione è per fare una valutazione di un determinato progetto, stringere nuovi accordi, definire nuovi obiettivi con delle direzioni dei Ministeri o con dei partner locali o ancora valutare un nuovo intervento in un'altra area del paese.

Quindi le mie giornate sono variegate e possono passare da un incontro con un direttore o un
Ministro oppure in mezzo ad un campo a vedere degli ortaggi o a parlare con i capofamiglia su
come è cambiato la loro vita dopo l'introduzione di una latrina famigliare costruita secondo un progetto CIAI.

Tornando alla campagna, quali altre iniziative sono previste qui in Italia? Questo è anche l'anno di EXPO il cui tema è proprio il cibo.

Da anni il CIAI propone percorsi di educazione alla cittadinanza mondiale in scuole di vario ordine e grado per parlare di diritti e comportamenti consapevoli del vivere quotidiano. In questo anno scolastico e all'interno di questo progetto il tema del cibo, complice l'imminente EXPO, è sicuramente al centro.

Da mesi risuonano in televisione, alla radio e su qualsiasi giornale notizie e approfondimenti sulla prossima esposizione universale “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” che, per quanto ci riguarda, vogliamo vedere come opportunità per affrontare temi e questioni fondamentali a livello globale. Vogliamo cogliere l'opportunità offerta da questo grande evento per portare a scuola questioni con cui dobbiamo confrontarci all'interno dei progetti di cooperazione e trasformali in occasione di apprendimento critico.

Queste le domande chiave da porre ai bambini: Come sono suddivise le risorse nel mondo? C'è cibo per tutti? Mangiamo tutti nello stesso modo e nelle stesse quantità?

I percorsi di educazione alla cittadinanza mondiale accompagnano bambini e ragazzi a rispondere a queste domande. È infatti un'opportunità educativa per stimolare il pensiero critico su temi di vita quotidiana e per stimolare azioni consapevoli. Le conoscenze acquisite in questi percorsi non sono saperi diversi da quanto viene insegnato a scuola, ma possibilità che quello che si conosce diventi azione, si trasformi in un comportamento quotidiano, in qualcosa che si fa, che tutti possiamo fare.

Le giovani generazioni non sempre conoscono il significato di cibo stagionale o a km zero e spesso vengono educati ad uno stile alimentare poco consapevole. Fanno propri stili alimentari caratterizzati da cibi economici e veloci da preparare, assecondando dettami commerciali che inducono a scelte alimentari poco responsabili. Questi atteggiamenti non solo comportano delle conseguenze per la nostra salute, ma incrementano i disequilibri a livello internazionale.

CIAI attraverso percorsi di educazione alla sovranità alimentare in 10 scuole e l'organizzazione di cinque eventi di sensibilizzazione sul territorio milanese, vuole creare consapevolezza tra i bambini, i ragazzi e la cittadinanza sui temi legati alla sovranità alimentare e sulla possibilità reale di attivarsi a favore di scelte più consapevoli e responsabili attraverso lo scambio e la diffusione di buone prassi.

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