Nella partita di andata degli ottavi di finale di Europa League contro il
Wolfsburg, al 63' minuto, sul risultato di 1-1, l'Inter ha subìto
l'ennesimo gol originato dalla scelta di non rinviare la palla lunga
in avanti, quando questa si trova tra i piedi del portiere,
preferendo il "disimpegno elaborato" (o, come alcuni amano dire, scegliendo di "ripartire dalla difesa").
Ancora una volta una scelta erronea ha portato al gol, in questo caso un gol particolarmente pesante perché, in
ultima analisi, è stata la causa prima (non certo l'unica)
dell'eliminazione dell'Inter dall'Europa League, con l'abbandono dell'ultimo traguardo
stagionale della squadra di Mancini (forse non tutti ricordano che
fino a quel momento, e si era già oltre un terzo dei 180 minuti
totali, l'Inter non solo aveva la qualificazione dalla propria parte,
ma era andata vicinissima al gol dell'1-2 che avrebbe potuto
indirizzare la sfida in ben altra direzione).
Certo, diranno subito i miei piccoli lettori, c'è stato un madornale errore tecnico da
parte di Carrizo (poi raddoppiato da un altro tipo di errore sul
calcio di punizione successivo), ma la mia opinione è che se tendiamo ad alzare esponenzialmente il
numero di tentativi di "disimpegno elaborato", è
inevitabile anche per la migliore difesa (e quella dell'Inter non è
una delle migliori), commettere qualche errore. E commettere un
errore in quella zona del campo porta quasi sempre a un pericolo
grave o ad un gol.
La tesi che cercherò di sostenere in
questo non brevissimo post è che quando la palla si trova tra i
piedi del portiere, o dell'ultimo difensore, e ci sono degli
avversari nelle vicinanze è meglio allontanare quanto possibile (e
quanto prima) il pallone dall'area. E anche quando la palla si
trova tra le mani del portiere è meglio un rinvio lungo che non un
passaggio al difensore più vicino. Questo vale in generale, ma a
maggior ragione vale per l'Inter di queste stagioni. Vediamo perché.
1. Partiamo dai dati di fatto. L'Inter nelle ultime due stagioni (quindi a partire da quando l'allenatore era
ancora Mazzarri) ha subìto svariati gol originati dalla pressione
degli avversari sul portiere o sui difensori centrali e dalla pervicace decisione
(immagino indotta dall'allenatore) di non allontanare il pallone. Non ho con me tutte le statistiche, ma, solo a
memoria, ricordo il primo gol subito contro il Torino nel 2-2 della
stagione 2013-14, il gol subito nell'1-1 a Palermo con un pressing su Vidic,
il primo gol subito nel 2-2 casalingo contro il Napoli (nato da una
rimessa laterale regalata per il pressing sul difensore), fino al gol
contro il Wolfsburg, ma sono certo di scordarne diversi, senza
contare diversi altri casi in cui la scelta di attuare "disimpegni elaborati" ha portato comunque a
rischi gravi, con gol sventati a fatica. Insomma: se le altre squadre
hanno particolari problemi, che so, sui calci piazzati, l'Inter
sembra avere questo particolare problema: quello di subire
particolarmente il pressing degli attaccanti avversari quando la
palla circola tra difensori e portieri.
Ci sarebbe una buona
notizia: a differenza dei calci piazzati che sono in gran parte
inevitabili, qui – teoricamente – si potrebbe facilmente limitare di gran
lunga il rischio A) evitando il ricorso al passaggio indietro
(che di per sé comporta qualche rischio, vedi i gol subiti a
Livorno, lo scorso anno e contro l'Udinese a San Siro quest'anno), ma
soprattutto B) dando istruzioni (ovvero concedendo
il permesso) ai centrali, agli esterni difensivi e, in particolare, ai
portieri di battere lungo senza costringerli al "disimpegno
elaborato" o all'appoggio verso il compagno più vicino, spesso pressato.
2. Come
dicevo, queste considerazioni hanno, a mio avviso, validità in generale, ma si applicano perfettamente alla situazione dell'Inter recente, vista la estrema vulnerabilità degli interpreti. Ora so
perfettamente che questa impostazione nasce dal fatto che non è più
disponibile la qualità di calcio che aveva Julio Cesar (da un suo
rinvio lungo nacque, ad esempio, il primo gol dell'Inter nella finale
di Champions League di Madrid): è vero che né Handanovic, né Carrizo sono dei
fulmini di guerra con i piedi e i loro rinvii sono spesso scadenti, ma ci sono soluzioni migliori per affrontare questa difficoltà. All'arrivo di Mancini sembrava che fosse stata incentivato il
rilancio lungo con le mani (almeno quando il portiere può toccarla
con le mani) e Handanovic sembrava cavarsela bene. Poi,
inspiegabilmente, si è tornati all'appoggio verso il difensore.
3. Ma quanto è
pericolosa questa tecnica? Il calcolo è presto fatto, semplificando al massimo basta prendere tre variabili a partita.
A. la percentuale di volte che una squadra tenta di
attuare il disimpegno elaborato (esempio il 100%)
B. la
percentuale di volte che gli avversari tentano di ostacolarti
(esempio l'80%)
C. la percentuale di volte che il pressing degli
avversari va a buon fine (esempio il 20%)
Traduciamo l'esempio con le percentuali in numeri assoluti:
- Se hai 20 volte la palla in difesa e sempre (il 100% delle volte) provi a fare il "disimpegno elaborato", allora devi effettuarne 20 a partita.
- Se l'avversario
va in pressing l'80% delle volte significa che ci prova 16 volte.
- Se
riesce a metterti in difficoltà il 20% delle volte (il 20% di 16
volte è 3,2) significa lasciare agli avversari 3-4 azioni pericolose
nei pressi della porta: un'enormità.
4. Ora poi - questo è il punto a cui tengo maggiormente - i tre numeri, le tre percentuali NON
sono affatto indipendenti. Vediamo perché.
Mettiamoci nei panni degli
allenatori avversari: se io so che l'Inter attua questa tattica
sempre (le 20 volte a partita) e se so che ha una percentuale alta di
volte che va in difficoltà (20%), allora dirò ai miei giocatori di
attuare il pressing non l'80% delle volte (che è già un numero alto), ma
addirittura il 90% o il 100%. In modo da massimizzare il numero di
occasioni prodotte.
Ed è esattamente quello che succede.
Con
le altre squadre questo accade meno: o perché hanno un minor numero di
"disimpegni elaborati" o perché hanno una
percentuale di successo maggiore. Spesso entrambe le cose.
Mettiamoci ora nei panni
degli allenatori che invece di affrontare l'Inter devono affrontare
la Juve: se io so che la Juve non fa 20, ma, poniamo, 10 disimpegni
elaborati e se so che la loro percentuale di insuccesso è non del 20,
ma del 10%, questo porta a preventivare solo 1 occasione a partita anche provando a fare il pressing il 100%
delle volte. Ma io, da bravo allenatore, suggerirò ai miei giocatori
di non sprecare troppe energie a contrastare la Juve in quel
frangente, perché tanto lo fanno poco e quelle poche volte se la cavano quindi invece dell'80% dei tentativi di pressing che si
becca l'Inter, la Juve ne avrà, che so, il 30%, abbattendo
ulteriormente a 0,3 il numero di occasioni offerte da questo schema
potenzialmente suicida nell'arco di una partita.
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Insomma: Mancini deve accettare il fatto che l'Inter si è ormai guadagnata la "nomea" di squadra che prova
sempre a effettuare uno schema che la mette in difficoltà e questo
moltiplica gli sforzi dell'avversario attirato da un alto ritorno economico degli investimenti in energie applicati nel contrasto di questo
schema. E accettato il fatto Mancini deve correre ai ripari.
Visto che è molto più difficile migliorare la
qualità di esecuzione dello schema, devi entrare nella testa e nei piedi di Juan Jesus e soci, io proporrei per questa fase di
ridurre il numero di tentativi di "disimpegno elaborato" a
partita e di rinviare il pallone appena possibile. Questo dovrebbe
bastare a disincentivare il tentativo di pressing avversari e, in ultima
analisi, il numero totale di occasioni regalate a partita. Dovendo fronteggiare un minor numero di tentativi di pressing, col tempo i giocatori potranno aumentare la percentuale di
"disimpegni elaborati" effettuati a regola d'arte,
innescando così un circolo virtuoso. L'alternativa c'è e consiste nell'acquistare domattina giocatori migliori.
5. Resta un ultimo aspetto da
affrontare: tutti queste difficoltà, a che pro? Cioè: qual è il vantaggio che Mancini (e
prima di lui Mazzarri) pensano di ottenere in contropartita utilizzando ossessivamente i "disimpegni elaborati"? Deve trattarsi di qualcosa di estremamente prezioso, se si insiste nel portare
avanti questa tecnica così rischiosa.
Gli unici due vantaggi che
vedo sono i seguenti: A. stancare e/o sorprendere la squadra avversaria
impegnata nel pressing (ma finora direi che non ha funzionato, visti
i risultati) B. quello di poter iniziare a impostare l'azione partendo "dalla
difesa". Ora questo vantaggio può essere sfruttato se davanti
alla difesa hai Andrea Pirlo in giornata di grazia, non il pur bravo
Gary Medel. Anche perché, partendo dalla difesa, quando avanzi ti trovi
l'avversario schierato in assetto difensivo quindi devi faticare non
poco a costruire un'azione di successo contro tutta una squadra che
si difende (sia pressando alto, sia chiudendosi nella propria metà
campo). Tanto è vero un gran numeri dei gol su azione, nel calcio
moderno, avviene in modo opposto: tramite la riconquista del pallone e la ripartenza rapida, sorprendendo l'avversario che si trova magari in uscita dalla propria metà campo e viene colto in un atteggiamento tattico predisposto esclusivamente alla costruzione, con la
difesa ancora male organizzata. Insomma: Mancini sceglie una tecnica
rischiosa, che i propri calciatori interpretano spesso male,
incentivando gli avversari a provarci sempre, in cambio di cosa? Per avere in
cambio un vantaggio del tutto teorico?
Per tutti questi motivi
l'Inter dovrebbe abbandonare il fraseggio in difesa, il "disimpegno
elaborato", l'appoggio del portiere verso il difensore più vicino,
per tornare al rilancio, al rinvio lungo, allo spazzatutto del
difensore, almeno finché non riuscirà a cancellare la nomea (purtroppo
giustamente guadagnata) di squadra che si incarta in difesa.