mercoledì 12 febbraio 2014

Largo all'avanguardia!

Le estati dei primi anni '80 sono per me indissolubilmente legate alla compagnia della montagna e agli Skiantos.

Ogni anno passavo con madre e le sorelle non meno di due mesi a Caspoggio, un paese a 1000 metri di altezza, poco a nord di Sondrio, adagiato un po' in pendenza sopra una terrazza della Valmalenco, la valle laterale della Valtellina che arriva fino al Bernina. Adesso è una valle chiusa ma una volta dal passo del Muretto si varcavano le Alpi, ma questa è un'altra storia. Mio padre stava su solo per le sue tre settimane di ferie, per il resto si faceva vedere esclusivamente nei fine settimana il che, considerando il suo carattere, costituiva a fare di quelle vacanze il momento di maggiore rilassamento dell'intera annata.

Se d'inverno, con la seggiovia, si potevano raggiungere piste da sci spartane e ripidissime (così diverse da quelle dei posti fighi) d'estate, per noi villeggianti, c'era teoricamente meno da fare.

Ma tutto sommato io mi divertivo lo stesso. Il passatempo più impegnativo era costituito dalle passeggiate in montagna, diretti al Rifugio Porro, alla Capanna Marinelli o verso la vetta del Pizzo Scalino (quando volevamo strafare), oppure in cerca di funghi, mirtilli o "sassi" (la valle è ricca di quarzo e altri minerali rari). Talvolta si giocava a carte o a pallone. Ma la maggior parte dei nostri pomeriggi erano spesi a guardare gli altri giocare a tennis.

Con gli amici della compagnia, ci sedevamo sul muretto che scorreva sul lato lungo dei campi di tennis, verso le due del pomeriggio, a valutare distrattamente, fino alle sette di sera, le performance dei, sinceramente penosi, giocatori schierati sui tre campi contigui che erano stati realizzati pochi anni prima su un'unica colata di cemento piuttosto dozzinale. Fondamentalmente però le partite rimanevano al margine della nostra attenzione, occupati come eravamo a parlare degli affari nostri: amore, politica, calcio, ma soprattutto musica.

La compagnia era costituita da una ventina di “villeggianti” (questo era il nome che ci distingueva dai “caspoggini” anche nelle mitiche partite di pallone che organizzavamo ogni estate) anche se, per la turnazione delle vacanze familiari, la consistenza media giornaliera del gruppo si aggirava attorno ai dieci elementi. Tutti giovani frutti della periferia di Milano, della Brianza, del Varesotto. Piccola borghesia, perlopiù, anche se non mancava qualche elemento decisamente benestante.

Nel gruppo a un certo punto fecero la loro comparsa due ragazzi di Bergamo, o della provincia di Bergamo, non ricordo bene: Lorenzo e Cespuglio. Cespuglio, in particolare, era un grande esperto di esibizioni all'air guitar (allora non si chiamava ancora così) specie su canzoni dei Led Zeppelin durante le quali cercava di scuotere la sua folta capigliatura la quale però, essendo crespissima, da cui il soprannome cespuglio, non ne assecondava le ambizioni.

Uno dei due, non ricordo quale, aveva un'audiocassetta c90 completmente viola, sui cui due lati aveva registrato, di frodo, come si faceva allora, il secondo e il terzo album degli Skiantos: MONO tono e Chinotto, anzi Kinotto, due capolavori assoluti del rock demenziale, addobbandola anche con una serie di foto e di ritagli di giornale relativi agli Skiantos: un vero e proprio libretto punk.

Il gruppo bolognese costituiva per me un nebuloso mito, legato alle intemperanze di quel periodo: li avevo visti dal vivo forse un paio di volte, di sicuro al concerto per Demetrio Stratos all'Arena nel 1979 e potevo essere considerato un loro fan, anche se allora c'era un rapporto diverso con i miti del rock alternativo che la parola fan non descrive esattamente, e così mi feci prestare tanto spesso quella cassetta, nel corso di due o tre estati, che alla fine Lorenzo (o Cespuglio) decise, a sorpresa, di regalarmela.

Io la tenni a lungo come una reliquia, ascoltandola ogni tanto finché, una decina di anni più tardi, come inviato di Radio Popolare, andai a intervistare allo Zelig il leader degli Skiantos, Freak Antoni, e gli chiesi di firmarmi quella cassetta viola, realizzata in barba a qualsiasi norma sui diritti d'autore: Freak lo fece trasformandola in una sorta di copia autorizzata.

Ripetei anni dopo il gioco, anni dopo, con Stefano “Sbarbo” Cavedoni, un'altra delle menti del gruppo, (autore, tra le altre, di Io ti amo da matti (Sesso e Karnazza)), il quale nel frattempo era diventato amico mio. In quegli anni - mi dice Elena che abitava con Luisa e con me in via Tiziano, a Milano - spesso cantavo Mi piaccion le sbarbine quando pulivo la casa. Quelle rare volte.

Ho ancora da qualche parte quella splendida c90 viola firmata da Freak e da Sbarbo: dei milioni di cassette fraudolente prodotte in quegli anni penso che quella sia una delle poche al mondo ad essere stata sdoganata dagli stessi autori dei brani copiati.

Oggi ho cercato nello sgabuzzino quella cassetta viola per postarla qui, ma non c'è stato verso di reperirla. In compenso ho trovato la cassetta dell'intervista a Freak che avevo fatto attorno al 1990 allo Zelig per Radio Popolare, il giorno che mi firmò l'altra quella viola. Non è proprio la stessa cosa, ma insomma. E comunque adesso non ho più un solo lettore di audiocassette per ascoltare cosa diavolo mi disse sulla cassetta nera, né per ascoltare la cassetta viola, ammesso che la trovi.

4 commenti:

Bolzo ha detto...

Se interessa, una piastra io la ho.

"un parmigiano" aka Arago

Marco Ardemagni ha detto...

Quell'Arago? The Wizard? E come stai?

Bolzo ha detto...

Proprio quello ...
Bene si sta !
E ti seguo quando riesco !

Bolzo ha detto...

Solo per aver le risposte in casella email ;)