venerdì 21 settembre 2007

Attorno a Beppe Grillo: il pensiero unico e i terroristi

Penso che, quasi sempre, ci sia buona fede in chi reagisce contro quello che percepisce come un "pensiero unico". Mi riferisco a Grillo, ai girotondini, ma anche alla stessa destra che anni fa reagiva contro i testi scolastici spesso troppo orientati a sinistra.

Va detto, incidentalmente, perché nessuno lo ha fatto notare in quei giorni, che è certamente vero che LIBRI DI testO e professori pendono in maggioranza a sinistra, ma è persino inutile rimarcare che dall'altra parte le forze dell'ordine e i corpi militari sono storicamente rivolti a destra. E questo non perché dietro a professori o poliziotti ci siano disegni rispettivamente rivoluzionari o golpisti, ma semplicemente perché le inclinazioni individuali si manifestano sia al momento del voto sia al momento di scegliere un corso di studi e una carriera professionale.

E' comunque un automatismo sano, quello che ci fa scattare contro il "pensiero unico" ma, come tutti gli automatismi, difetta talvolta nella taratura e scatta troppo presto o troppo tardi e innesca reazioni eccessive o troppo blande. Ed è poi tremendamente personale. In una recente conversazione con l'on. Marco Zacchera, di Alleanza Nazionale, abbiamo ricostruito che lui è diventato di destra per le stesse ragioni per cui io sono diventato di sinistra e anticlericale: ovvero l'opposizione a quello che ognuno di noi considerava come pensiero dominante. E se è vero che a scuola, ai miei tempi, i fascisti avevano vita dura (da qui la reazione che porta un pervicace bastian contrario come Zacchera a buttarsi a destra) è anche vero che nella sonnacchiosa provincia lombarda ancora oggi può capitarti che ti venga chiesto, come mi è successo, se fossi ebreo (massimo rispetto), solo perché non vado in chiesa. E ancora oggi, dalle mie parti, sono pochissime le famiglie che esonerano i figli dall'ora di religione. Quando mi è successo di sentirmi porre la domanda di cui sopra ero già comunque saldamente a sinistra, ma sempre con la giustificata sensazione di essere contro la maggioranza democristiana.

Insomma ogni tanto abbiamo questa percezione di "pensiero unico" e, giustamente, almeno da un punto di vista soggettivo, ci vien fatto di opporci, specialmente durante il periodo in cui si maturano alcune delle nostre scelte fondamentali, diciamo tra i 14 e i 20 anni. E non solo in politica. Mia sorella ad esempio, stanca della ossessione mia e dei miei amici per la musica rock e reggae a un certo punto, si era nei tardi anni '70, rivendicò orgogliosamente la sua predilezione per il pop ultraleggero di Miguel Bosé. Sono certo che fu un passo fondamentale per lo sviluppo della sua individualità riuscire opporsi al "pensiero unico" del rock imperante in casa (grazie a suo fratello maggiore) e fuori. Ma è altrettanto vero che i fautori del rock pensavano di essere a loro volta dei ribelli rispetto al "pensiero unico" della musica che veniva passata in tv in quegli anni (anche se oltre al Festival di Sanremo, già allora avevamo ad esempio Mister Fantasy o Odeon). Insomma, se è sano e estremamente umano opporsi al pensiero unico, non è sempre chiaro quale sia davvero il "pensiero unico".

Idealmente bisognerebbe incarnare le ragioni del Social forum al convegno dei giovani industriali a Bordighera e viceversa, ma sai che vita d'inferno!

E possiamo anche citare l'esempio della rivoluzione francese che ha dispiegato tanta energia contro il pensiero unico della monarchia assoluta così da cristallizzarsi immediatamente in contropensiero unico giacobino e fermentare poco dopo in pensiero unico imperial-napoleonico a sua volta spazzato via dal pensiero unico della restaurazione... Grillo ha sicuramente tanta voglia di combattere contro il "pensiero unico" della politica-politichese tanto ben rappresentata, dall'interno, dai pastoni embedded dei vari tg e, dall'esterno, dalle cronache giudiziarie o dai libri di Stella o di Travaglio, ma rischia a sua volta di trasformarsi in "pensiero unico" e, nella sua sincera foga, non mi sembra che il comico genovese se ne stia rendendo troppo conto o, forse, in questa fase, non è la prima delle sue preoccupazioni. E però è un rischio che dovrebbe evitare, così come i suoi fan dovrebbero stare attenti a non cadere nell'integralismo contro chi non condivide l'azione grilliana.

Detto questo i gesti di cui si sono resi protagonisti Ichino e Mazza, specialmente il secondo, sono tanto stupidi quanto esemplari. In sintesi Mazza ha paventato che una critica alla politica così radicale potesse, più o meno direttamente, armare la mano di qualche deficiente criminale. Qualche anno fa ricordo che, qualche tempo dopo l'omicidio Biagi, vi fu chi incolpò i sindacati per aver alzato i toni della polemica tanto da... Bullshit! Avrei voluto vedere gli stessi commentatori mettere in relazione le dichiarazioni di Wojtyla contro i matrimoni gay (febbraio-marzo 2004) con una aggressione-devastazione a un circolo arcigay avvenuta il giorno successivo.
Avrebbero parlato anche in quel caso di dichiarazioni che hanno armato la mano di terroristi?
(Riguardo all'episodio e alle dichiarazioni di Wojtyla, lo ammetto, mi baso su un ricordo personale, "citazione necessaria", come si direbbe su Wikipedia, ma prometto di approfondire).

Mi rendo conto che ho speso fin troppo tempo sulla legittimità del diritto di critica, senza entrare nel merito dei punti di Grillo. E' che non ho ancora capito se la politica è (o è ancora) il "pensiero unico" vincente di adesso. In parte certamente lo è ancora, basti vedere un qualsiasi TG o le nomine RAI. E, per quanto lo è, mi fa certamente piacere, e mi identifico, con chi la combatte e, al limite, ci sputa sopra.

Ma lo è ancora? Dubbi, contro-dubbi... Sì che lo è, hanno fatto persino una legge elettorale che li blinda con quelle malefiche liste chiuse. Altri dubbi: ma non è forse il colpo di coda di un sistema che ormai sente di avere il fiato degli inseguitori alle spalle? Dai che ce l'abbiamo fatta, ormai tutto il mondo sa che abbiamo la classe politica peggiore d'Europa. E' persino inutile la reazione "volgare" di Grillo, abbiamo vinto, possiamo iniziare a usare un po' di fair play contro gli sconfitti. Sì, ma non c'è il rischio che poi ci infilino in contropiede per l'ennesima volta, magari con il solito gol di Andreotti al 90'?

Sulle tre proposte di Grillo però... Partiamo da una considerazione base: il fatto di non essere eletto in parlamento non è una ferita mortale all'individuo. In fondo il Parlamento richiede la presenza di qualche centinaio di persone efficienti e rappresentative. Se tu non sei eletto, ci saranno ben altre 500 persone all'altezza (dico 500 perché per me dovrebbero essere in tutto al massimo 500 i parlamentari). Quindi se hai già fatto due legislature o sei stato condannato, beh niente da fare. Ha un suo senso.

Detto questo, vediamo nel dettaglio. Sul voto ai candidati e l'abolizione delle liste chiuse tutto bene, l'avevano già detto in tanti, Grillo ha fatto un passo in più. D'accordo.

Riguardo ai condannati, partiamo dai reati più gravi e per reati più gravi, nel caso di un parlamentare, io intendo quelli in cui è stato infranto il mandato che gli era stato assegnato, come parlamentare, come ministro o come funzionario pubblico. Rientrano in questa tipologia tutte le fattispecie di corruzione, abuso d'ufficio, finanziamento illecito, ecc. E poi certamente tutte le forme indebite di lotta politica (a partire dalle affissioni illegali al Watergate, dal Laziogate al delitto Matteotti). L'unica obiezione ragionevole al blocco della carriera parlamentare di chi si sia reso colpevole di reati di questo tipo è la mozione tipicamente anglosassone della "second chance". "Ok, ha sbagliato in passato, ma ora è un altro uomo". Risposta: "Ok, bravo, ha pagato il suo debito con la giustizia, massimo rispetto per lui, facciamolo lavorare, vogliamogli bene, ma in parlamento - e in tutti gli uffici pubblici - no grazie, possiamo trovarne anche altri bravi come lui, perché penalizzarli?".

Sugli altri tipi di reati sarei più possibilista. Bisognerebbe vedere caso per caso. Sicuramente andrebbero esclusi i reati di opinione o quelli connessi con lo svolgimento dell'attività giornalistica (caso di Eugenio Scalfari). Resta il fatto che privare un cittadino temporaneamente o permanentemente del diritto di farsi eleggere non è una menomazione vitale. Grave sì (e infatti la applicherei solo ai reati gravi) ma non vitale.

Sul no al terzo mandato, mi sembra un tentativo onesto di rompere gli automatismi, i baronati della politica, destinato però a fallire, come già nei comuni dove spesso al terzo mandato viene mandato un prestanome, un tirapiedi, un parente, o una copia sbiadita del sindaco che spesso eterodirige il burattino di turno. Ottima l'idea, ma... Resta il fatto che rispetto a un pirla al primo mandato, io preferisco sempre un genio (per ora non ne vedo in giro, ma per dire...) al terzo. E poi resta il fatto che l'esperienza qualcosa conta sempre, purché non si sclerotizzi, appunto, in baronato.

E con questo ho detto anch'io, buon ultimo, la mia su Beppe Grillo e dintorni. Non vorrei che da paese di poeti, navigatori, santi e commissari tecnici della nazionale diventassimo un paese di esegeti dei comici genovesi.


1 commento:

eddy ha detto...

parole sacrosante. più di tutto mi ha colpito la ricostruzione della fede politica tua e di zacchera: mi successe la stessa cosa. iniziai a seguire la politica nel 2001 e nn sopportai - sin da subito - le feroci critiche nei confronti del governo appena insediatosi (peraltro prassi di qualsiasi opposizione). un'esigenza di smarcamento e differenziazione da tutti - come quella ke mi spinse a tifare contro schumacher, in ambito profano - mi indusse a scegliere quello schieramento politico del quale - fortunatamente - apprezzai con il passare del tempo buona parte delle idee, meno i personaggi (ma questa è un'altra storia...)