Intendiamoci subito: quando ho per le mani un romanzo di cui mi hanno parlato bene persone fidate sono quasi sempre disposto a capire poco o nulla di quello che sto leggendo, anche per diverse pagine, se la scarsa chiarezza sembra deliberatamente perseguita dall'autore per suscitare nel lettore suspence, spaesamento o quant'altro.
Altre volte però la scarsa comprensibilità non sembra supportata da alcuna precisa intenzione da parte dell'autore, se non una forma di sadismo o di incuria e allora l'irritazione sembra essere l'unica reazione ammissibile.
Non so a voi, ma a me capita soprattutto quanto l'autore fa, o decide di fare, confusione con i nomi o con le descrizioni topologiche. Le classiche situazioni che una fotografia o una mappa con didascalie risolverebbero in un istante.
Sarebbe semplice portare esempi tratti da novelle o romanzi di scarsa qualità e allora citiamo da un vero capolavoro: Infinite Jest di David Foster Wallace, nella traduzione italiana di Edoardo Nesi. In questo caso vincere l'irritazione e andare avanti nella lettura mi è costato parecchio, perché l'incresciosa opacità è comparsa già nella prima pagina, sconcertandomi a freddo.
Il romanzo inizia così:
«Siedo in un ufficio, circondato da teste e corpi. (...) Sono in una stanza fredda nel reparto Amministrazione dell'Università (…) i doppi vetri (…) ci isolano dai rumori (…) che vengono dall'area reception, dove poco fa siamo stati accolti lo zio Charles, il Sig. deLint e io.»
Tre persone all'università, ok. Andiamo avanti:
«All'altro lato di un grande tavolo (…) tre Decani – Ammissione, Affari accademici e Affari Atletici. Non so attribuire le facce.»
Altre tre persone, ti sto seguendo David. Incidentalmente vi assicuro che i puntini delle omissioni non nascondono informazioni che possano aiutarci a dirimere le questioni che porrò in seguito. Insomma l'io narrante siede davanti a un tavolo dietro al quale stanno i tre Decani. Non sappiamo ancora di preciso se zio Charles e il sig. deLint lo abbiano seguito nella stanza o siano rimasti alla reception (ma per uno dei processi attivi del lettore tanto cari a Umberto Eco saremmo propensi a pensare di sì, perlomeno come ipotesi inconscia e provvisoria ). Nemmeno sappiamo ancora perché gli Affari Atletici abbiano entrambe le A maiuscole e quelli accademici no, ma questo mi sembra marginale, per ora. Andiamo avanti (ma vi prometto che rimarremo solo a pagina 1):
«Il resto delle persone presenti nella sala include: il Direttore di Composizione dell'Università, l'allenatore di tennis e il prorettore dell'Accademia, il Sig. A. deLint.»
Altre tre persone, e con queste siamo a nove. Anche se ci chiediamo subito se questo Sig. A. deLint e il Sig. deLint dell'inizio non siano per caso la stessa persona. Anche perché, ricordo, non sappiamo di sicuro se lo zio Charles e il Sig. deLint alla fine siano entrati nella stanza o no. Magari il signor deLint è entrato e lo zio no e qui viene enumerato tra i presenti della stanza. Ma anche qua io prediligerei l'ipotesi che questo A. deLint (nella stanza) sia un altro rispetto al semplice deLint (che non sappiamo di sicuro dove stia). Riepilogando: lui (1) sta davanti al tavolo, zio Charles e Sig. deLint (2 e 3) probabilmente da qualche parte nella stanza, i tre Decani (4-6) dietro al tavolo. E poi ci sono questi tre nuovi personaggi (7-9). Ma vediamo come prosegue il discorso precedente:
«Il resto delle persone presenti nella sala include: il Direttore di Composizione dell'Università, l'allenatore di tennis e il prorettore dell'Accademia, il Sig. A. deLint. C.T. è accanto a me; gli altri sono rispettivamente: seduto, in piedi, in piedi, alla periferia del mio campo visivo.»
Demonio di un David! Qui ci spiega dove stanno - rispetto all'io narrante - ben quattro persone, ma chi minchia sono? Finora ne abbiamo conosciute nove, entrate in scena a gruppi di tre. Anche qui ne hai appena elencate tre, perché subito dopo ci spieghi invece dove stanno quattro (e non tre) persone? Chi è questo C.T. che sta accanto all'io narrante? Un decimo personaggio? No, non può essere, perché un attimo prima avevi finito di fare l'elenco totale dei personaggi che stanno nella sala. Allora deve essere un altro modo di chiamare uno dei nove personaggi già introdotti. Togliamo l'io narrante e i tre decani che gli stanno di fronte, e non accanto, forse anche i deLint, che non dovrebbero poter avere C.T. come iniziali, restano lo zio Charles, (la C. di C.T. potrebbe ben essere quella di Charles) il direttore di Composizione e l'allenatore di tennis. Del resto l'allenatore delle nazionali viene anche definito il C.T. (il commissario tecnico).
Ammettiamo però che sia lo zio. A questo punto sappiamo dove stiano tutti quanti. Tutti, tranne il primo deLint. È andato al bar?
Ma porca zozza, siamo a pagina 1, mi hai già introdotto nove personaggi di cui due probabilmente quasi omonimi, e ora mi tiri fuori un secondo modo di riferirsi a uno dei nove, senza nemmeno dirmi esattamente a quale? C.T. è lo zio? È uno di questi nuovi? E che fine ha fatto il primo deLint? E iniziando così tu vuoi che arrivi a pagina 1177? Ma per favore! (Eppure poi...)
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