sabato 21 marzo 2015

La difesa dell'Inter e il disimpegno elaborato


Nella partita di andata degli ottavi di finale di Europa League contro il Wolfsburg, al 63' minuto, sul risultato di 1-1, l'Inter ha subìto l'ennesimo gol originato dalla scelta di non rinviare la palla lunga in avanti, quando questa si trova tra i piedi del portiere, preferendo il "disimpegno elaborato" (o, come alcuni amano dire, scegliendo di "ripartire dalla difesa").

Ancora una volta una scelta erronea ha portato al gol, in questo caso un gol particolarmente pesante perché, in ultima analisi, è stata la causa prima (non certo l'unica) dell'eliminazione dell'Inter dall'Europa League, con l'abbandono dell'ultimo traguardo stagionale della squadra di Mancini (forse non tutti ricordano che fino a quel momento, e si era già oltre un terzo dei 180 minuti totali, l'Inter non solo aveva la qualificazione dalla propria parte, ma era andata vicinissima al gol dell'1-2 che avrebbe potuto indirizzare la sfida in ben altra direzione).

Certo, diranno subito i miei piccoli lettori, c'è stato un madornale errore tecnico da parte di Carrizo (poi raddoppiato da un altro tipo di errore sul calcio di punizione successivo), ma la mia opinione è che se tendiamo ad alzare esponenzialmente il numero di tentativi di "disimpegno elaborato", è inevitabile anche per la migliore difesa (e quella dell'Inter non è una delle migliori), commettere qualche errore. E commettere un errore in quella zona del campo porta quasi sempre a un pericolo grave o ad un gol.

La tesi che cercherò di sostenere in questo non brevissimo post è che quando la palla si trova tra i piedi del portiere, o dell'ultimo difensore, e ci sono degli avversari nelle vicinanze è meglio allontanare quanto possibile (e quanto prima) il pallone dall'area. E anche quando la palla si trova tra le mani del portiere è meglio un rinvio lungo che non un passaggio al difensore più vicino. Questo vale in generale, ma a maggior ragione vale per l'Inter di queste stagioni. Vediamo perché.

1. Partiamo dai dati di fatto. L'Inter nelle ultime due stagioni (quindi a partire da quando l'allenatore era ancora Mazzarri) ha subìto svariati gol originati dalla pressione degli avversari sul portiere o sui difensori centrali e dalla pervicace decisione (immagino indotta dall'allenatore) di non allontanare il pallone. Non ho con me tutte le statistiche, ma, solo a memoria, ricordo il primo gol subito contro il Torino nel 2-2 della stagione 2013-14, il gol subito nell'1-1 a Palermo con un pressing su Vidic, il primo gol subito nel 2-2 casalingo contro il Napoli (nato da una rimessa laterale regalata per il pressing sul difensore), fino al gol contro il Wolfsburg, ma sono certo di scordarne diversi, senza contare diversi altri casi in cui la scelta di attuare "disimpegni elaborati" ha portato comunque a rischi gravi, con gol sventati a fatica. Insomma: se le altre squadre hanno particolari problemi, che so, sui calci piazzati, l'Inter sembra avere questo particolare problema: quello di subire particolarmente il pressing degli attaccanti avversari quando la palla circola tra difensori e portieri. 

Ci sarebbe una buona notizia: a differenza dei calci piazzati che sono in gran parte inevitabili, qui – teoricamente – si potrebbe facilmente limitare di gran lunga il rischio A) evitando il ricorso al passaggio indietro (che di per sé comporta qualche rischio, vedi i gol subiti a Livorno, lo scorso anno e contro l'Udinese a San Siro quest'anno), ma soprattutto B) dando istruzioni (ovvero concedendo il permesso) ai centrali, agli esterni difensivi e, in particolare, ai portieri di battere lungo senza costringerli al "disimpegno elaborato" o all'appoggio verso il compagno più vicino, spesso pressato.


2. Come dicevo, queste considerazioni hanno, a mio avviso, validità in generale, ma si applicano perfettamente alla situazione dell'Inter recente, vista la estrema vulnerabilità degli interpreti. Ora so perfettamente che questa impostazione nasce dal fatto che non è più disponibile la qualità di calcio che aveva Julio Cesar (da un suo rinvio lungo nacque, ad esempio, il primo gol dell'Inter nella finale di Champions League di Madrid): è vero che né Handanovic, né Carrizo sono dei fulmini di guerra con i piedi e i loro rinvii sono spesso scadenti, ma ci sono soluzioni migliori per affrontare questa difficoltà. All'arrivo di Mancini sembrava che fosse stata incentivato il rilancio lungo con le mani (almeno quando il portiere può toccarla con le mani) e Handanovic sembrava cavarsela bene. Poi, inspiegabilmente, si è tornati all'appoggio verso il difensore.

3. Ma quanto è pericolosa questa tecnica? Il calcolo è presto fatto, semplificando al massimo basta prendere tre variabili a partita.


A. la percentuale di volte che una squadra tenta di attuare il disimpegno elaborato (esempio il 100%)

B. la percentuale di volte che gli avversari tentano di ostacolarti (esempio l'80%)

C. la percentuale di volte che il pressing degli avversari va a buon fine (esempio il 20%)


Traduciamo l'esempio con le percentuali in numeri assoluti:
- Se hai 20 volte la palla in difesa e sempre (il 100% delle volte) provi a fare il "disimpegno elaborato", allora devi effettuarne 20 a partita.
- Se l'avversario va in pressing l'80% delle volte significa che ci prova 16 volte.
- Se riesce a metterti in difficoltà il 20% delle volte (il 20% di 16 volte è 3,2) significa lasciare agli avversari 3-4 azioni pericolose nei pressi della porta: un'enormità.


4. Ora poi - questo è il punto a cui tengo maggiormente - i tre numeri, le tre percentuali NON sono affatto indipendenti. Vediamo perché.



Mettiamoci nei panni degli allenatori avversari: se io so che l'Inter attua questa tattica sempre (le 20 volte a partita) e se so che ha una percentuale alta di volte che va in difficoltà (20%), allora dirò ai miei giocatori di attuare il pressing non l'80% delle volte (che è già un numero alto), ma addirittura il 90% o il 100%. In modo da massimizzare il numero di occasioni prodotte.

Ed è esattamente quello che succede.

Con le altre squadre questo accade meno: o perché hanno un minor numero di "disimpegni elaborati" o perché hanno una percentuale di successo maggiore. Spesso entrambe le cose.

Mettiamoci ora nei panni degli allenatori che invece di affrontare l'Inter devono affrontare la Juve: se io so che la Juve non fa 20, ma, poniamo, 10 disimpegni elaborati e se so che la loro percentuale di insuccesso è non del 20, ma del 10%, questo porta a preventivare solo 1 occasione a partita anche provando a fare il pressing il 100% delle volte. Ma io, da bravo allenatore, suggerirò ai miei giocatori di non sprecare troppe energie a contrastare la Juve in quel frangente, perché tanto lo fanno poco e quelle poche volte se la cavano quindi invece dell'80% dei tentativi di pressing che si becca l'Inter, la Juve ne avrà, che so, il 30%, abbattendo ulteriormente a 0,3 il numero di occasioni offerte da questo schema potenzialmente suicida nell'arco di una partita.

Insomma: Mancini deve accettare il fatto che l'Inter si è ormai guadagnata la "nomea" di squadra che prova sempre a effettuare uno schema che la mette in difficoltà e questo moltiplica gli sforzi dell'avversario attirato da un alto ritorno economico degli investimenti in energie applicati nel contrasto di questo schema. E accettato il fatto Mancini deve correre ai ripari.

Visto che è molto più difficile migliorare la qualità di esecuzione dello schema, devi entrare nella testa e nei piedi di Juan Jesus e soci, io proporrei per questa fase di ridurre il numero di tentativi di "disimpegno elaborato" a partita e di rinviare il pallone appena possibile. Questo dovrebbe bastare a disincentivare il tentativo di pressing avversari e, in ultima analisi, il numero totale di occasioni regalate a partita. Dovendo fronteggiare un minor numero di tentativi di pressing, col tempo i giocatori potranno aumentare la percentuale di "disimpegni elaborati" effettuati a regola d'arte, innescando così un circolo virtuoso. L'alternativa c'è e consiste nell'acquistare domattina giocatori migliori.

5. Resta un ultimo aspetto da affrontare: tutti queste difficoltà, a che pro? Cioè: qual è il vantaggio che Mancini (e prima di lui Mazzarri) pensano di ottenere in contropartita utilizzando ossessivamente i "disimpegni elaborati"? Deve trattarsi di qualcosa di estremamente prezioso, se si insiste nel portare avanti questa tecnica così rischiosa.

Gli unici due vantaggi che vedo sono i seguenti: A. stancare e/o sorprendere la squadra avversaria impegnata nel pressing (ma finora direi che non ha funzionato, visti i risultati) B. quello di poter iniziare a impostare l'azione partendo "dalla difesa". Ora questo vantaggio può essere sfruttato se davanti alla difesa hai Andrea Pirlo in giornata di grazia, non il pur bravo Gary Medel. Anche perché, partendo dalla difesa, quando avanzi ti trovi l'avversario schierato in assetto difensivo quindi devi faticare non poco a costruire un'azione di successo contro tutta una squadra che si difende (sia pressando alto, sia chiudendosi nella propria metà campo). Tanto è vero un gran numeri dei gol su azione, nel calcio moderno, avviene in modo opposto: tramite la riconquista del pallone e la ripartenza rapida, sorprendendo l'avversario che si trova magari in uscita dalla propria metà campo e viene colto in un atteggiamento tattico predisposto esclusivamente alla costruzione, con la difesa ancora male organizzata. Insomma: Mancini sceglie una tecnica rischiosa, che i propri calciatori interpretano spesso male, incentivando gli avversari a provarci sempre, in cambio di cosa? Per avere in cambio un vantaggio del tutto teorico?

Per tutti questi motivi l'Inter dovrebbe abbandonare il fraseggio in difesa, il "disimpegno elaborato", l'appoggio del portiere verso il difensore più vicino, per tornare al rilancio, al rinvio lungo, allo spazzatutto del difensore, almeno finché non riuscirà a cancellare la nomea (purtroppo giustamente guadagnata) di squadra che si incarta in difesa.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

il problema è che anche coi rilanci lunghi perdiamo sempre palla (icardi, palacio e i centrocampisti di testa non ne prendono una) e quindi o stiamo bassi in difesa permettendo agli attaccanti avversari di presidiare la nostra metacampo o stiamo alti e in quel caso ci prendono d'infilata in velocità. comunque se eri allo stadio giovedì avrai apprezzato gli ululati di tutto lo stadio quando carrizo tentata di ripartire giocandola su ranocchia o jj
alberto

Marco Ardemagni ha detto...

Anche perdendo palla spesso (non sempre) sul rilancio lungo, possiamo sempre riconquistarla.

Preferisco la palla nei piedi dell'avversario sulla loro tre quarti che tra i piedi di Ranocchia o JJ al limite dell'area con gli avversari in pressing.

Giovedì ho saltato un giro (ero molto stanco) ma per me chi fischia, specie a partita in corso, non è un vero tifoso. In generale il pubblico di San Siro è un pubblico pessimo, capace di applaudire solo quando le cose vanno bene (e quindi non serve) e capacissimo invece di smontare squadra e singoli quando invece serve supporto.

Anonimo ha detto...

su questo non sono d'accordo, io sono abbonato dal 1985 e questo discorso sul pubblico interista poteva andare bene negli anni 80 e primi 90. adesso secondo me i tifosi dell'inter sono fin troppo pazienti, sono quattro anni di spettacoli indegni senza che il pubblico di san siro si sia mai ribellato, giovedì fino alla fine del primo tempo c'era un clima da inter-barcellona semifinale di champions (ed era un ottavo di EL), con boati e applausi anche per un accenno di pressing e un fallo laterale conquistato e cori "inter inter" dai centrali tipo inter.real 1985, questo per dire a cosa si è ridotto ad apprezzare il tifoso allo stadio. per me è un mito la presunta freddezza degli interisti, milanisti (li ho visti fischiare rijkaard per un passaggio sbagliato all'epoca dei 3 scudetti di fila), juventini, romanisti, etc sono identici, basta vedere le contestazioni di giovedì alla roma e quella di stasera al milan. con gente come vidic e campagnaro che palesamente gioca per onor di firma siamo fin troppo teneri. i boati contro carrizo erano solo per fargli rinviare lungo invece di appoggiarla a ranocchia, come preferisci anche tu
ciao
alberto

Elpess ha detto...

Una analisi perfetta che mi trova totalmente d'accordo . Nello specifico della doppia sfida di EL con i tedeschi avremmo anche dovuto sfruttare meglio le occasioni da rete avute .

Marco Ardemagni ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco Ardemagni ha detto...

Grazie Elpess, per quanto riguarda Alberto, si vede che giovedì era un'eccezione. Io ho assistito a più di metà delle partite di questa stagione e in EL contro il Celtic e poi confermarti che il pubblico non sostiene quasi mai la squadra quando le cose vanno male. Infatti tu parli di pazienza nel non fischiare, confermando quanto dico. Quando la squadra è sotto i tifosi nerazzurri si sentono già generosi a non fischiare.