giovedì 2 luglio 2015

Recensioni: Un altro altrove è possibile

Sinossi. Luglio 2015. Unico esemplare superstite di una categoria professionale in via d'estinzione, Diego (Mario Cani), 82 anni, è l'ultimo dattilografa.

Ancora affetto dai postumi di una lieve forma di ludopatia in via di remissione, ma tuttavia impossibilitato a viaggiare a causa di una fastidiosa cistite, Diego rimane solo in una città torrida e quasi deserta.  All'uscita di un negozio di protesi acustiche, Diego fa la conoscenza di Maria (Daria Mari), una gelataia sorda disoccupata che l'anziano circuisce grazie alle proprie discrete doti narrative. Tra i due nasce presto un legame con forti ambivalenze, ma la diciannovenne ipoacusica non tarderà a rendersi conto che le affascinanti trame sciorinate da Diego non sono altro che delle rozze rielaborazioni di "Itinerari enogastronomici del Canton Ticino",  l'unico volume rifiutato dal rigattiere in occasione dell'ultima crisi di ludopatia di Diego.

Giudizio. Opera seconda di Armando Navarro, la pellicola stenta a confermare la buona prova offerta in occasione del debutto (Portami a Oporto) rifiutato per un pelo al Sundance Film Festival del 2011. La mano di Navarro è sempre sicura, ma il tentativo di alternare temi di critica sociale a qualche buona scena d'azione (riuscitissimo l'inseguimento della gatta Felicia nell'appartamento di Diego) resta fondamentalmente incompiuto. Ottima la prova di Daria Maria, ancora acerba la prestazione di Mario Cani - probabilmente maldiretto da Navarro - che tende a sovrarecitare le scene di nudo. Nonostante gli evidenti difetti Un altro altrove è possibile si inserisce tra le poche opere capaci di illustrare con adeguata potenza narrativa il declino di un paese allo sbando: il Guatemala. Nella foto Mario Cani (sulla bicicletta) in una pausa della lavorazione.

Critica: 2,7/5 - Pubblico: 1,8/5

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