domenica 2 marzo 2014

Carenza di cucù (ovvero: perché stavolta l'Ucraina è spacciata).

"Una politica basata, come tutte le cose della vita, sulla stima, sul rispetto, sull'amicizia.

Vedete, qualche volta ci hanno accusato anche di mettere in atto una politica del cucù: vi ricordate quello che io feci alla cancelliera Angela Merkel a Trieste che stava avviandosi in una direzione sbagliata e io la richiamai facendogli "cucù" da dietro un monumento.

Bene, qualche giorno prima me l'aveva fatto Putin a me e quindi non era nemmeno una mia trovata originale. Ma cosa vuol dire questo? Vuol dire che quando si riesce a stabilire con gli altri leader un rapporto di confidenza come questo, si risolvono molto meglio tutti i problemi e è facile alzare il telefono, parlare al telefono e arrivare subito a una soluzione che ti è cara, che ti è conveniente.
Bene, allora cosa è successo dopo che siamo stati al governo, mentre affrontavamo le emergenze interne? È successo che il presidente della Georgia, Sciacasvili (sic), attaccasse con i suoi missili dieci paesi in Ossezia producendo la morte... provocando la morte di ottanta soldati delle forze di peacekeeping (siamo generosi n.d.r.) della Federazione Russa, di 1.500 abitanti, tra cui molti bambini e 2.500 feriti. Putin andò là, rimase terrificato da ciò che vide, ebbe a telefonarmi, mi disse: "Questi in due notti hanno fatto un quinto di quello che sono state le vittime in Cecenia in una guerra che dura da vent'anni. Dove vogliono arrivare?". E decisero con il Parlamento, e con tutto il popolo russo che spingeva alle spalle del Parlamento, di entrare in Georgia, di mandare i loro carri armati alla conquista di Tibilisi (sic) e sarebbe avvenuto qualcosa di terribile. Se ci fosse stato lo scontro tra l'esercito russo e l'esercito georgiano, ci sarebbe stata una immensa quantità di vittime, ma soprattutto si sarebbe aperto un divorzio tra la Federazione Russa, l'Unione Europea, l'Alleanza Atlantica e gli Stati Uniti. Un divorzio difficilmente ricuperabile: saremmo ritornati a quella Guerra Fredda che ha assediato la nostra vita per lunghi decenni.

Io ebbi l'intuizione di mandare subito il mio amico Sarkozy, che era presidente di turno dell'Unione Europea, a Mosca a parlare con Medieve (sic) e mi tenni per un periodo lunghissimo al telefono con diversissime telefonate il mio amico Vladimir Putin e arrivati a 15 chilometri da Tiblisi (sic), a due ore da Tiblisi, dove Putin, cito tra virgolette, voleva prendere Sciacasvili, che lui diceva peggio di Saddam Hussein, e appenderlo all'albero più alto di Tiblisi, riuscimmo, Sarkozy ed io, a compiere il miracolo di fermare i carri armati russi, appunto a 15 chilometri, a due ore da Tiblisi. Questo credo che sia stata una grande operazione di politica internazionale"

(Silvio Berlusconi alla Festa della Libertà di Benevento, 11 ottobre 2009 - grassetto mio)

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