martedì 25 marzo 2014

Bitcoin: quel dubbio che mi resta


Da qualche tempo seguo le vicende di bitcoin, con un misto di curiosità e di perplessità. Adesso leggo che per la moneta elettronica sono giorni difficili. E allora forse arrivo un po' tardi con questa domanda, ma meglio tardi che mai.

Premetto che, in generale, non sono affatto contrario al concetto di moneta elettronica, penso addirittura di essere nel primo percentile della popolazione italiana per anzianità di utilizzo di Paypal. 

Apprezzo, almeno in via teorica, il geniale algoritmo di generazione che renderebbe impossibile la falsificazione di bitcoin, e capisco che la possibilità di acquisire beni o servizi tramite bitcoin, o la possibilità di convertire bitcoin in valute come dollari o yen, siano passaggi storici importanti per la sua affermazione.

Quello che non ho mai compreso fino in fondo è il meccanismo di distribuzione "iniziale" di ogni singolo bitcoin (o, più tipicamente, frazione di bitcoin) il cosiddetto mining (vocabolo che indica l'utilizzo di una metafora basata sull'estrazione mineraria).

Ricordiamo che i creatori del sistema avrebbero deciso di generare nel tempo fino a 21 milioni di bitcoin e poi di terminarne la generazione, chiudendo così la base monetaria a quel livello prestabilito.

Ma a chi vanno questi 21 milioni di bitcoin man mano che vengono generati? Esclusivamente ad utenti che lasciano abilitata l'opzione "genera bitcoin" di alcuni programmi "client". Cioè c'è una certa casualità nell'assegnazione, ma sempre nell'ambito di quel gruppo di utenti, che avranno più probabilità di vederseli assegnati se, oltre ad avere il client attivo, staranno utilizzando dell'hardware ad hoc, ottimizzato per questa operazione. Le possibilità che una frazione di bitcoin venga assegnata a mia madre che non usa il computer, o a me, che ho scaricato il client, ma poi non lo attivo mai, è pari a zero.

Ora, leggendo le valanghe di commenti caustici ricevuti dal mio amico Fabio Scacciavillani che ha illustrato ottimamente splendore e miseria del bitcoin in due articoli sul blog del Fatto Quotidiano (il primo è uscito anche sul cartaceo, il secondo credo di no) vedo che c'è un nucleo duro di estimatori di questa moneta virtuale che ne sottolineano il carattere rivoluzionario. 

A loro la domanda che pongo (e che, in effetti, neanche si Fabio pone) è la seguente: ma vi piace davvero che i bitcoin vengano assegnati in questo modo? Cioè la distribuzione "iniziale" di ogni singola frazione bitcoin non è 1) tutta a vantaggio dei creatori del sistema (che avrebbero potuto mettere da parte un reddito da signoraggio colossale), ma non è nemmeno 2) distribuita "equamente" tra la popolazione o 3) in modo totalmente "casuale" tra la popolazione, bensì 4) a una piccola casta di nerd che hanno deciso di tenere attivo un programmino su un computer, meglio se ottimizzato per questa operazione. E che forse adesso, visto il potenziale collasso del sistema, potrebbero guadagnare meno di quanto previsto.

Cioè a me, che non ci investo più di tanto, parrebbero più lineari sia la logica predatoria del "prendono tutto i creatori" (ipotesi 1) oppure, all'opposto, 2) quella egualitarista (distribuire tra tutti) o infine una logica totalmente dadaista 3) totalmente a caso, ma su tutta la popolazione.

Cosa mi rappresenta questa ipotesi 4) di distribuire solo ai "miners"?
Dov'è la rivoluzione in tutto questo?

15 commenti:

Fabio Scacciavillani ha detto...

Caro Marco i miners iniziali hanno goduto di un enorme beneficio perche' hanno visto crescere il valore da pochi centesimi a divese centinaia di dollari per ora. Ormai per i miners odierni pare che il cost dell'elettricita' per tenere acceso il computer non copre il valore dei bitcoins "estratti"

Marco Ardemagni ha detto...

Certo. Quello che contesto è che questo tipo di distribuzione abbia qualsiasi valore "etico". Nel senso che non sono disponibile a sentirmi impartire pipponi, sul valore etico, rivoluzionario e anticapitalista del bitcoin.

Maui Addicted ha detto...

Un mio piccolo e disordinato contributo all'approfondimento del tema.

La logica di fondo mimata da Bitcoin col mining e' la stessa della corsa all'oro.
I primi che arrivano hanno vita relativamente facile e facili guadagni. Man mano che le vene aurifere vengono sfruttate e la voce corre di bocca in bocca ci vogliono sempre piu' risorse per cavare lo stesso grammo d'oro.

Etico? Boh. Forse o semplicemente equo in termini di opportunita'.

Chiunque agli albori di Bitcoin avrebbe potuto accumulare un piccolo o grande tesoro con sforzo minimo. L'avra' capito? o avra' venduto a pochi centesimi mangiandosi poi le mani? Avrebbe mai immaginato un tale innegabile successo?

Nessuno era impedito dal partecipare se non dai propri limiti di conoscenza, propensione al rischio, interesse, perseveranza e lungimiranza. Ma anche "culo", diciamolo!

I miei coplimenti a chi e' riuscito e riesce ad arricchirsi con Bitcoin.

Ora che il successo, forse effimero o forse no, e' chiaro, devi investire decine di migliaia di dollari per acquistare l'hardware necessario al mining e pagare salate bollette elettriche. Altrimenti meglio che lasci perdere o trovi altri tipi di opportunita' nell'ecosistema che si sta sviluppando intorno al fenomeno.

Anticapitalista? Ma nemmeno per sogno! Tutto il contrario. E' l'essenza del capitalismo.

Anti FED e anti banche Centrali? Forse...un giorno.

Quello che solletica i libertari e gli "Austriaci" riguardo Bitcoin e' la convinzione che il suo valore dipenda esclusivamente dalle leggi di domanda/offerta senza che qualche pianificatore centrale possa manipolarlo. Senza "cronies". La convinzione che anche per le monete debba esserci libera concorrenza in modo che il mercato libero scelga quale su base assolutamente volontaria.

Che futuro avra'? E chi lo sa?! Quanti avrebbero scommesso sul futuro delle prime automobili? Pochi.
Quanti dei costruttori della prima ora sono soppravvissuti? Ancor meno. E' un processo normale per ogni novita'.

In ogni caso il potenziale, sia che lo si consideri la moneta del futuro sia che lo si veda solo come un comodissimo e innovativo sistema di pagamento (VISA, AMEX, MASTERCARD e compagnia potrebbero avere un formidabile concorrente), il potenziale, sotto piu' aspetti, e' affascinante.

Vale la pena essere aperti.

Marco Ardemagni ha detto...

Maui Addicted, il tuo approccio mi piace e nulla osta per quanto mi riguarda. E anche io faccio i complimenti ai miners primordiali, come li faccio a tutti coloro che trovano metodi ingegnosi e poco faticosi per fare soldi.

Il mio obiettivo polemico non erano quelli che la pensano come te, ma, ti invito a leggerli, alcuni di quelli che commentavano i due articoli di Scacciavillani sul blog del Fatto (ti invito a leggerli).

Comunque se facciamo i complimenti ai primi miners, diverso è il discorso se ci mettiamo nei panni di chi ha inventato il bitcoin. Perché non si è tenuto tutta la moneta "generata" per sé? Perché una moneta tanto più una virtuale, ha bisogno di una massa critica di utilizzatori che credono nel valore della moneta (così come hanno bisogno di massa critica tutti i Ponzi Game, detto incidentalmente).

Se l'inventore avesse distribuito i bitcoin solo a se stesso, o anche a dieci suoi amici, il gioco sarebbe finito presto, il giorno in cui un amico si sarebbe stufato pretendendo la conversione del suo portafoglio in qualcosa di reale e mandando il sistema in bancarotta.

Se invece esiste un numero sufficientemente grande di utilizzatori si può più facilmente trovare un compratore (magari con a un prezzo inferiore a qualche giorno fa) rimandando il redde rationem.

Comunque non trovo che questo giochetto sia né l'essenza del capitalismo, né l'essenza dell'anticapitalismo.

La domanda che dobbiamo farci è: perché è molto più probabile che salti bitcoin prima di paypal?

Maui Addicted ha detto...

Lo so e' pieno di FANatici in giro. Su ogni argomento... E il buon Fabio ci gode come un riccio a punzecchiarli.

Io preferisco ragionare con la mia testa e confrontarmi nel merito delle idee.

Due cose.

Secondo me l'accostamento allo schema Ponzi e' scorretto perche' quest'ultimo promette fantastiche rendite che devono essere pagate dai nuovi adepti dello schema ai loro predecessori in una spirale esponenziale perversa.

Nel caso bitcoin e' diverso. Come una pepita d'oro, qualcuno si da' da fare per estrarla sperando che poi qualcun altro sia disposto a pagargliela un tot perche' soggettivamente ritiene che valga una certa quantita' di dollari/euro/yen (sigh).
Se l'offerta e la domanda di pepite si accordano, avviene lo scambio.

Ne' piu' ne meno per i bitcoin. All'inizio quasi nessuno pensava potessero valere qualcosa. l'offerta era molto piu' alta della domanda e, quasi per gioco, hanno cominciato a scambiarli per qualche centesimo.

Ad un certo punto pero' qualcuno ha ritenuto (soggettivita' del valore) che valessero piu' di qualche centesimo e contemporaneamente la domanda e' cresciuta e l'offerta e' diminuita (come previsto dall'algoritmo di mining) e quindi il prezzo richiesto dai possessori di bitcoin e' salito.

Per questo dico che e' l'essenza del capitalismo.

Il fantomatico sconosciuto inventore di bitcoin ha solo acceso la scintilla offrendo un'idea di un algoritmo che il mondo incontrollabile dell'open source ha sposato e sviluppato.

Perche'?
Chi puo' dirlo. Probabilmente l'amore per l'idea? Una geniale comprensione dall'"Azione Umana"? Una sfida al potere della FED? Una magica capacita' di prevedere che da zero un bitcoin sarebbe arrivato a valere 1200 e piu' dollari? In tal caso il suo inventore avra' accumulato un bel po' di bitcoin quando valevano poco o nulla...

Qualunque ne sia stato il motivo ispiratore, liberisti, libertari e anarco-capitalisti vedono in bitcoin un geniale grimaldello per far saltare il potere monopolistico, inflattivo e predatorio delle banche e dei governi centrali.

Bitcoin non e' solo un bell'esercizio di ingegneria del software. Dimostra anche una significativa conoscenza delle teorie economiche della scuola austriaca. Il lampo di genio innegabile e' stato immaginare un gold standard con una fiat currency ("out of thin air" esattamente come dollaro e euro) sottratta al controllo dei governi.

Se funzionera', potremmo essere davvero di fronte ad una rivoluzione simile all'invenzione di Internet.

A me non dispiace pensarlo anche se per ora non sono ancora riuscito ad arricchirmi coi bitcoin...anzi...

Ma le novita' fanno sempre qualche vittima e la colpa, in questo caso, e' solo mia.

:-))

Marco Ardemagni ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco Ardemagni ha detto...

Immaginavo che l'accostamento ai Ponzi game sarebbe stato contestato. Eppure intendo mantenerlo. E cercherò di spiegarmi con un esempio.

Prima però dobbiamo tornare a chiarire quale sia il punto della questione: se stiamo valutando il bitcoin come strumento per permettere al suo inventore e ai primi miners di fare un po' di soldi facili (più facili ancora per i primi miners che per l'inventore) allora non c'è dibattito: bitcoin funziona.

Diverso è il discorso se cerchiamo di stabilire se potrà mai affermarsi come riserva e mezzo di scambio duraturo e qui valgono le perplessità di Fabio. E gli sbalzi di valutazione (e le altre vicende opache) sembrano rafforzare le perplessità.

Ma veniamo all'esempio.

Poniamo che io decida di lanciare un bitcoin2 con caratteristiche del tutto analoghe a bitcoin.

Poniamo che io lo venga a dire per primo a te (tra l'altro il sistema si presta perfettamente a queste forme accostabili all'insider trading) oppure a te ad altre 9 persone.

A questo punto tu inizierai a valutare se ti conviene o no investire sul progetto e diventare uno dei "primi" (se non "il primo") miner di questo bitcoin2. Con “investire” intendo investimento A) in tempo tuo (settaggio del software, tempo speso a informarsi, tempo speso eventualmente nella ricerca di un hardware ad hoc) B) tempo macchina (il tempo che l'hardware dedicato impiega a estrarre bitcoin) C) denaro (acquisto dell'hardware, quel poco di banda e di energia elettrica, magari anche qualche libro o corso di istruzione).

(Nota: penso che se tu ritieni scorretto l'accostamento ai Ponzi Game, forse sottovaluti la presenza di un investimento, sia pure piccolo, da parte di tutti i miners, sia dei primi fortunati che da parte dei successivi)

Ma proseguiamo nella storia.
Tu fai i tuoi calcoli in termini di investimento di tempo e denaro e poi passi a calcolare i possibili ricavi. Ovviamente da questo lato i calcoli sono molto più previsionali e meno certi, ma di massima si concentrano su un dato fondamentale: quanti miners di seconda, terza, quarta ondata (che, da manuale, guadagneranno meno di voi di "prima ondata") riuscirà ad attivare bitcoin2?

Perché in assenza di queste ondate successive di miners che, quasi certamente, guadagneranno meno di voi di “prima ondata”, il giochino del bitcoin2 resterà circoscritto a voi 10 miners iniziali e il valore del bitcoin2 resterà così basso da non valere l'investimento di tempo e denaro.

E, in quel caso, ritengo, sarà perfino difficile, tra voi stessi di prima ondata riuscire a utilizzarli, tanto (immagino) tu che sei stato più assiduo e hai estratto 100 bitcoin2, potresti non avere grande vantaggio rispetto a Matteo, che, pur avendo tutte le info, è stato più pigro e ne ha estratti solo 50.

Insomma: proprio come nei Ponzi Game, gli investitori iniziali (sottolineo ancora una volta investitori, perché, come ho spiegato sopra, il mining non è a costo 0) devono fare affidamento sulla presenza di ondate successive di gente che vuole partecipare alla corsa all'oro, pur guadagnando meno dei partecipanti alla prima ondata. (Anche se non ci sarà passaggio diretto di denaro tra un'ondata e l'altra, l'arrivo delle ondate successive assicura successo, e quindi accettazione come valuta e quindi aumento di valore al bitcoin2). E proprio come in un Ponzi game (nei quali è pure previsto, di cedere la posizione acquisita, magari a un costo inferiore a quello dell'investimento iniziale, qualora si senta puzza di fallimento) ci sono, almeno potenzialmente, degli investitori che arriveranno in un'ondata così bassa (la 30esima?) che non rientreranno nell'investimento di tempo e denaro impiegato.

Insomma le analogie sono più di una, se non si ignora la presenza di un investimento iniziale e l'importanza fondamentale della presenza di ondate successive, senza le quali non solo non si ottiene che Amazon o iTunes accetti il bitcoin2, ma nemmeno si otterrebbero scambi all'interno dei primi 10 miners originari.

Maui Addicted ha detto...

Caro Marco,
sono assolutamente d'accordo: non e' possibile stabilire a tavolino se Bitcoin diventera' la "super-valuta" del futuro. Lo sapremo solo a posteriori.

Riguardo a Ponzi, l'esempio che fai mi sembra esattamente applicabile a qualsiasi innovazione. All'automobile, al telefono cellulare, allo smartphone. Qualsiasi nuova impresa ha le caratteristiche che dici.
Parte da pochi visionari, raccoglie early adopter, eccetera fino a che il mercato si satura. I primi che superano l'iniziale selezione naturale si arricchiscono. Se la domanda non sale a sufficienza l'impresa fallisce.

Lo schema Ponzi e' una truffa ben precisa. Non produce alcun bene o servizio che si spera altri vogliano comprare. Chiede capitali ai partecipanti in cambio della promessa di rendite/interessi favolosi secondo nuove segrete strategie. Per mantenere la promessa dirotta i nuovi capitali raccolti verso il pagamento degli interessi ai precedenti "investitori". Quando il tasso di crescita dei partecipanti raggiunge il limite il signor Ponzi scompare o smette di pagare gli interessi e il tutto collassa.

Bitcoin non ha nulla di segreto essendo open source. Ti vende un servizio: la possibilita' di tagliar fuori quasi tutta la filiera bancaria e di spostare denaro da una parte all'altra del mondo in tempo e a commissioni molto piu' convenienti di qualsiasi altro sistema. Per ora. Il giorno che si potesse comprarci di tutto senza bisogno di cambiare in valuta locale, sara' anche una super-valuta.

Ci saranno altri miner finche' ci sara' domanda di bitcoin. Ci sara' domanda di bitcoin se bitcoin sapra' affermarsi come sistema di pagamento competitivo rispetto ad altri e finche' le persone riterranno che possa mantenere le promesse.
L'attivita' di mining e' destinata a scomparire per definizione man mano che i bitcoin vengono estratti o diventasse anti economico.

Tornando alle pepite d'oro, oggi sono in pochi rimasti a cercarle ma fioriscono gioiellieri, mercati di scambio, industrie ecc.

In tutto cio', nessuno puo' con ragionevole certezza dire se la traiettoria sara' quella o cos'altro.
Solo i fanatici pensano che sia gia' tutto scritto...

Mi accorgo che finora i mei commenti appaiono solo come Maui Addicted e non e' carino... (anche se in 2 minuti su google scopri chi sono :D )

Warmest Aloha,
Giampaolo Ongaro

https://www.facebook.com/ongaro

Marco Ardemagni ha detto...

Caro Giampaolo.

permettimi di non essere d'accordo riguardo a quello che dici sull'innovazione tecnologica.

Il bitcoin è più simile a Ponzi che all'automobile o allo smartphone. Perché se io costruisco un nuovo oggetto, poniamo un frullatore fighissimo, dal punto di vista strettamente materiale, posso fregarmene se lo usano in pochi o in tanti. Dopo un certo numero di frullati mi sarò ripagato l'investimento di tempo.

Il bitcoin invece, senza gli utilizzatori, non varrebbe assolutamente niente. Tanto è vero che il suo inventore, diversamente dall'inventore del frullatore, è stato costretto a distribuirne un tot senza un ritorno economico diretto.

Maui Addicted ha detto...

Permesso accordato! :-))

"senza gli utilizzatori, non varrebbe assolutamente niente".

Certo, come un sacco di altre cose con diversi business model: Paypal, Google, FB, i giornali, le automobili o, piu' a proposito, le carte di credito.

Il valore e' sempre soggettivo. Se nessuno vuole il "tuo" frullatore fighissimo, quel frullatore non vale nulla se non per te stesso.

Comunque, secondo me, la sostanziale differenza non e' nella natura del bene/servizio ma nel fatto che uno schema Ponzi e' certamente, matematicamente, in origine destinato ad implodere a prescindere dalla volonta' dei suoi partecipanti. E percio' e' considerato una truffa (a meno che non si chiami INPS, ma questa e' un'altra storia...)

Bitcoin puo' certamente fallire o soccombere di fronte al miglior Bitcoin2LaVendetta o all'oblio (SecondLife, MySpace...) ma non e' in nessun modo certo che lo fara'.
Per ora.

Maui Addicted ha detto...

Sono incappato in quest'articolo che meglio di quanto possa fare io affronta il tema Bitcoin. Potrebbe interessarti:

http://www.fee.org/the_freeman/detail/the-austrian-influences-on-bitcoin

Aloha,
Giampaolo

Marco Ardemagni ha detto...

Caro Giampaolo, leggerò con interesse l'articolo che mi linki.

Ma ti devo da alcuni giorni una risposta (non avevo ancora trovato i due minuti...). Faccio un ultimo tentativo, poi dovremo rassegnarci ad avere due idee diverse.

A me sembra che, in tutte le obiezioni che fai alla mia analogia Ponzi/bitcoin, tu non ti ponga mai nell'ottica di quelli che seguendo la tua definizione, sono "early adopter".

Tanto è vero che mi dici: "Se nessuno vuole il "tuo" frullatore fighissimo, quel frullatore non vale nulla se non per te stesso".
Questo dimostra che tu resti nell'ottica degli "inventori" del servizio.

Se invece tu ti ponessi nell'ottica dell'early adopter di vari beni/servizi vedresti che ce ne sono alcuni che dipendono radicalmente dalla presenza di altri e successivi adopter, altri no.

Se tu domani compri TRA I PRIMI il mio frullatore fighissimo o TRA I PRIMI il nuovo modello di Ferrari o di iPhone e poi entri TRA I PRIMI in un Ponzi, oppure TRA I PRIMI spendi 10 ore del tuo tempo e qualche centinaia di euro per prendere un hardware adatto a estrarre bitcoin2, nei primi tre casi (frullatore, Ferrari, iPhone) puoi abbondantemente fregartene se poi altri seguiranno il tuo esempio, continuerai a utilizzare i beni acquistati (salvo forse avere più difficoltà ad avere riparazioni/pezzi di ricambio se il produttore fallisse). Ma negli altri due casi (Ponzi e bitcoin2) l'investimento di tempo e denaro è totalmente perso.

Quindi potremmo individuare una categoria di beni e servizi in cui gli early adopter sono costretti ad auspicarsi che esistano altri e successivi adopters, in assenza dei quali l'investimento è perso (totalmente o parzialmente).

Persino il concerto o la proposta-vacanza che viene annullato per scarsa prevendita prevede il rimborso (salvo, talvolta, i diritti di prevendita). Il bitcoin non mi sembra. Se non ci fossero stati altri adopters, i primi, devi ammetterlo, avrebbero perso certamente del gran tempo e forse anche un po' di denaro.

Non trovi?

Se, anche solo parzialmente, condividi il mio ragionamento, e vista la tua competenza, cerchiamo di individuare quali altri beni/servizi costringono così tanto gli early adopters ad auspicarsi l'esistenza di adopters successivi.

Maui Addicted ha detto...

Ciao Marco,
ho avuto un po' da fare questo we... Provo a raccogliere la tua sfida con qualche ritardo.

"quali altri beni/servizi costringono così tanto gli early adopters ad auspicarsi l'esistenza di adopters successivi."

Prendiamo ad esempio Facebook.
Il suo successo e' dovuto alla sua crescita esponenziale. I primi investitori in FB hanno visto un potenziale. Hanno fatto una scommessa praticamente al buio. Nessuno avrebbe potuto immaginare la base di utenza che FB avrebbe raggiunto. Eppure hanno rischiato i loro capitali per finanziare uno sconosciuto ragazzetto di nome Mark. Li hanno rischiati sperando che i "4 amici brufolosi" che si erano iscritti alle primissime versioni del social network divenissero qualche milione... Mai, pur sperandolo, avrebbero immaginato il successo cha ha poi avuto. (http://www.crunchbase.com/company/facebook)

Senza tale crescita, FB sarebbe morto da un pezzo.

Stessa storia per Twitter e altri.

Moltissimi casi del mondo internet hanno basato la loro esistenza e il loro successo sull'attesa di una crescita esponenziale di adopter.

I miners stanno agli investitori come i possessori di bitcoin stanno alle aziende che acquistano spazi su FB & co.

Anhe la telefonia risponde alla tua definizione.

Il Meucci della situazione ha investito tantissimo in quella sua idea poi contesa da Bell. Entrambi e gli investitori che credettero in loro hanno rischiato moltissimo auspicando che il servizio fosse di gradimento ai molti. Chi ha comprato il primo telefono pagandolo un botto si aspettava che tanti altri lo avrebbero seguito. Altrimenti con chi avrebbe parlato?

Ma Bitcoin (o il PincopallinoCoin che potrebbe prevalere in futuro) e' qualcosa di diverso perche' e' contemporaneamente moneta e sistema di pagamento.
Su cos'e' e perche' nasca e si affermi una moneta, pero', rimanderei a chi ne sa piu' di me: "Money is valuable only because people will give you goods and services in exchange for money."
http://www.learnliberty.org/videos/why-not-print-more-money/

Il che dovrebbe anche rispondere alla domanda che mi facevi su FB "Se proprio vogliamo tentare di adottare una criptomoneta, perché non ne diamo 10.000 a testa e morta lì, senza miners e consimili? "

Questo e' esattamente il metodo delle banche centrali. La famigerata stampante monetaria. Solo che non danno 10.000 a testa ma a banca...

L'algoritmo di mining di Bitcoin impedisce per definizione la stampa incontrollata di moneta da parte dei governi. C'e' un limite superiore nel numero di bitcoin estraibili (entro il 2140 si raggiungera' il totale di 21 milioni di bitcoin) ed e' matematicamente insuperabile. Non si basa su promesse dei reggenti del momento. E' merito della bonta' dell'algoritmo se sempre piu' persone hanno inizialmente creduto nel fenomeno Bitcoin.

Perche' premiare cosi' tanto i primi miner? Per motivarli all'azione quando il bitcoin valeva meno di una cippa e serviva creare la rete di server peer to peer che mantenesse la contabilita' e l'autenticita' dei bitcoin.

Se i miner non fossero fortemente motivati dall'aspettativa di guadagno, i capitali per mettere insieme un tale sistema distribuito e decentralizzato non si sarebbero trovati.

Per capire meglio il meccanismo Bitcoin la versione inglese di wikipedia e' sicuramente meglio di quella italiana: http://en.wikipedia.org/wiki/Bitcoin#Transactions

Infine ti propongo un altro articolo che approfondisce alcuni aspetti sul tema "Ponzi no": http://libertarianstandard.com/2013/12/01/ponzi-logic-debunking-gary-north/

BTW dicevi " forse sottovaluti la presenza di un investimento, sia pure piccolo, da parte di tutti i miners, sia dei primi fortunati che da parte dei successivi".
Avendoci provato in prima persona ma troppo tardi ad estrarre bitcoin con i vari pool di mining, ti assicuro che non sottovaluto per nulla. ;-)

Aloha!

Marco Ardemagni ha detto...

Caro Giampaolo, ti ringrazio per la risposta.

Tuttavia trovo che, magari inconsciamente, tu continui ad assumere un po' l'ottica del fondatore e non quella dell'early adopter.

Quando io ho iniziato a usare facebook non immaginavo minimamente che avrebbe avuto questo tipo di successo e tutto sommato mi importava anche poco. Tutto quello che volevo era rimanere in contatto e condividere delle foto con un nuovo gruppo di lavoro che avevo appena conosciuto (era marzo-aprile 2008). E penso che così fosse per gli adopter ancora più "early" di me. Del numero di aderenti importava a Zuckerberg, non a noi. Se facebook avesse avuto un successo molto più limitato a me sarebbe cambiato poco. Ancora oggi ho alcuni amici che contatto su piattaforme più obsolete.

E comunque l'investimento fatto per l'impianto iniziale di facebook è molto più limitato di quello relativo a bitcoin (li ho provati entrambi e quindi posso dirlo).

Ribadisco: non ho problemi ad aderire all'idea una criptomoneta, magari basata sullo stesso algoritmo di bitcoin, ma distribuita in modo diverso: questa non mi piace e si presta a giochetti opachi in area "fondatori", "early adopters", agenzie di cambio. Senza contare l'estrema volatilità che deriva dagli aspetti che ho appena evidenziato (e dal mancato ancoraggio a entità-istituzioni più solide).

In ogni caso, per com'è fatto al momento, non accetterò almeno per i prossimi tre anni, pagamenti da fornitori in bitcoin e inviterei tutti ad attenersi a questa regola.

Presenta caratter

Maui Addicted ha detto...

Marco, attento hai preso un granchio. :)

L'utente di FB NON e' il cliente ma il prodotto (infatti non paghi nulla per il servizio, e vorrei anche vedere non fosse cosi'!) che FB vende alle aziende che intendono farsi pubblicita'.

In altre parole l'utente del sistema FB e' come il bitcoin che il sistema Bitcoin vende al prezzo stabilito dal mercato dei cambi in valuta tradizionale.

I miners, invece, sono assimilabili ai primi investitori di FB mentre i bitcoin sono paragonabili agli spazi pubblicitari acquistati dagli inserzionisti.

Riguardo ai giochetti, ti sbagli. Ma non devi basarti su quello che dico io. Dovresti approfondire il meccanismo, le logiche di decentralizzazione e il fatto che tutto sia open source. Quindi massima trasparenza sull'implementazione. Trasparenza non accidentale ma voluta a priori dal mitico Satoshi proprio perche'non ti devi fidare e basta. Se vuoi puoi controllare direttamente che tutto sia come descritto e propagandato. Se trovi qualcosa che non va puoi sottoporlo alla comunita' di sviluppo perche' sia fissato oppure confutato.

A scanso di equivoci, MtGox e simili fallimenti, non sono Bitcoin. Il sistema funziona a prescindere dalla competenza di queste societa'. MtGox e' parte, purtroppo, del processo naturale di selezione delle aziende sane rispetto a quelle poco serie. Altre che hanno costruito sopra al sistema Bitcoin falliranno lasciando con l'amaro in bocca chi avra' dato loro fiducia, ma le fondamenta di Bitcoin sono solide. Alcuni si spaventeranno e scoraggeranno. Altri vedranno opportunita'.

Su una cosa, infine, hai certamente ragione, in questa fase il valore e' volatile perche' molti lo vedono ancora come uno strumento di speculazione finanziaria ad alto rischio. Quindi o si e' propensi a questo tipo di rischi oppure meglio stare a guardare.
Ma nel lungo periodo, man mano che la comprensione del fenomeno si fara' piu' diffusa, si stabilizzera' altrimenti morira'.

Ancora troppo presto per dirlo.

Warmest Aloha!